WERFEL, Franz
Scrittore tedesco, nato a Praga il 10 settembre 1890; vive a Vienna.
Cominciò giovanissimo con libri di liriche (Weltfreund, 1911; Wir sind, 1913; Einander, 1915) e con un romanzo (Nicht der Mörder, sondern der Ermordete ist schuldig, 1920), rivelandosi subito come uno dei pochi che nella tendenza espressionistica, fervida di idee polemiche ma scarsa di risultati artistici, avesse qualità di creatore. Col romanzo citato W. diede clamorosa ed efficace espressione a uno dei motivi fondamentali di quella scuola: la lotta tra padre e figli. Ma già nel dramma Spiegelmensch, 1920 (e in altri: Juarez und Maximilian, 1924; Paulus unter den Juden, 1926, ecc.), l'idea di trovar la salvezza nel proprio nemico, il bisogno di conciliar la pietà con la violenza giovanile, scoprono in W. i segni di una personalità complessa e poliedrica, ricca di emotività umane e musicali ma anche di abilità intellettualistiche; desiderosa di intuizioni psicologiche acute, ma anche esposta al pericolo di schematiche ombre. Nel romanzo Verdi, 1924, che si riannoda all'idea del nemico amico (Wagner), W. rese omaggio al nostro grande musicista e per lui al canto spiegato, alla melodia larga e umana: ricchezza, questa, certo indubitabile del verso e della prosa di W., quando non sia solo verbale ed esterna, come spesso nel romanzo Die Geschwister von Neapel, 1931, d'ambiente italiano, e anche in qualcuna delle recenti poesie, notevoli per molti aspetti, di Schlaf und Erwachen, 1935. Nella novella Kleine Verhältnisse, 1931, e soprattutto nel precedente Der Tod des Kleinbürgers (1926), assai meglio che nei romanzi Der Abituriententag, 1928, e nel citato Geschwister, W. diede prova del suo acume psicologico, indagante anche il subcosciente; e in Barbara, 1929, insieme con alcuni motivi autobiografici, toccò il tema della religione. Ché di tanti contrasti e possibilità la spiegazione più convincente è nel binomio ebreo-cristiano: Werfel, puro ebreo per nascita e cristiano ardente per fede. Di tale posizione, in certo senso felice e capace di molti sviluppi, vissuta da W. con sempre più cosciente lucidità e umanità, il risultato fino ad oggi più chiaro è il romanzo Die 40 Tage des Musa Dagh, 1933, vasta epopea di un gruppo d'Armeni, massacrati durante la guerra mondiale dai Turchi: dove la naturale simpatia di W. per una minoranza perseguitata, ma cristiana, il suo senso per l'Oriente, il suo bisogno di verità, di giustizia e in fine di redenzione ma anche di quasi apocalittiche visioni d'ombre e di dolore, creano un mondo di realtà e di leggenda, non privo di suggestiva grandezza.
Bibl.: R. Specht, F. W., Vienna 1926; L. Mazzucchetti, in Leonardo, febbraio 1934, ottobre 1936; E. Rocca, in Pegaso, marzo 1930; B. Tecchi, in Gazzetta del popolo, 5 ottobre 1931.