Ermler, Fridrich Markovič
Regista lettone, nato a Režekne (Lettonia) il 13 maggio 1898 e morto a Mosca il 12 luglio 1967. Fu senza dubbio uno dei registi più rappresentativi del realismo socialista (v. realismo), ai cui dettami aderì costantemente, proponendo tuttavia uno stile originale e articolato, particolarmente attento alla complessità dell'esistenza umana, materia principale della sua opera.
Proveniente da una famiglia proletaria, E. si unì nel 1917 ai bolscevichi, dopo aver disertato dall'esercito russo impegnato nella Prima guerra mondiale. Partecipò alla Rivoluzione d'ottobre e, nel 1919, si iscrisse al Partito comunista. Nel 1923 entrò nella sezione cinematografica dell'Istituto d'arti sceniche di Leningrado, e nel 1924 fu tra i fondatori (insieme a Grigorij V. Aleksandrov) del KEM (Kinoeksperimental′naja Masterskaja), laboratorio di cinema sperimentale, teso alla realizzazione di film improntati a un maggiore realismo, ma il laboratorio ebbe vita breve ed E. passò alla direzione del reparto sceneggiature dello studio Sovkino a Leningrado. Fece alcune esperienze come attore, quindi passò alla regia con Deti buri (1926, I figli della tempesta), e in collaborazione con Edvard Ioganson realizzò Kat′ka bumažnyj ranet (1926, Kat′ka mela renetta di carta). Sin da questi primi film, lo stile di E. appare caratterizzato dalla volontà di superare le forme e gli stili del cinema sovietico degli anni Venti: ponendosi contro la supremazia del cinema basato sul montaggio (che ancora caratterizza le prime opere del regista), E. propose un cinema di attori e personaggi, seguiti nella loro evoluzione dalla macchina da presa che ne sottolinea i cambiamenti e le emozioni attraverso il volto o i gesti. Così è in Kat′ka bumažnyj ranet, storia di una venditrice di mele, o in Dom v sugrobach (1927, La casa tra le nevi), ambientato a Pietrogrado subito dopo la Rivoluzione. La serie di film muti culminò con Oblomok imperii (1929, Un frammento d'impero), in cui la Storia (la Rivoluzione) è vista attraverso gli occhi di un soldato che perde la memoria al fronte prima degli eventi rivoluzionari. Il rapporto tra l'evento storico collettivo e il percorso personale del protagonista si mantiene in equilibrio, nel film, attraverso un abile uso del montaggio (il processo di ricostruzione della memoria del protagonista è reso per mezzo dell'accostamento di continue associazioni visive) e un'attenzione notevole per la recitazione (fondamentale l'apporto di Fëdor M. Nikitin, protagonista fino a quel momento di tutti i film di E.).
Nel periodo di passaggio dal muto al sonoro, E. volle approfondire la propria formazione teorica seguendo i corsi dell'Istituto di letteratura e arte della sezione di Leningrado dell'Accademia comunista. Il regista sviluppò un'idea di cinema sociale e realistico, ancora più distante dal formalismo cinematografico degli anni Venti, nel suo primo film sonoro Vstrečnyj (1932, Contropiano), realizzato in collaborazione con Sergej I. Jutkevič. Storia della presa di coscienza di un vecchio operaio dedito all'alcol, il film presenta tutti i tratti del nuovo realismo socialista, di cui E. diventerà uno degli interpreti più originali. Negli anni Trenta e Quaranta girò i suoi grandi successi, in cui l'attenzione alla complessità e alla violenza della vita quotidiana si riflette nello stile, come in Ona žaščiščaet rodinu (1943; Compagno P.), in cui la violenza della guerra negli uomini e nelle donne costretti a combatterla è mostrata senza filtri, con un linguaggio crudo e diretto. Il cinema di E. lavora sulle situazioni reali, così come vengono vissute dai protagonisti, scegliendo di mostrare il gesto più che l'evento, il punto di vista più che lo sguardo totale, come in Velikij graždanin (1938-39, Il grande cittadino), film in due parti insignito nel 1941 del Premio Stalin di secondo grado, in cui la vicenda che porta all'assassinio del politico Šakov (ispirata alla figura di S. M. Kirov, ucciso nel 1934) è vista attraverso interminabili riunioni e discorsi politici; o come nel film sulla battaglia di Stalingrado premiato a Cannes, dal titolo Velikij perelom (1946; La grande svolta), in cui la guerra, vista dalla parte dei generali, non appare direttamente, ma mediata attraverso una successione di piani strategici, interminabili di-scussioni tattiche, carte militari.Medaglia dell'ordine di Lenin per meriti artistici (1935), fu direttore artistico della Lenfil′m (1939-1943) e, come rappresentante del cinema sovietico, E. fece numerosi viaggi in Europa e negli Stati Uniti. Dopo Neokončennaja povest′ (1955; Quando l'amore è fiamma), il regista lavorò prevalentemente per la televisione.
L. Linhart, Fridrich Ermler, Praha 1973.
Fridrich Ermler. Dokumenty, stat′i, vospominanija (Fridrich Ermler. Documenti, articoli, ricordi), a cura di V.A. Bakun, I.V. Sepman, Leningrad 1974.
Le cinéma russe et soviétique, éd. J.-L. Passek, Paris 1981, passim.
M. Iampolskii, Y. Tsivian, La poétique d'un texte hétérogène: 'Débris d'empire' de Friedrich Ermler, in "La licorne", 1990, 17, pp. 181-215.
G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Venezia 2000, passim.