FREGOSO (o Campofregoso)
Famiglia di ricchi mercanti che derivò il nome da un piccolo luogo di Val Polcevera, non ha figure di qualche rilievo prima del sec. XIII, e soltanto con Rolando, castellano di Voltaggio, di Gavi e di Portovenere al tempo dei primi dogi popolari cominciò ad assumere importanza nella vita politica. Rapidissima fu però l'ascensione perché Domenico (1325?-1390?) figlio di Rolando, il 13 agosto 1370, deposto con un colpo di mano Gabriele Adorno del quale era vicario, si fece proclamare doge. Da questo momento comincia l'astiosa gara tra le famiglie Adorno e Fregoso, entrambe popolari e mercantili, che diede per un secolo e mezzo carattere torbido alla vita interna genovese, con frequente ricorso a interventi stranieri. Ambizione e faziosità sono caratteristiche della famiglia, che pur vi unì spesso l'amore e la protezione agli studî e alla cultura umanistica. Tredici furono i suoi dogi. Domenico, deposto il 13 giugno 1378, ebbe uno dei dogati più lunghi, notevole per la guerra condotta a Cipro dal fratello Pietro, per la repressione dei pirati e specialmente per il principio della guerra di Chioggia, con le prime non liete vicende, causa occasionale della sua deposizione. Suo figlio Giacomo, di carattere mite, amatore degli studi interruppe per pochi mesi (agosto 1390-aprile 1391) il dogato di Antoniotto Adorno ed ebbe prima e poi cariche e uffici notevoli. Nessuno della numerosa sua discendenza ebbe vita politica molto importante. Numerosa e turbolenta invece la discendenza di Pietro (1329-1404), fratello del doge Domenico, che, dopo essersi illustrato nell'impresa di Cipro (1373), il 13 giugno 1393 occupò il palazzo ducale ma ne fu subito cacciato; più tardi in gara con Nicolò Guardo, rimessa la decisione alla sorte, non ne fu favorito. Dei figli, notevoli specialmente Abramo, governatore di Corsica nel 1416, che combatté Vincentello d'Istria e costrinse Alfonso d'Aragona ad allontanarsi dall'isola nel 1421; Giovanni, valoroso ammiraglio; Bartolomeo, capitano di Famagosta e governatore di Chiavari e di Sarzana; Spinetta, capitano di Pera, castellano di Caffa, di Savona e di Sarzana e sopra tutti Tommaso (1402-1485) uomo di vita e di attività turbinosa, doge tre volte tra il 1414 e il 1442, sostituito per un giorno solo nel 1437 dal fratello Battista. Da questi figli di Pietro I derivano tutti i personaggi più importanti della famiglia: da Battista, Tommaso, governatore di Savona (1450-58), decapitato nel 1459 per aver tentato di ritogliere la città al re di Francia; Pietro II (1412-1459), doge dal 1450 al 1458 e ucciso poi in una insurrezione popolare, e Paolo (v.) la più caratteristica figura della famiglia. Fu figlio di Pietro II Battista II (1453-1504), doge nel 1478, deposto nel 1483 dallo zio Paolo contro il quale si scaglia nel trattato De dictis et factis memorabilibus. Da Spinetta, per Spinetta II doge per 14 giorni nel luglio 1461, Antoniotto, devotissimo agli Sforza, poeta e capostipite del ramo milanese. Da Bartolomeo, per Giano I (nato nel 1405) doge dal gennaio al dicembre 1447, e, caso rarissimo, morto in carica e Tommaso, che torbido e irrequieto, combatté in Corsica contro il Banco di S. Giorgio e poi contro i governatori sforzeschi dell'isola, venne Giano II, doge tra il 1512 e il 1513, parentesi tra due dominî francesi. Suo figlio Cesare, valente condottiero esule dopo il 1528, passato al servizio di Venezia e poi del Piemonte, ucciso nel 1541, protettore del Bandello, autore anche di un poema in lode di Margherita di Navarra, è il capostipite del ramo stanziatosi a Padova e a Verona. Finalmente da Lodovico, succeduto nel seggio ducale al fratello Giano nel 1447, spodestato dal cugino Pietro nel 1450 e poi alternatosi nel ducato due altre volte coi cugini Paolo e Spinetta sino al 1463, derivò Agostino (morto nel 1487), che nel 1478 ritolse Sarzana ai Fiorentini, fu sostenitore dell'arcivescovo Paolo e uomo d'arme al servizio del papa. Dei suoi molti figli sono notevoli specialmente Ottaviano (v.) e Federico (v.). Dopo il 1528 i F. rimasti in città, specie discendenti dal primo doge Domenico, furono incorporati negli Alberghi De Fornari e De Ferrari; ripresero l'antico nome nel 1576, ormai senza alcuna importanza.
Bibl.: Annali di A. Gallo e di B. Senarega a cura di E. Pandiani, in Rer. Ital. Script., n. ed., XXIII, parte 1ª e XXIV, parte 8ª; P. Litta, Famiglie celebri d'Italia, III; Atti Soc. lig. di storia patria, XIX, pp. 430 segg., 489 segg.; L. Levati, I dogi perpetui di Genova (1339-1528), Genova 1930, con ampia bibliografia. Su Antoniotto: F. Flamini, Il Cinquecento, in Storia letteraria, Milano s. a., p. 111, 538; su Battista, ibid., p. 378; su Cesare: E. Masi, Matteo Bandello, Bologna 1900. Su Federigo: A. Neri, in Giornale storico letterario della Liguria, 1901, p. 141; L. Pastor, Storia dei papi, Roma 1924, V, specialmente p. 128. Sue lettere politiche in Molini, Documenti di storia italiana, I.