Freaks
(USA 1931, 1932, bianco e nero, 64m); regia: Tod Browning; produzione: Tod Browning, Irving Thalberg per MGM; soggetto: dal racconto Spurs di Clarence Aaron 'Tod' Robbins; sceneggiatura: Willis Goldbeck, Leon Gordon; fotografia: Merritt B. Gerstad; montaggio: Basil Wrangell; scenografia: Cedric Gibbons, Merrill Pye.
Hans e Frieda lavorano nella stessa impresa. Sarebbero destinati a un felice matrimonio, se Hans non si infatuasse della bella e perfida Cleopatra, che pur trovandolo ripugnante non disdegna regali e denaro. Quando viene a sapere che Hans ha appena ricevuto una cospicua eredità, Cleopatra elabora assieme all'amante Hercules uno stratagemma criminale: sposerà Hans, per poi avvelenarlo lentamente. Durante la festa di matrimonio, tuttavia, l'alcol e il volgare disprezzo la portano a insultare gli amici e colleghi di lavoro del marito. Nel mondo di Hans vige un codice d'onore: chi offende uno di loro li offende tutti. E nel momento in cui Frieda scoprirà il complotto di Cleopatra ed Hercules, la vendetta sarà terribile.
L'azienda che impiega i personaggi è un circo; Hans e Frieda sono due nani, e i loro amici sono microcefali, sorelle siamesi, focomelici, mongoloidi, ermafroditi, donne barbute, donne uccello, persone prive di arti inferiori o superiori e addirittura un torso umano.
All'inizio degli anni Trenta il successo arrideva ai film dell'orrore della Universal. Tod Browning aveva appena finito Dracula (1931) con Bela Lugosi, quando Irving Thalberg, della Metro-Goldwyn-Mayer, lo chiamò a realizzare un film il cui terrore superasse il Frankenstein di James Whale. Fu accontentato oltre ogni aspettativa, a tal punto che il pubblico e la critica reputarono Freaks del tutto intollerabile, e la carriera di Browning fu stroncata. Pare che subito dopo l'anteprima, un inorridito Louis B. Mayer (e alcune interpretazioni leggono il circo di Freaks proprio come una metafora della tirannica MGM) abbia fatto procedere all'irrimediabile taglio di mezz'ora. Una mutilazione tuttora discussa dagli storici, sebbene a una visione attenta del film si possano scorgere non pochi stacchi maldestri di montaggio, i quali sembrerebbero confermare l'ipotesi di interventi censori. Il film fu proibito in Inghilterra per trent'anni, e di fatto rimase invisibile ovunque fino all'inizio degli anni Sessanta. Nella breve scheda dedicata a Browning dal Filmlexicon degli autori e delle opere del 1958, il capolavoro (assieme a The Unknown ‒ Lo sconosciuto, 1927) del regista non è neppure menzionato. Nel 1962, pochi mesi prima della morte di Browning, Freaks venne riscoperto al Festival di Cannes, diventando uno dei più celebri film maledetti della storia del cinema.
La brutalità di Freaks resta ineguagliata, così come la sua oscura umanità. L'opera è inclassificabile, e il suo inserimento nel genere horror poco meno di una forzatura di comodo. Buona parte del film è dedicata all'osservazione quasi documentaristica della vita quotidiana dei 'mostri', che interpretano sé stessi. Il torso umano si accende una sigaretta da solo, le siamesi civettano con il pagliaccio, le ragazzine microcefale fanno il girotondo sul prato. La macchina da presa li riprende sistematicamente mettendosi alla loro altezza, sia metaforicamente che letteralmente (per es., per i nani). Spesso l'inquadratura non contempla alcun 'normale', ritagliando un mondo chiuso e autosufficiente dove esiste solo l'innocenza dell'orrore, di cui Browning svela l'arcana bellezza, esasperata dal torbido erotismo che percorre tutto il film. La divisione convenzionale tra norma e deviazione, e l'equazione morale che ne consegue vengono smascherate: sono molto più orribili la perfetta Cleopatra e il muscoloso Hercules, responsabili della propria immoralità, dei freaks, incolpevoli della propria natura fisica. Tanto più sconcertante appare quindi il ribaltamento finale, quando i mostri si organizzano nella notte piovosa per compiere la loro vendetta mafiosa, che prevede un castigo infinitamente più cruento del delitto commesso. Tra le roulotte circensi e la foresta adiacente, in un buio rischiarato da lampi improvvisi, Browning scatena una sarabanda di orrida violenza, toccando vette surrealiste quando fa strisciare nel fango, con il coltello tra i denti, il torso umano, rettile-bucaniere la cui determinazione sanguinaria sprezza incomprensibilmente le leggi di natura. E proprio lì sembra che la forbice di Mayer sia stata più alacre. Ma quel che resta basta e avanza: Cleopatra viene mostrata dopo lo scempio, gallina chiocciante, il volto sfigurato, le membra scomparse. A detta di molti esperti, il film offriva più di un cenno sulla chirurgia sbrigativa realmente praticata sui 'mostri'. Quanto a Hercules, si dice che nella versione integrale fosse implicita l'evirazione, e alla fine lo si sarebbe dovuto veder cantare in falsetto.
Freaks ha influenzato molti registi contemporanei. Tra tutti spicca David Lynch, e non solo con Elephant Man (1980), dove l'omaggio è palese, ma immerso in una visione umanista affatto estranea al furore selvaggio di Tod Browning.
Interpreti e personaggi: Wallace Ford (Phroso), Leila Hyams (Venus), Olga Baclanova (Cleopatra), Roscoe Ates (Roscoe), Henry Victor (Hercules), Harry Earles (Hans), Daisy Earles (Frieda), Rose Dione (Madame Tetrallini), Daisy e Violet Hilton (le sorelle siamesi), Schlitze (se stessa), Josephine Joseph (mezza donna-mezzo uomo), Johnny Eck (mezzo ragazzo), Frances O'Connor (donna senza braccia), Peter Robinson (scheletro umano), Olga Roderick (donna barbuta), Koo Koo (sé stessa), Prince Randian (torso vivente), Martha Morris (donna senza braccia), Elvira e Jennie Lee Snow (Zip e Pip, capocchie di spillo), Elizabeth Green (donna uccello), Edward Brophy, Matt McHugh (i fratelli Rollo), Angelo Rossitto (Angeleno).
Anonimo, Freaks, in "Variety", July 12, 1932.
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Sceneggiatura: in "L'avant-scène du cinéma", n. 264, 15 mars 1981.