Scrittore austriaco naturalizzato statunitense (Praga 1890 - Beverly Hills, California, 1945). Considerato uno dei maggiori esponenti della poesia espressionistica di lingua tedesca, per opere quali Der Weltfreund (1911), W. affrontò poi la tematica storica (Die vierzig Tage des Musa Dagh, 1933).
Figlio di un commerciante ebreo di Praga, fu soldato austriaco nella guerra del 1914; dopo il 1918 si trasferì a Vienna e sposò la vedova di Gustav Mahler. In Italia al momento dell'annessione nazista dell'Austria, emigrò in Francia, donde, nel 1940, riuscì avventurosamente a emigrare negli USA. Le prime opere di W., ispirate a un entusiasmo estatico e umanitario, si presentarono formalmente innovatrici, per cui venne presto eletto tra gli alfieri del movimento espressionista, prima dal gruppo di Praga (Max Brod), poi da Kurt Wolff, l'editore degli espressionisti. Sono di quell'epoca il dramma Besuch aus dem Elysium (1910), le liriche Der Weltfreund (1911), il dialogo Die Versuchung (1913), Wir sind: Neue Gedichte (1913), Gesänge aus den drei Reichen (1917), il romanzo Nicht der Mörder, der Ermordete ist schuldig (1920). Il forte sentimento morale e religioso si estrinseca in una pateticità non sempre adeguatamente controllata. W. non giunge, d'altra parte, alle audacie formali degli espressionisti programmatici come A. Stramm. Verso il 1920, tuttavia, l'afflato espressionista si spegne in W., che trova ben presto nuove vie con la tematica storica: Juarez und Maximilian (1924); Verdi, Roman der Oper (1924; W. era fervente ammiratore della musica verdiana). Seguono, accanto a nuove liriche, prose di carattere psicologico: Der Tod des Kleinbürgers (1927); Der Abituriententag (1928); Die Geschwister von Neapel (1931). La migliore opera di questa età di mezzo è il romanzo Barbara oder die Frömmigkeit (1929), in cui rivive la monarchia asburgica, con al centro la figura materna di una vecchia serva fedele. Nell'ampio romanzo Die vierzig Tage des Musa Dagh (1933), sui massacri dei cristiani armeni in Turchia, W. abbandona con le sue visioni di orrore e dolore lo stile della Neue Sachlichkeit, per inaugurare un ultimo periodo epico di più ampio respiro, rifacendosi a una vena mistica e barocca. Così in Jeremias. Höret die Stimme (1937), in Der veruntreute Himmel (1938), in Das Lied der Bernadette (1941), l'esaltazione della fanciulla di Lourdes, e nella sua ultima opera, il "romanzo di viaggio" Stern der Ungeborenen (post., 1946), fantastica descrizione di un mondo avvenire, occasione per un racconto pieno d'umorismo, e mistico messaggio d'umanità.