frangimento
Il termine frangimento si è affermato nella tradizione dialettologica italiana nel corso del XX secolo per definire una tipica alterazione di timbro delle vocali accentate che si verifica in alcune varietà dialettali d’Italia.
In virtù di una latente dittongazione (➔ dittongo), alcune vocali accentate (soprattutto in ➔ sillaba aperta) sviluppano un timbro instabile, senza una fase di tenuta ben netta e con caratteristiche diverse nelle fasi d’impostazione e di rilascio. Esiti del frangimento vocalico sono nuclei vocalici mutevoli e instabili (detti vocali fratte) con caratteristiche che si confondono con quelle di un dittongo discendente.
Pur essendo attestato con una certa uniformità areale in varietà gallo-italiche (➔ gallo-italica, comunità), il fenomeno è tipico di alcuni dialetti della zona costiera orientale d’Italia, dalle Marche meridionali fino a tutta l’area pugliese (dal Gargano a Taranto; ➔ meridionali, dialetti). Particolarmente vistoso nei dialetti dell’Abruzzo adriatico e meridionale e nei dialetti del barese, il frangimento vocalico è descritto anche per varietà del basso e alto Molise, per le aree pugliesi del brindisino e del tarantino e per i comuni orientali della Lucania. Secondo alcuni autori, esempi di frangimento vocalico si trovano anche in dialetti della Lucania meridionale e della Calabria settentrionale, nei quali sono penetrate innovazioni pugliesi. Esempi di frangimento vocalico si ritrovano anche a Pozzuoli e in alcuni centri dell’isola d’Ischia (Avolio 1995: 61). La sua particolare diffusione nei dialetti montani tra Abruzzo e Molise ha tuttavia portato alla definizione della cosiddetta zona dei frangimenti (➔ aree linguistiche), territorio compreso tra i comuni di Agnone, San Vito Chietino e Vasto (Giammarco 1979: 116).
Trattando dei dialetti pugliesi, Grassi, Sobrero & Telmon (2003: 68) descrivono il fenomeno come la «creazione di dittonghi spontanei ‘atipici’ a partire da vocali chiuse». Casi di frangimento vocalico sono infatti citati da vari autori per gli esiti di ī e ū latine in sillaba aperta: [faˈɾɛi̯nə] «farina» (a Vasto, Alberobello, Ruvo), [aˈmoi̯kə] «amico» (a Popoli, Vico del Gargano, Andria, Bitonto), [ˈvøi̯tə] «vite» (a Pozzuoli). Per «fuso» in queste aree si può inoltre avere: [ˈfau̯sə] (a Vico del Gargano, Martina Franca), [ˈfɛu̯sə] (a Tocco da Casauria, Palmoli, Ruvo, Pozzuoli), [ˈfiu̯sə] (a Pescasseroli, Vasto, Agnone), [ˈfou̯sə] (a Barletta) o [ˈføu̯sə] (a Canosa, Trani) (Avolio 1995: 61).
Esiti simili si ritrovano in lingue germaniche come il tedesco o l’inglese, dove sono classificati come dittonghi (sono ben noti i casi in cui si è avuto [ɑɪ]/[ae] per -ī-, come in ingl. rice e ted. Reis «riso»; cfr. Romano 2008: 119-120). Esempi di frangimento vocalico si possono però osservare anche in altre condizioni. Si ha infatti anche in [ˈsou̯lə] «sole» (a Fara San Martino, Palmoli, Lucera, Barletta, Martina Franca) in continuazione del latino ō. Altri esempi si trovano, in generale, nel dominio gallo-romanzo e in parlate gallo-italiche, come alcuni dialetti liguri o piemontesi, dove si verifica ad es. in [ˈstei̯la] «stella», come esito di ē, o in dialetti emiliani, dove si ha ad es. in [ˈvou̯s] «voce», come esito di ō, oppure in alcuni dialetti pugliesi dove si può avere anche per ĭ / ŭ ([ˈpai̯ɾə] «pera», [ˈpøi̯lə] «pelo») o ĕ / ŏ ([ˈɾɔu̯tə] «ruota», [ˈkɔu̯ɾə] «cuore»).
Riferendosi alle attestazioni di questo fenomeno nei dialetti d’Italia, molti autori stranieri (ma talvolta anche italiani) parlano di dittongazione o, più in generale, di alterazione di timbro. Anche Loporcaro (2009), descrivendo questi fenomeni, parla di dittongazione e mostra come, graduando dal dialetto all’➔ italiano standard, questo fenomeno, pur tendendo a essere censurato, si manifesta ancora in misura modulabile nell’➔ italiano regionale delle comunità linguistiche in cui è diffuso (Loporcaro 2009: 6, 73-74).
L’espressione frangimento vocalico è invece usata da alcuni linguisti romanzi per i quali la dittongazione, in senso stretto, è solo quella che ha interessato /ɛ/ e /ɔ/ accentate (in italiano solo in sillaba aperta) e che ha dato luogo a dittonghi ascendenti. La dittongazione rappresenta inoltre un processo più generale e verosimilmente più antico, che si applica nelle condizioni viste sopra con esiti particolarmente stabili.
Il frangimento più tipico riguarda invece -i- e -u- primarie o secondarie (non solo da ī e ū latine, ma anche da ē / ĭ e ō/ŭ in condizioni metafonetiche; ➔ metafonia), e persino gli esiti di ĕ e ŏ di sillaba originariamente aperta.
Essendo storicamente imputabile a un «accento dinamico» (➔ accento; ➔ accento melodico), il frangimento si accompagna all’➔indebolimento delle vocali non accentate e si ritrova in dialetti che presentano generalmente riduzione a ➔ scevà o cancellazione delle vocali finali non accentate. Giammarco (1979) nota ancora come in territorio abruzzese l’area di diffusione del fenomeno corrisponda grosso modo con quella dell’➔ assimilazione permansiva di [u̯]/[w] dopo labiali o velari (come in [kwaˈvalːə] «cavallo») e ne riconduce l’origine a fenomeni di palatalizzazione e velarizzazione causati da un accento dinamico che produce «lo scadimento delle vocali atone» e «la spaccatura di quella tonica» (Giammarco 1979: 24-25, 117).
A renderlo comunque distinguibile dalla dittongazione, in sincronia, sono la notevole variabilità areale di esiti e l’instabilità distribuzionale (il fenomeno è evidente soprattutto quando la parola è prima di pausa o focalizzata). Sono notevoli anche le sue condizioni d’instabilità all’interno della stessa parlata (Giammarco 1973: 101-143): ad es., entrambe le forme [ˈlɛi̯və] e [ˈliəvə] sono attestate per «oliva» a Pennapiedimonte (Chieti).
Avolio, Francesco (1995), Bommèspre. Profilo linguistico dell’Italia centro-meridionale, San Severo, Gerni.
Devoto, Giacomo (1974), Il linguaggio d’Italia. Storia e strutture linguistiche italiane dalla preistoria ai nostri giorni, Milano, Rizzoli.
Giammarco, Ernesto (1973), Frangimento vocalico, «Abruzzo dialettale» 1, pp. 101-143.
Giammarco, Ernesto (1979), Abruzzo, in Profilo dei dialetti italiani, a cura di M. Cortelazzo, [poi] di A. Zamboni, Pisa, Pacini, 23 voll., vol. 13º.
Grassi, Corrado, Sobrero, Alberto A. & Telmon, Tullio (2003), Introduzione alla dialettologia italiana, Roma - Bari, Laterza.
Loporcaro, Michele (2009), Profilo linguistico dei dialetti italiani, Roma - Bari, Laterza.
Romano, Antonio (2008), Inventari sonori delle lingue. Elementi descrittivi di sistemi e processi di variazione segmentali e sovrasegmentali. Fonetica e fonologia per il modulo-base di Linguistica generale (Facoltà di lingue e letterature straniere), Alessandria, Edizioni Dell’Orso.