HELLENS, Franz
Pseudonimo dello scrittore belga d'origine fiamminga Frédéric van Ermengen, nato a Gand l'8 settembre 1881. Dal 1912 è direttore della biblioteca del parlamento a Bruxelles; ha fondato e diretto successivamente Signaux, Ècritd du Nord, Disque vert, riviste d'avanguardia che non sono state senza influsso sulla letteratura belga, della quale egli è uno dei principali animatori.
Esordì con due romanzi (En ville morte, 1905, e Les Hors-le-vent, 1909) ispirati dalla tetra melanconia di Gand; da questa forma di verismo regionale il H. cominciò a liberarsi col romanzo successivo, Clartés latentes (1912) che si avvicina al simbolismo. Acquistata, nella sua prima fase di verismo regionale, abilità di paesista, il H. scopre in questa e nell'acuta capacità di analisi psicologica a orientamento freudiano, le proprie possibilità fantastiche: se l'analisi è ancora piuttosto un tormento in Nocturnal (1919), lo scrittore attinge il suo mondo di fantasia con Mélusine (1920). La fantasia gli appare come unico modo per intuire ed esprimere, almeno in parte, il mistero della vita e dello spirito. Questa concezione, dopo una parentesi di ironia (Bass-Baasina-Boulu, 1921; Œil-de-Dieu, 1925), diviene esplicita in Le Naïf (1926; traduz. ital.: L'ingenuo, Aquila 1930), finissima indagine psicologica, in parte autobiografica, dell'infanzia e dell'adolescenza. Il H. è anche autore di saggi critici, tra cui uno sul pittore J. Ensor e uno su Gérard Terborgh; è anche traduttore (Confessions d'un voyou, di Essénine) e nel 1932 ha pubblicato una raccolta di liriche: Poesies de la veillée et du lendemain.
Altre opere: Réalités fantastiques (1923); Les sept voyages d'Annibal (1925); La femme partagée (1929), ecc.