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frazione

Enciclopedia della Matematica (2017)
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frazione


frazione → rapporto tra due numeri interi, di cui il secondo diverso da 0. Per indicare il rapporto m : n = mn−1 si scrive

Enciclopedia della Matematica formula lettf 02090 001.jpg

(o anche m/n), che si legge «m ennesimi» oppure «m fratto n»: m è detto il numeratore (perché indica il numero di parti che si considerano) e n è detto il denominatore della frazione (perché denomina, cioè definisce, le parti uguali in cui si divide l’unità). Per esempio, i 3/4 («tre quarti») dell’unità si ottengono dividendo l’unità in quattro parti uguali e considerando tre di tali parti; una frazione è nulla (e quindi equivale a zero) quando il numeratore è uguale a 0. Due frazioni m/n e m′/n′ si dicono equivalenti se mn′ = m′n; due frazioni sono equivalenti se sono ottenibili l’una dall’altra moltiplicando o dividendo numeratore e denominatore per uno stesso numero intero diverso da zero. L’insieme delle classi di frazioni equivalenti costituisce l’insieme Q dei numeri razionali: ogni numero razionale può essere espresso come prodotto di un numero intero m per l’inverso di un altro numero intero n non nullo, ossia nella forma mn−1.

Una frazione si dice ridotta ai minimi termini (o irriducibile) se il numeratore e il denominatore sono numeri interi primi fra loro, vale a dire se non ammettono divisori comuni. Per ridurre una frazione ai minimi termini occorre dividere numeratore e denominatore per il loro massimo comune divisore (mcd): questa operazione viene detta semplificazione della frazione; più in generale si parla di semplificazione di una frazione ogniqualvolta si dividono numeratore e denominatore per uno stesso fattore comune. Una frazione si dice apparente se il numeratore è un multiplo intero del denominatore: ciò equivale a dire che la frazione ridotta ai minimi termini ha denominatore 1 e può essere identificata con un numero intero. Per esempio, la frazione apparente 6/3 equivale al numero intero 2.

Per addizionare (rispettivamente sottrarre) due frazioni che abbiano lo stesso denominatore, si addizionano (rispettivamente, si sottraggono) i numeratori lasciando invariato il denominatore: per esempio, 1/3 + 4/3 = 5/3. Similmente, per confrontare due frazioni aventi lo stesso denominatore, si confrontano i numeratori: per esempio 9/15 è maggiore di 5/15, perché 9 è maggiore di 5. Per addizionare, sottrarre e confrontare due frazioni con diversi denominatori, ci si riconduce al caso di frazioni con lo stesso denominatore attraverso la riduzione a denominatore comune, vale a dire si determinano due forme equivalenti delle due frazioni date aventi lo stesso denominatore. L’addizione, la sottrazione o il confronto tra le due frazioni date potranno in questo modo essere effettuate sulle due forme equivalenti, che avranno lo stesso denominatore. Una possibile riduzione a denominatore comune è ottenibile moltiplicando il numeratore e il denominatore di ciascuna frazione per il denominatore dell’altra: ciò equivale a scegliere come denominatore comune il prodotto dei denominatori delle due frazioni date. Si ottiene così la seguente definizione formale della somma di due frazioni arbitrarie

Enciclopedia della Matematica formula lettf 02090 002.jpg

e similmente per la differenza. Una migliore scelta per il denominatore comune è il minimo comune multiplo (mcm) dei denominatori delle due frazioni: questa scelta, in generale, ha l’effetto di diminuire il numero di fattori comuni tra il numeratore e il denominatore del risultato ottenuto. Per esempio, volendo sommare 1/30 e 3/50, si considera il minimo comune multiplo dei loro denominatori, che è 150, e le due frazioni, espresse in centocinquantesimi, sono 5/150 e 9/150: si ottiene dunque 1/30 + 3/50 = 5/150 + 9/150 = 14/150 = 7/75.

Il prodotto di due frazioni si ottiene moltiplicando rispettivamente i numeratori e i denominatori fra loro:

Enciclopedia della Matematica formula lettf 02090 003.jpg

In generale, se due frazioni sono ridotte ai minimi termini, non è detto che anche il loro prodotto lo sia: per semplificarlo, è possibile operare direttamente sui fattori del prodotto, prima di operare la moltiplicazione, eliminando eventuali fattori comuni tra i numeratori e i denominatori. Per esempio, nella moltiplicazione 2/3 ⋅ 3/5 è possibile semplificare il denominatore del primo fattore con il numeratore del secondo fattore: si ottiene dunque 2/3 ⋅ 3/5 = 2 ⋅ 1/5 = 2/5. Ogni frazione diversa da zero (il cui numeratore sia cioè diverso da zero) è invertibile, esiste cioè una frazione, detta la sua inversa (indicata con l’esponente −1), che moltiplicata per essa dà come risultato 1. L’inversa di una frazione si ottiene scambiando tra loro il numeratore e il denominatore:

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L’inversa di 2/3 è per esempio 3/2, mentre l’inversa di 3 è 1/3. Per dividere due frazioni, si moltiplica la prima per l’inversa della seconda:

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Per esempio, 2/3 : 3/5 = 2/3 ⋅ 5/3 = 10/9. La potenza di una frazione si ottiene elevando a potenza sia il numeratore sia il denominatore; analogamente la radice di una frazione si ottiene estraendo le radici sia del numeratore sia del denominatore:

Enciclopedia della Matematica formula lettf 02090 006.jpg

Seguendo la regola dei segni per il prodotto, una frazione è positiva se numeratore e denominatore hanno lo stesso segno; è negativa se hanno segni discordi.

Una frazione si dice decimale se il suo denominatore è una potenza di 10, si dice invece diadica se il suo denominatore è una potenza di 2. Non tutte le frazioni sono scrivibili in forma decimale: ciò equivale infatti a darne una scrittura come numero decimale finito, vale a dire con un numero finito di cifre decimali. Le uniche frazioni esprimibili in forma decimale sono quelle per cui il denominatore della relativa forma ridotta ai minimi termini non ha fattori diversi da 2 e 5: tutte le altre frazioni daranno luogo a numeri decimali periodici, con infinite cifre decimali.

Le frazioni si classificano in frazioni proprie, quando il numeratore è minore del denominatore, e frazioni improprie, quando il numeratore è maggiore del denominatore oppure è a esso uguale (e allora equivale a 1): una frazione impropria si riduce dunque alla somma di una frazione apparente (vale a dire un numero intero) e di una frazione propria. Per esempio, 3/5 è una frazione propria, mentre invece 14/3 è impropria e si riduce alla somma 12/3 + 2/3 = 4 + 2/3. Nei paesi anglosassoni, per queste frazioni, si utilizza anche la scrittura come numero misto, per cui, per esempio, 14/3 si scrive come 42/3. Si dice frazione complementare di una frazione propria quella che sommata a essa dà risultato 1: per esempio, la frazione complementare di 2/3 è 1/3.

Vedi anche
denominatore In aritmetica, quello dei due termini di una frazione che sta a indicare in quante parti uguali è stata divisa l’unità (mentre l’altro, il numeratore, indica quante di tali parti vanno considerate); si scrive sotto il segno di frazione. Più in generale, in una espressione frazionaria, f/g, in cui f, ... numeratore In matematica, numero delle unità frazionarie di una frazione: per es., il 5 nella frazione 5/10, che rappresenta il numero che si ottiene prendendo 5 volte l’unità frazionaria 1/10. moneta Dall’originario significato di dischetto di metallo coniato per le necessità degli scambi, avente lega, titolo, peso e valore stabiliti, per estensione tutto ciò che, nei vari periodi e paesi, funge da intermediario degli scambi e da comune misura dei valori. Antropologia Lo studio antropologico della ... peseta Moneta d’argento spagnola, in origine emessa nelle colonie americane come frazione della moneta da 8 reali e indicata quindi con il diminutivo dell’intero che era detto peso duro o duro (il peso è attualmente in uso presso parecchi Stati dell’America Latina e nelle Filippine); nel 18° sec., dopo il 1772, ...
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  • FRAZIONE AI MINIMI TERMINI
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Altri risultati per frazione
  • frazione
    Enciclopedia on line
    Ciascuna delle parti in cui è diviso un tutto; o parte staccata di un tutto. Diritto F. di Comune Parte di territorio comunale comprendente di norma un centro abitato, nonché nuclei abitati e case sparse gravitanti sul centro. Dotata di modesta autonomia, la f. è una entità territoriale minore individuata ...
  • frazione
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    frazióne [Der. del lat. fractio -onis, dal part. pass. fractus di frangere "rompere"] [LSF] Ciascuna delle parti in cui è diviso o è divisibile un tutto. ◆  Il rapporto fra due numeri interi, di cui il dividendo è detto numeratore e il divisore denominatore, n/d; proprio dal fatto di esprimere un rapporto ...
  • FRAZIONE
    Enciclopedia Italiana (1932)
    (ted. anche Bruch) Ettore BORTOLOTTI * Se in una classe di grandezze, fra loro omogenee (v. grandezza), si prefissa una di esse, che indicheremo con U, come unità, e un'altra grandezza A è uguale a p volte il sottomultiplo di U secondo l'intero q, il rapporto di A ad U o misitra di A rispetto a U ...
Vocabolario
frazióne
frazione frazióne s. f. [dal lat. tardo fractio -onis, der. di fractus, part. pass. di frangĕre «spezzare»]. – 1. letter. L’atto di frangere, di spezzare: f. di un legno o di un altro solido (Galilei); la f. del pane (v. fractio panis);...
frazionare
frazionare v. tr. [der. di frazione] (io frazióno, ecc.). – Dividere un tutto unitario o un complesso organico in più parti, anche non uguali tra loro: f. un percorso in tappe; f. un lavoro ripartendolo tra più collaboratori; nel rifl.,...
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