CSOKOR, Franz Theodor
Scrittore austriaco, nato a Vienna il 6 settembre 1885. Dal 1946 riveste la carica di presidente del PEN Club austriaco.
Cresciuto in un ambiente di larga cultura, compì gli studî universitarî nella città natale volgendosi assai presto al teatro.
Dopo un primo volume di versi, Die Gewalten (1912), al quale hanno fatto poi seguito Dolch und Wunde (1918), Ewiger Aufbruich (1926), Männergedichte (1947), Das schwarze Schiff (1947), Immer ist Anfang (1952), il Cs. esordì sulla scena con Der grosse Kampf (1915), affermandosi poi con Die Sünde wider den Geist (1918), Die rote Strasse (1918) e Der Baum der Erkenntnis (1919), che costituiscono il tributo più evidente reso dall'autore al gusto espressionista allora in voga. Successivamente C. è venuto riaccostandosi ai moduli più tradizionali e realistici del teatro, sia pure originalmente rivissuti, a cominciare dalla Gesellschaft der Menschenrechte (1926), sulla vita del poeta tedesco Georg Büchner, e soprattutto da Besetztes Gebiet (1930), dramma sull'occupazione della Renania da parte dei Francesi, in cui si denunziano già la violenza e l'azione sovvertitrice del nazismo: secondo un processo di maturazione artistica che raggiunge la sua forma stilisticamente compiuta in Dritter November 1918 (1936), "rappresentazione simbolica, su base realistica, della fine della monarchia austro-ungarica", come ha scritto F. Bruckner. Costretto a lasciare l'Austria in seguito all'occupazione tedesca, C. ha riparato successivamente in Polonia (dove ha portato a termine Gottesgeneral, 1938, e composto Jadwiga), a Bucarest (Satans Arche, Wenn sie zurückkommen, 1940), a Belgrado e infine nell'isola dalmata di Curzola, dove fu salvato da partigiani italiani e scrisse due dei suoi lavori più significativi: Der verlorene Sohn, aspro e duro dramma di argomento partigiano ambientato in Iugoslavia, e Kalypso, che ritorna invece a più magiche e liriche atmosfere sul filo dell'episodio omerico. In epoca più recente C. ha dato alle scene Pilatus (1947), Medea Postbellica (1948), Caesars Witwe (1955) e Hebt den Stein ab (I957). C. ha inoltre pubblicato alcuni volumi autobiografici, tra cui Auffremden Strassen (1955), e novelle (Über die Schwelle, 1937).
Bibl.: B. Diebold, Anarchie im Drama, Francoforte sul Meno 1921, p. 339 sgg.; L. Adler, Die dramatischen Werke von Th. C., Vienna 1950.