Wiseman, Frederick
Regista e produttore cinematografico statunitense, nato a Boston il 1° gennaio 1930. Considerato uno dei maestri del cinema documentario, W. ha realizzato trentaquattro film che hanno restituito tutta la complessità e l'ambiguità dell'America contemporanea. Il suo cinema viene costruito tutto in sede di montaggio, dove il regista, invisibile in fase di ripresa, determina la struttura e la narrazione delle sue opere. Pur alieno da ogni implicazione direttamente politica, il cinema di W. ha più volte messo in discussione il sistema statunitense, facendone emergere gli aspetti di fragilità. Abolite le seduzioni dello sguardo diretto, della suspense o delle enunciazioni in prima persona, il regista ha messo a punto una struttura comunicativa e visiva nella quale viene lasciato allo spettatore il compito di formulare proprie ipotesi e giudizi personali su quanto vede sullo schermo.
Dopo gli studi di giurisprudenza esordí nell'ambito del New American Cinema ‒ era stato assistente in The cool world (1963) di Shirley Clarke ‒ con un film su un istituto per malati di mente (Titicut follies, 1967); successivamente continuò per tutta la sua carriera a indagare le istituzioni pubbliche e private del suo Paese: scuole (High school, 1968; High school II, 1994), ospedali (Hospital, 1969), campi d'addestramento militare (Basic training, 1971; Manœuvre, 1979), monasteri (Essene, 1972), tribunali di giustizia (Juvenile court, 1973), centri d'assistenza sociale (Welfare, 1975), mattatoi (Meat, 1976), grandi magazzini (The store, 1983), istituti per disabili (Blind e Deaf, entrambi del 1986), parchi pubblici (Central Park, 1990), stazioni sciistiche (Aspen, 1991), zoo (Zoo, 1993), scuole teatrali (La comédie française ou l'amour joué, 1996) e altro ancora. Sebbene i film di W. seguano tutti una stessa traiettoria (con l'eccezione del tentativo di fiction Seraphita's diary, 1982) ‒ tanto da far parlare di un unico interminabile film sulla società americana ‒ è possibile individuare un'evoluzione nel suo linguaggio. Sempre di più W. si è impegnato, come regista, in una politica di non ingerenza nelle riprese (durante le quali egli si occupa di registrazione del suono), riuscendo però a dare testimonianza di momenti di profonda commozione (l'oratorio finale in Welfare) o di grande violenza (le azioni della polizia in Law and order, 1969, o il processo di vivisezione in Primate, 1974). Ha elaborato così delle strutture sintattiche e dei modi di comporre il materiale girato atti a restituire l'estrema varietà dei significati e dei livelli di lettura della società contemporanea; parallelamente è andato affrontando soggetti di sempre maggiore complessità. Belfast, Maine (1999), ritratto della vita e degli abitanti di un piccolo paese americano nel quale tutto il suo cinema precedente rifluisce come in un gran mosaico, ha rappresentato senza dubbio l'apice di questo percorso.
B. K. Grant, Voyages of discovery: the cinema of Frederick Wiseman, Urbana 1992; Paesaggi umani: il cinema di Frederick Wiseman, a cura di G. Brianzoli, C. Chatrian, L. Mosso, Milano 2000.