BRONZETTI, Fratelli
Patrioti trentini, morti combattendo per la libertà d'Italia. Il primo di essi, Narciso, nacque a Cavalese di Trento il 5 giugno 1821, morì a Brescia il 17 giugno 1859. Compiuti gli studî a Mantova, dove la famiglia aveva preso dimora, entrò assai per tempo nei Cacciatori tirolesi, congedandosi però poco dopo (1847), per tornare a Mantova, dove prese parte alle agitazioni politiche che tenevano in allarme la guarnigione di quella città, la quale non aveva potuto secondare il moto delle Cinque Giornate. Riuscito a fuggire, si arruolò nella legione Longoni, formata a Governolo, e col grado di sottotenente diede prove di grande valore. Terminata la campagna del 1848, riparò in Piemonte, iscrivendosi con lo stesso grado nel battaglione dei bersaglieri di Manara, e combatté l'anno seguente al Gravellone. Dopo la battaglia di Novara, seguì il Manara a Roma, dove, col grado di capitano, partecipò all'eroica difesa di Porta San Pancrazio. Caduta Roma, si ritirò a Genova. Durante la campagna del 1859, capitano nel 1° reggimento dei Cacciatori delle Alpi, combatté eroicamente a Varese e a San Fermo, ma specialmente al ponte Serio, dal quale scacciò il nemico soverchiante di forze, e a Treponti (15 giugno), dove rimase ferito in più parti del corpo. Condotto a Brescia, vi morì due giorni dopo in seguito alle ferite. Pilade, nacque a Mantova il 23 novembre 1832, morì a Castel Morrone il 1° ottobre 1860. Insieme con Narciso, uscì da Mantova e prese parte all'assedio di quella città, poi combatté alla Cava nel battaglione Manara, quindi alla difesa di Roma col grado di sergente, segnalandosi al fatto d'arme di Valmontone contro l'esercito borbonico. Divise col fratello l'esilio di Genova, e nel 1853 si disponeva a partecipare al moto mazziniano della Lunigiana, quando fu tratto in arresto con Scipione Pistrucci (1° ottobre) e condotto nella fortezza d'Alessandria. Minacciato di deportazione in America, dove il governo piemontese inviò tanti esuli italiani riparati in Piemonte perché sospetti di mene mazziniane, gli fu tuttavia concesso, per intercessione di amici, di rimanere a Genova. Partecipò alla guerra del 1859, in qualità di tenente nei Cacciatori delle Alpi, combattendo valorosamente a Varese, a San Fermo, a Lecco; e giunto a Brescia il 15 giugno, poté colà abbracciare il fratello morente e ricomporne la salma. Assunto il comando della compagnia di presidio di Rocca d'Anfo, poco dopo andò a Bergamo, a Novi, da dove, nel giugno del 1860, accorse a Genova per arruolarsi nella spedizione Cosenz. A Palermo fu promosso capitano; combatté a Milazzo, impadronendosi di tre pezzi d'artiglieria. Passato in Calabria, e compiuta con l'esercito liberatore la rapida marcia su Napoli, fu subito dopo inviato a Caserta, e verso la metà del settembre, al comando del 1° battaglione bersaglieri, spedito a occupare Castel Morrone, posto avanzato sopra un monte che domina la valle del Volturno. Il 1° ottobre un corpo d'esercito borbonico forte di seimila uomini, assalì quel castello diroccato difeso da poche centinaia di volontari, e in seguito ad aspro combattimento, riuscì a impadronirsene. Molti dei difensori, dopo aspra lotta, rimasero feriti o uccisi: e tra questi ultimi, Pilade B., che non volle arrendersi, nonostante fosse rimasto ferito in più parti del corpo.
Bibl.: M. d'Ayala, Vite degl'Italiani benemeriti della libertà e della patria, Firenze 1863, pp. 93-101; G. Castellini, Eroi Garibaldini, Bologna 1911.