EBERT, Friedrich
Presidente della Repubblica germanica, nato a Heidelberg il 4 febbraio 1871, morto a Berlino il 28 febbraio 1925. Figlio di un sarto, poté appena compir gli studî elementari, perché fu costretto a impiegarsi come apprendista in una selleria locale. Appreso il mestiere, viaggiò per la Germania, e finì con lo stabilirsi in Hannover, dove gli fu presto affidato l'ufficio amministrativo dell'Unione sellai. Lasciò il mestiere, successivamente esercitato in varie città, nelle quali aveva al tempo stesso creato organizzazioni e confederazioni di lavoratori, per dedicarsi al giornalismo socialdemocratico (1893: Bremer Bürgerzeitung). Nominato segretario del partito e presidente del comitato elettorale, studiò la vita e le condizioni operaie (cfr. Die Lebensverhältnisse der Bremer Arbeiter). Nel 1905 fu designato a far parte del direttorio del partito, carica nella quale svolse opera organizzatrice, e si adoperò a migliorare e mantenere intimi i rapporti fra il direttorio medesimo e la commissione generale delle corporazioni di mestiere. Alla morte di Bebel, E. fu a grande maggioranza eletto a succedergli quale capo del partito socialdemocratico germanico, e come membro dell'Ufficio socialista internazionale, a Bruxelles.
Le elezioni generali del 1912 lo portarono al Reichstag, come deputato del centro operaio di Barmen-Elberfeld; scoppiata la guerra, con Ph. Scheidemann e con altri dirigenti del partito, sostenne il governo imperiale; nel 1918 succedette a Fehrenbach nella presidenza del comitato centrale del Reichstag. Nel corso della guerra disapprovò sempre più la politica imperiale, che, contrariamente alla sua primitiva convinzione, non gli appariva più mossa da necessità difensiva; si mise in relazione con i socialisti stranieri nelle varie mozioni in favore della pace, e presiedette la delegazione tedesca al congresso socialista di Stoccolma.
Nell'autunno del 1918 insistette per la partecipazione dei socialisti al governo dell'Impero; il 9 novembre assunse, quale cancelliere, la successione del principe Max di Baden; due giorni dopo fu nominato presidente dei Volksbeauftragte (incaricati del popolo). La situazione era difficilissima, e grave la minaccia di una dittatura comunista. E. seppe abilmente sventarla, proclamando tempestivamente la repubblica (9 novembre) e chiamando Scheidemann alla presidenza del consiglio, mentre G. Noske domava la pericolosa rivolta dei marinai a Kiel.
L'11 febbraio 1919 l'Assemblea nazionale di Weimar elesse E. presidente provvisorio del Reich, ed egli esercitò la presidenza con moderazione e con buon senso, noncurante degli attacchi dall'estrema destra e dall'estrema sinistra. Cercò di opporre la coesione nazionale ai tentativi di disgregazione del Reich intrapresi dall'estero; e fu questo il suo merito principale. Le difficoltà di ordine sia interno sia esterno, fra le quali si sarebbero dovute svolgere, nell'autunno del 1922, le elezioni presidenziali, indussero la coalizione parlamentare di governo a invitare E. a continuare a reggere la carica di presidente fino al 1925. Il provvedimento pose termine al carattere provvisorio delle sue alte funzioni, e, se non può qualificarsi come costituzionale, si dimostrò nondimeno proficuo all'assestamento del nuovo ordine di cose.
I partiti nazionali di destra non perdonarono mai a E. l'aver incoraggiato allo sciopero, nel gennaio del 1918, gli operai delle fabbriche di munizioni, e le accuse raggiunsero forma talmente ingiuriosa da indurre il presidente a portare davanti ai tribunali il giornalista Rothard. Il processo clamoroso si svolse durante l'autunno del 1924 a Magdeburgo; il tribunale dichiarò constare che l'E. aveva preso parte alla direzione dello sciopero e condannò quindi il giornalista a una lieve pena per semplici ingiurie. La sentenza, rinfocolando le passioni politiche, suscitò grande clamore e provocò un vero plebiscito di stima e di fiducia verso l'E., a cui parteciparono anche suoi avversarî politici.
Una raccolta di scritti, discorsi e appunti varî di E. è stata pubblicata nel 1926 a Berlino, in due volumi.
Bibl.: P. Kampffmeyer, F. E., 2ª ed., Berlino 1925; E. Felden, Eines Menschen Weg, Brema 1927.