Sinatra, Frank (propr. Francis Albert)
Cantante e attore cinematografico statunitense, di origine italiana, nato a Hoboken (New Jersey) il 12 dicembre 1915 e morto a Los Angeles il 14 maggio 1998. Grande interprete della musica popolare americana, dove eccelse sia nel genere confidenziale sia, e per certi versi soprattutto, in quello jazzistico, dotato di una voce inconfondibile ‒ con cui si guadagnò il soprannome 'The Voice' e seppe far apprezzare al grande pubblico le canzoni di compositori come George Gershwin, Jerome Kern, Cole Porter ‒ fu per tre decenni, a partire dagli anni Quaranta, uno dei volti più noti del cinema statunitense. Affermatosi nel musical, dimostrò anche in ambito cinematografico la sua versatilità, come attore di commedie sofisticate e di film d'azione, di western e di film drammatici. Nel 1954 vinse l'Oscar come migliore attore non protagonista per From here to eternity (1953; Da qui all'eternità) di Fred Zinnemann.
Nato in una cittadina affacciata sul fiume Hudson, crebbe a New York, nel quartiere italiano di Little Italy, dove si erano sistemati i genitori, il siciliano Martin e la genovese Dolly. Il 1930, anno in cui la famiglia cambiò quartiere salendo un gradino nella gerarchia sociale della città, fu importante anche per le future sorti musicali di Frank: le prime occasioni di cantare gliele offrirono sua madre e la terza circoscrizione di Hoboken del Partito democratico. La sua carriera ebbe una prima svolta nel 1939: scoperto per caso da H. James, un celebre direttore d'orchestra dell'epoca, venne immediatamente ingaggiato e soltanto un mese dopo incise con quella orchestra il suo primo disco per la Columbia, la casa discografica cui sarebbe ritornato, ma come cantante solista, nel 1943, dopo una serie di incisioni per la Victor, con l'orchestra di Tommy Dorsey.
Aveva così inizio una strepitosa carriera, che avrebbe presto portato S. dalle ribalte canore agli studios di Hollywood, per fare di quest'artista eclettico, dotato di una voce soffice e inconfondibile, un vero e proprio idolo. I primi anni del dopoguerra lo videro soprattutto interprete di musical cinematografici, a partire da Anchors aweigh (1945; Due marinai e una ragazza) di George Sidney, film scintillante e coloratissimo, dai numeri coreografici assai efficaci, in cui S. canta I fall in love too easily e la Ninna nanna di J. Brahms, per arrivare a On the town (1949; Un giorno a New York) di Stanley Donen e Gene Kelly, vero e proprio classico del genere, tratto dallo spettacolo di Betty Comden e Adolph Green, che fu esaltato dai critici, soprattutto per il plot particolarmente elaborato. Pur riconoscendo la grazia e la validità delle sue esecuzioni, i critici iniziarono tuttavia a parlare con una certa diffidenza delle sue prestazioni come attore; iniziò il "New York times", recensendo The kissing bandit (1948; Il bacio del bandito), film di Laslo Benedek in cui spiccano le canzoni Señorita e If I steal a kiss, e subito gli fece eco il "Los Angeles mirror".
La popolarità del 'S. cantante' ‒ come ricorda D. Ionio (1989, p. 91) ‒ venne parzialmente sfruttata anche in Double dynamite (1951; Questi dannati quattrini), con un'apparizione di Groucho Marx e Jane Russell protagonista e in duetto con Sinatra nella canzone Kisses and tears; e poi anche in Meet Danny Wilson (Lasciami sognare), del 1952 con Sinatra performer di night ma più convincente come cantante e Shelley Winters nel ruolo di femmina fatale. Ma l'anno seguente le qualità recitative dell'attore vennero finalmente alla luce in From here to eternity, film drammatico di Zinnemann in cui S. interpreta la parte del piccolo e allegro Angelo Maggio. Il 1955 fu l'anno di Guys and dolls (Bulli e pupe), l'unico film musicale di Joseph L. Mankiewicz, ispirato all'omonimo musical di Jo Swerling e Abe Burrows, di cui Samuel Goldwyn acquistò i diritti per un milione di dollari. Anche se l'esperimento riuscì felicemente, S. fece causa ai produttori, sostenendo che si erano impegnati a dare a lui, non a Marlon Brando, la parte del protagonista. Ma in quello stesso anno arrivò il riscatto con The man with the golden arm (L'uomo dal braccio d'oro) di Otto Preminger, film in cui S. vinse due volte, come personaggio e come attore, impersonando in maniera più che convincente un batterista che lotta per liberarsi dalla droga e dal biscazziere che gli dà lavoro; senza dubbio fu il suo tentativo più riuscito di emanciparsi completamente dal proprio personaggio, e probabilmente fu anche la sua migliore interpretazione. L'attività cinematografica di S. fu anche un investimento finanziario; nel 1956 fondò la Essex Productions, con cui produsse e interpretò un western drammatico, Johnny Concho, diretto da Don McGuire. Nello stesso anno diede vita a un'altra prova convincente nel delizioso High society (Alta società) diretto da Charles Walters, una commedia sofisticata, ma dall'atmosfera insolita per questo genere, rifacimento in versione semimusicale del celebre The Philadelphia story (1940) di George Cukor. Nel film, che segnò anche l'ultima interpretazione di Grace Kelly, S. interpreta numerosi brani di Porter, come True love, You're sensational e Mind if I make love to you e, in coppia con Bing Crosby, Well did you Evah?. Risale invece al 1957 la sua convincente interpretazione al fianco di Rita Hayworth e Kim Novak nel musical dal ritmo travolgente Pal Joey di George Sidney, riuscita trasposizione dello spettacolo portato al successo da Gene Kelly a Broadway, mentre risultarono di rilievo la sue prove nel mélo di Vincente Minnelli Some came running (1959; Qualcuno verrà), al fianco di Shirley MacLaine e dell'amico Dean Martin, e nella commedia dai toni amari A hole in the head (1959; Un uomo da vendere) di Frank Capra.Gli anni Sessanta iniziarono all'insegna di Porter: la trasposizione cinematografica di un suo musical, Can-can (1960) di Walter Lang, diede modo a S., protagonista del film al fianco di Shirley MacLaine, di scalare ancora una volta le classifiche dei dischi più venduti. Ma nel decennio in questione la sua carriera di attore tese a separarsi sempre di più da quella musicale, come dimostrano le sue apparizioni in film d'azione quali Ocean's eleven (1960; Colpo grosso) diretto da Lewis Milestone (in cui compaiono tutti i membri del suo famoso 'clan', tra cui Dean Martin e Sammy Davis Jr) e The Manchurian candidate (1962; Va' e uccidi) di John Frankenheimer, drammatici come The devil at four o'clock (1961; Il diavolo alle quattro) di Mervyn LeRoy, ma anche quelle nel western farsesco Four for Texas (1963; I quattro del Texas) di Robert Aldrich, o nei due noir diretti da Gordon Douglas, Tony Rome (1967; L'investigatore) e Lady in cement (1968; La signora nel cemento), in cui l'attore seppe interpretare in maniera convincente il ruolo di un tipico personaggio della letteratura hardboiled, quello del detective privato disilluso e privo di scrupoli, ma fedele al proprio codice morale, tratti che caratterizzano anche il poliziotto protagonista di The detective (1968; Inchiesta pericolosa) ancora diretto da G. Douglas.
Nei due decenni successivi, pur non disdegnando di tornare occasionalmente a recitare in ruoli da protagonista, S. si dedicò quasi esclusivamente al mondo della canzone, partecipando anche a show televisivi di grande successo. È in questo mondo, d'altra parte, che egli ha lasciato la sua impronta indelebile: titoli come April in Paris, Embraceable you, Stardust, fino a Strangers in the night e My way restano davvero indimenticabili.
G. Ringgold, C. McCarty, The films of Frank Sinatra, New York 1971.
D. Ionio, Frank Sinatra, Milano 1989.
R. Pickard, Frank Sinatra at the movies, London 1994.
Legend: Frank Sinatra and the American dream, ed. E.A. Vare, New York 1995.