eccettuative, frasi
Le frasi eccettuative sono frasi subordinate (➔ subordinate, frasi) che introducono una restrizione sulla validità del contenuto espresso nella reggente. Si veda il seguente esempio:
(1) Un cartello all’entrata offre il benvenuto a chi può arrivar qui solo per sbaglio, a meno che non conosca già, per suoi imperscrutabili motivi, questo remoto angolo di pianura («La Repubblica» 29 agosto 2009)
Vanno distinte dalle frasi esclusive, che «introducono un’esclusione rispetto alla reggente, sottolineando il mancato verificarsi di una circostanza» (Serianni 19912: 618), nonché dalle limitative, che esprimono una circostanza entro la quale il contenuto della reggente è da considerarsi valido.
Nell’ambito della costruzione eccettuativa, Ferrari & Manzotti (1994: 217 segg.) distinguono i «complementi di eccezione realizzati in forma frasale» dalle «frasi subordinate di riserva». Si considerino i seguenti esempi:
(2) sono disposto a tutto, tranne ad uccidere
(3) il concerto salterà, a meno che non smetta di piovere
In (2) la frase introdotta da tranne costituisce una restrizione alla validità di una asserzione generale, caratterizzata da una quantificazione universale (resa esplicita, quest’ultima, dal pronome indefinito tutto), alla maniera di un complemento di eccezione di forma nominale:
(4) tutto è perduto fuorché l’onore
Nella prassi si riscontrano anche casi in cui la relazione di eccezione è riferita a una quantificazione quasi universale:
(5) Ho detto «Ma posso fare quasi tutto, a parte proprio sollevare la roba più pesante o lavorare in sella» (Andrea De Carlo, Nel momento, Milano, Mondadori, 1999, p. 35)
In (3) il verificarsi dello stato di cose espresso dalla subordinata (la cessazione della pioggia) non è la limitazione di una verità generale, bensì una possibile condizione per il mancato verificarsi dell’intero contenuto della principale (l’annullamento del concerto). La subordinata, in altre parole, esprime una riserva, una condizione (il cui verificarsi è ritenuto evidentemente poco probabile) che può determinare o no il realizzarsi dell’evento descritto dalla proposizione reggente.
Le subordinate di riserva sono perciò semanticamente assimilabili alle ipotetiche (➔ periodo ipotetico), da cui si distinguono più che altro per alcuni aspetti pragmatico-situazionali.
Le eccettuative possono avere forma esplicita o implicita; il costrutto esplicito può essere realizzato con il verbo all’indicativo, introdotto per lo più dalla locuzione se non che:
(6) Moccia è troppo scaltro per aspettarsi il plauso universale. Per non sapere che altro non si può commentare se non che l’adolescenza in circolazione non è tutta così decerebrata com’egli la racconta («La Repubblica» 30 ottobre 2009)
Altri introduttori sono eccetto che, salvo che, tranne che, fuorché, a meno che (a volte con aggiunta di un non espletivo); nei registri alti dello scritto e del parlato hanno il congiuntivo, adatto a rendere la sfumatura eventuale della circostanza enunciata:
(7) In genere i visitatori provenienti dalla maggior parte dei paesi non necessitano di visto per l’ingresso in Thailandia, a meno che abbiano intenzione di soggiornarvi più di 30 giorni (Damian Harper et al., Cina, Torino, EDT, 20094, p. 806)
La locuzione a meno che può subire l’ellissi di che; in questo caso, il non espletivo diventa obbligatorio:
(8) Non intenderà donde sieno venuti quegli uccellini tanto maliziosi che sapevano piangere in pubblico ma, per avarizia, tenevano celata ai compagni la loro buona fortuna, a meno non si supponga, ciò ch’è un po’ difficile, che il poeta, quando scrive, sia chiaroveggente, e che nel proprio successo Mario abbia intuita la malizia di Giulio (Italo Svevo, Una burla riuscita, in Id., Opera omnia, Milano, Dall’Oglio, 1968, vol. 3°, pp. 88-89)
Di uso colloquiale, ma piuttosto comune nell’italiano contemporaneo, è l’eccettuativa introdotta dalla locuzione a parte (il fatto) che:
(9) – Allora parliamo di Brienza, un giocatore che oggi ha contribuito ...
– Brienza? Vede che è informato bene? A parte che è Mascara (diverbio televisivo fra il giornalista Enrico Varriale e l’allenatore del Catania Calcio Walter Zenga, «Rai Tre», 16 novembre 2008)
Capita anche che queste forme risalgano dagli usi più informali della lingua, come il parlato colloquiale o lo scritto dei blog e delle e-mail, fino all’italiano giornalistico:
(10) Liza Chantelle spera di concorrere per un posto alla camera dei Comuni e si sta attrezzando alla campagna [...]. Il Financial Times, non molto tempo fa, l’ha soprannominata la «Paris Hilton» dei conservatori. Ma, a parte che una è biondissima e l’altra è nerissima, lei l’ha presa sul ridere («Corriere della sera» 13 luglio 2009)
Se di forma implicita, l’eccettuativa richiede un soggetto identico a quello della reggente; gli introduttori sono normalmente gli stessi del costrutto esplicito, mentre il verbo è all’infinito; la reggenza verbale è quasi sempre condizionata dal verbo della proposizione sovraordinata:
(11) Non ricordano altro, se non di aver cercato di salvare la compagna e di essersi ritrovate poco più tardi distese sul lettino di un’ambulanza («Corriere della sera» 20 febbraio 2000)
A meno che e se non diventano, rispettivamente, a meno di e se non:
(12) Perciò, a meno di non avere quelle armi che la governano, l’anima precipita per l’amore in una immensa rovina (Umberto Eco, Il nome della rosa, Milano, Bompiani, 1986, p. 233)
(13) Il governo non sapeva cosa fare se non rimandare al maxiemendamento («La Repubblica» 27 ottobre 2002)
Meno frequente è l’uso di salvo (che / a):
(14) C’è poco da fare, salvo fare testimonianza, ma allora ci sono i francescani, ci sono quelli di Rifondazione, ci sono i metodisti (Che cosa rimane: racconti dopo il Sessantotto, a cura di M. Ceriani, Milano, Jaka book, 2001, p. 290)
Il più delle volte l’eccettuativa, rappresentando una sorta di precisazione rispetto all’asserzione della reggente, è posposta a quest’ultima; non mancano tuttavia i casi in cui quest’ordine sia invertito (15) o in cui l’eccettuativa sia all’interno della reggente, in posizione incidentale (16) (➔ incidentali, frasi):
(15) A meno che non vi sia disposto altrimenti, la presente Convenzione si applica a tutti i lavoratori migranti e ai membri della loro famiglia senza distinzione alcuna, in particolare di sesso, di razza, di colore, di lingua [...] o di altra situazione (Protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie - Convenzione, UNGA, 18 dicembre 1990)
(16) In un bambino – dice al Corriere di Bologna – a meno che non ci siano sintomi evidenti, non è la Tac il primo esame che si fa («Corriere della sera» 2 settembre 2009)
Le eccettuative introdotte da se non che sono necessariamente posposte alla reggente:
(17) Non c’è molto altro da dire se non che non ci lasceremo intimidire («La Repubblica» 1° settembre 2003)
Alcuni connettivi come salvo se, salvo ove, salvo in tanto quanto (varianti di salvo che, tutt’ora in uso), adoperati nei secoli passati, sono oggi desueti:
(18) Ora, lodato sia Idio, che [le miserie degli infelici amori] finite sono (salvo se io non volessi a questa malvagia derrata fare una mala giunta, di che Idio mi guardi) (Boccaccio, Dec. IV, 10)
Anche di davanti all’infinito è scomparso nella lingua contemporanea:
(19) a noi non resta che di rassegnarci a questo bizzarro miscuglio di vizii e di virtù, di commercio protetto e di usura ricuperata (Carlo Gemelli, Della vita e delle opere di Ugo Foscolo: libri tre, Firenze, Tipografia italiana, 1849, p. 182)
Non di rado, tuttavia, elementi abbandonati dall’uso contemporaneo sono recuperati, in formule cristallizzate, dal linguaggio giuridico e burocratico:
(20) Salvo ove diversamente disposto dalla legge europea sull’istituzione di un tribunale specializzato, le disposizioni della Costituzione relative alla Corte di giustizia dell’Unione europea […] si applicano ai tribunali specializzati (Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, «Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea», n. C 310 del 16 dicembre 2004).
Dardano, Maurizio & Trifone, Pietro (1997), La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna, Zanichelli.
Ferrari, Angela & Manzotti, Emilio (1994), L’analisi del costrutto ‘Fp a meno che Fq’: un esempio di riflessione linguistica sulla struttura del periodo, in Idd. (a cura di), Insegnare italiano. Principi, metodi, esempi, Brescia, La Scuola, pp. 215-236.
Serianni, Luca (19912), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET (1a ed. 1988).