FRANZONI
Capostipite di questa famiglia di scultori carraresi fu Bartolomeo, nato a Carrara il 23 ag. 1746 da Bernardo e da Brigida Anselmi. Nulla si sa della sua formazione e di buona parte della sua attività dal momento che le prime notizie note sono legate all'Accademia di belle arti di Carrara in epoca napoleonica, quando Bartolomeo era già noto nell'ambiente artistico della città. Giacomo Ortalli, funzionario milanese, cita il suo nome tra i migliori esecutori di copie nel discorso che il 25 marzo 1802 tenne all'Accademia. Forse per questo motivo nel dicembre successivo la Municipalità lo propose per l'insegnamento della scultura, ma la nomina divenne effettiva solo il 14 febbr. 1804 all'interno della Scuola speciale di scultura.
Il 10 nov. 1806 partecipò con una non meglio nota Baccante all'Esposizione dei professori e dei laureati; il 13 novembre dell'anno seguente fu tra i firmatari di una petizione per ottenere dal governo l'autorizzazione per i busti, che erano stati già tratti dai lavori di A.-D. Chaudet, senza pagare i diritti dovuti all'autore; infine, il 15 dello stesso mese, compare nella lista dei primi dodici accademici. Nel 1811 avrebbe dovuto far parte della commissione giudicatrice incaricata di assegnare i premi al concorso di scultura, bandito regolarmente dall'Accademia dal 1807, ma venne escluso, insieme con P. Marchetti, in quanto parente di uno dei concorrenti.
Intanto nel 1807 Maria Luisa di Borbone, regina d'Etruria, aveva chiesto alla duchessa di Lucca, Elisa Baciocchi, una copia del busto canoviano di Paolina Borghese eseguita sotto la direzione di Bartolomeo. Lo scultore, infatti, faceva parte dell'équipe scelta per scolpire i busti dei Napoleonidi, copiati da celebri autori, e realizzò, oltre al citato busto di Paolina, anche quelli di Carlo e Letizia Bonaparte (ubicazione ignota).
Fra le sue opere si conservano una copia del Napoleone dal modello di Chaudet, presso il duca di Newcastle (Hubert, 1964), mentre quella del Faune au chevreau, segnata "Bartolomeo Franzoni di Carrara", già nel giardino di Fontainebleau, è ora conservata a Compiègne.
Il sobrio modellato neoclassico della sua produzione riafferma la sostanziale influenza di A. Canova comune agli altri artisti, quali P. Fontana, P. Marchetti e P. Triscornia, che come professori coadiuvarono, non sempre in armonia, L. Bartolini nell'insegnamento della scultura presso l'Accademia di Carrara.
Bartolomeo morì a Carrara nel 1812.
Giuseppe Antonio, natoCarrara il 12 nov. 1776 dal matrimonio di Bartolomeo con Maria Vittoria Grandi, si formò presso Giovanni Andrei, marito di sua sorella, e si perfezionò a Firenze, dove fu premiato dall'Accademia di belle arti ricevendo la commissione per un gruppo di angeli per il presbiterio di S. Maria Novella. Nel 1806 si trasferì a Washington con l'Andrei su invito di Th. Jefferson, presidente degli Stati Uniti d'America, che aveva incaricato F. Mazzei di reclutare alcuni scultori carraresi.
Nella capitale l'artista scolpì un fregio sorretto da venti colonne, con l'emblema dell'aquila e modellò le statue della Libertà, a figura seduta, del Commercio, dell'Agricoltura, dell'Arte e della Scienza, distrutte nel 1814 dagli Inglesi. Gli è attribuita la Tomba Claiborne nel cimitero di St. Louis, a New Orleans (1811).
Morì il 6 apr. 1815 a Washington.
Suo fratello Emanuele nacque il 29 genn. 1781 a Carrara, e qui studiò all'Accademia di belle arti, dove il 10 nov. 1805 figura tra i premiati. Lavorò alla riproduzione dei busti di Napoleone il Grande, Elisa e Felice Baciocchi, come si evince da un elenco dei prezzi del 1° luglio 1812 (Russo, 1984, p. 237). Con il fratello Carlo e Bartolomeo Casoni portò a termine il Monumento ai figli di Elisa Baciocchi in S. Petronio, a Bologna.
Alla morte del fratello maggiore Giuseppe Antonio fu chiamato a Washington, ma rifiutò preferendo dedicarsi all'insegnamento presso l'Accademia di Carrara, dove tra il 1817 e il 1826 risulta essere presente nelle diverse commissioni.
Durante questo periodo eseguì una statua, raffigurante La città di Carrara che promuove le arti, donata nel 1823 dal Comune di Carrara all'ingegnere Antonio Assalini (ubicazione ignota).
Emanuele morì a Carrara nel 1827.
Il fratello minore, Carlo, nacque a Carrara il 15 luglio 1788. Dopo l'apprendistato nella bottega paterna, si formò presso l'Accademia di belle arti della città, partecipando nel 1810 - senza successo - al concorso per il pensionato in Roma. Il 18 maggio dello stesso anno ricevette una medaglia d'argento come premio di incoraggiamento. Insieme con B. Casoni presentò il modello per il Monumento funebre ai figli di Elisa Baciocchi, bandito per la seconda volta nel maggio 1812, ottenendo la maggiore votazione dalla commissione incaricata della selezione.
A causa delle polemiche che ne erano seguite, il ministro della Guerra aveva proposto di lasciare la decisione finale alla principessa, inviandole i tre disegni del concorso, oggi dispersi. Elisa aveva deciso allora che i due scultori eseguissero un modello in terracotta da sottoporre al giudizio di una commissione. Il bozzetto rimase poi nell'Accademia di belle arti fino al 1881, quando andò perduto (Lazzoni, 1880).
L'opera fu portata a compimento qualche anno dopo. Nell'estate del 1814, infatti, era ancora in lavorazione presso lo studio di Carlo ed Emanuele in via Carriona, dove Giuseppe Bonanni, cancelliere del tribunale di Carrara, vide una figura di marmo statuario rappresentante la Città di Lucca, una cornice intagliata, un pezzo di basamento, pure lavorato, che formavano una parte del monumento (Carozzi, 1996). Più tardi il sepolcro, composto della stele di S. Paolino di Lucca e completato da tre figure, fu collocato in S. Petronio a Bologna, dove si conserva.
Nel 1816 Carlo seguì a Washington il cognato G. Andrei, che era tornato a Carrara per realizzare il colonnato del Campidoglio statunitense, distrutto dagli Inglesi nel 1814. Tra le opere compiute in America si ricorda Il carro della Storia, del 1819, ancor oggi visibile (Statuary Hall).
Si tratta di un gruppo scultoreo, formato dalla musa Clio, raffigurata in atto di scrivere sul libro degli eventi, mentre poggia un piede sul carro alato del Tempo, posto sopra un globo di marmo sul quale sono ricavati in rilievo i segni dello zodiaco la cui ruota costituisce l'orologio a numeri romani (si deve a quest'ultimo particolare la successiva denominazione dell'opera come Orologio del Franzoni).
Il modello classico adottato, che abolisce ogni tensione drammatica in un'astratta idealità, e la soluzione puramente ornamentale dei singoli elementi resero l'opera un esempio da copiare nelle decorazioni degli edifici pubblici della capitale statunitense. Anche la Giustizia (1817), un bassorilievo a lui attribuito, posto nell'antica Camera della Corte Suprema, è espressione del gusto neoclassico, grazie alla solenne compostezza che sottolinea la scansione dello spazio nella lunetta.
La figura allegorica della Giustizia, seduta su un antico scranno, mentre una mano regge la bilancia e l'altra è poggiata su una spada, si trova al centro, tra un'aquila a guardia dei volumi della Legge e una figura alata, con dietro il Sole splendente, simbolo della nascita della nuova nazione.
Di Carlo si conserva un Ritratto eseguito da Pietro Bonanni (Washington, Office of the Architect of the Capitol).
Carlo morì a Washington il 12 aprile 1817.
Fonti e Bibl.: F. Fantozzi, Nuova guida… della città e contorni di Firenze, Firenze 1844, p. 509; F. Mazzei, Vita e peregrinazioni, II, Lugano 1846, p. 179; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori…nativi di Carrara, Modena 1873, pp. 113 s., 437; O. Raggi, Della Regia Accademia di belle arti di Carrara, Carrara 1873, p. 52; C. Lazzoni, Carrara e le sue ville, Carrara 1880, p. 139 n. 28; P. Marmottan, Les arts en Toscane sous Napoléon, Paris 1901, pp. 20, 77 s.; G. Ferrari, La tomba nell'arte italiana…, Milano 1917, tav. CCXVII; C. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, ad Indicem; Compilation of works of art and other objects in the United States Capitol…, Washington 1965, pp. 106, 276, 289, 353, 355, 396; R. Carozzi, La scuola di Carrara tra Canova e Bartolini, in Scultura marmo lavoro (catal.), Milano 1981, I, p. 220; II, pp. 225, 231; S. Russo, La promozione delle arti sotto i principi Baciocchi (1805-1814)…, Lucca 1984, pp. 230 n. 46, 237, 239, 241; Filippo Mazzei: scelta di scritti e lettere, III, 1792-1816, a cura di M. Marchione, Prato 1984, ad Indicem; A. Bernieri, Carrara, Genova 1985, p. 104; R. Carozzi, Artisti e artigiani sotto il segno dell'Impero a Carrara, in Il principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1814)…, Lucca 1986, p. 445 n. 21; Id., in M. De Micheli - G.L. Mellini - M. Bertozzi, Scultura a Carrara. Ottocento, Bergamo 1993, pp. 310 s.; R. Soria, American artists of Italian heritage 1776-1945. A Biographical Dictionary, London-Toronto 1993, pp. 87-89; R. Carozzi, Il paesaggio elisiano nel paese dei marmi, in I marmi degli zar. Gli scultori carraresi all'Ermitage e a Petergof (catal., Carrara), Milano 1996, p. 36 n. 9; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 390 s.