BECKENBAUER, Franz
Germania. Monaco di Baviera, 11 settembre 1945 • Ruolo: libero • Squadre di appartenenza: 1963-77: Bayern Monaco; 1977-80: Cosmos New York; 1980-82: Amburgo; 1983: Cosmos New York • In nazionale: 103 presenze e 14 reti (esordio: 26 settembre 1965, Svezia-Germania Ovest, 1-2) • Vittorie: 5 Campionati di Germania Ovest (1968-69, 1971-72, 1972-73, 1973-74, 1981-82), 5 Coppe di Germania Ovest (1968-69, 1971-72, 1972-73, 1973-74, 1981-82), 3 Coppe dei Campioni (1973-74, 1974-75, 1975-76), 1 Coppa Intercontinentale (1976), 1 Coppa delle Coppe (1966-67), 1 Campionato del Mondo (1974), 1 Campionato d'Europa (1972), 2 Palloni d'oro (1972, 1976) • Carriera di allenatore: nazionale della Germania Ovest (1984-90), Olympique Marsiglia (1990-91), Bayern Monaco (1993-94, 1995-96) • Vittorie: 1 Campionato tedesco (1995-96), 1 Coppa UEFA (1995-96), 1 Campionato del Mondo (1990)
'Kaiser Franz' è il giocatore simbolo del calcio tedesco. Ha iniziato come mediano dimostrandosi subito vero fuoriclasse: elegante, potente, continuo, dalla falcata ampia e dalla battuta quasi sempre d'esterno. A vent'anni fu protagonista del Mondiale 1966 in Inghilterra, che la Germania perse in finale. Nell'edizione successiva, a Città del Messico, giocò tutta la 'partita del secolo' fra Italia e Germania con il braccio al collo a causa di una lussazione alla spalla rimediata nei minuti iniziali. In quegli anni, il commissario tecnico tedesco Helmut Schön lo convinse a trasformarsi in libero. Beckenbauer modificò questo ruolo, fino ad allora interpretato in chiave quasi esclusivamente difensiva e di rottura, in uno di regia e di costruzione. Valendosi di un innato senso della posizione e di una sapiente scelta di tempi e di forza nel tackle, sapeva soprattutto che cosa fare del pallone dopo averlo riconquistato, sia uscendo in palleggio combinato con i compagni e inserendosi a sorpresa, sia passandolo agli attaccanti con lanci millimetrici dal retrocampo. Da regista arretrato condusse e mantenne per anni il Bayern ai vertici del calcio europeo, ma soprattutto conquistò, in una finale disputata sul campo di casa di Monaco, quel titolo mondiale che 16 anni più tardi a Roma avrebbe bissato da commissario tecnico. Sia nella nazionale sia nel Bayern, vi erano altri grandi giocatori, dal portiere Sepp Maier al centravanti Gerd Müller, a Paul Breitner, tutti dotati di grossa intelligenza tattica. Ma senza dubbio il leader era Beckenbauer. In riconoscimento della sua supremazia i giurati del Pallone d'oro lo premiarono per ben due volte come miglior calciatore del continente, nonostante il trofeo venga raramente assegnato a un difensore. Chiuse la carriera da giocatore nel Cosmos di New York, dove era arrivato nel 1977, attratto da un vantaggiosissimo ingaggio. Divenne poi commentatore televisivo e cominciò a coltivare l'ambizione di diventare allenatore. Fu il presidente federale Neuberger a offrirgli la guida della nazionale nell'agosto 1984. Nel 1986 mancò la conquista del Mondiale, vinto dall'Argentina grazie alla prestazione inarrivabile di Maradona, ma si prese la rivincita quattro anni più tardi al Mondiale italiano, battendo nella finale dell'Olimpico proprio l'Argentina. Lasciata la panchina tedesca all'indomani del trionfo, provò con scarsa fortuna ad allenare un club, l'Olympique Marsiglia. Dal 1996 è presidente del Bayern e in tale ruolo ha collezionato altri quattro titoli nazionali (1996-97, 1998-99, 1999-00, 2000-01). È anche vicepresidente della Federazione tedesca e presidente del Comitato Organizzatore dei Mondiali 2006.