KLINGER, Friedrich Maximilian
Poeta, nato a Francoforte sul Meno il 17 febbraio 1752, morto a Dorpat (Tartu, in Estonia) il 25 febbraio 1831. L'Antico Testamento, Plutarco, Shakespeare, Rousseau furono il suo primo mondo spirituale, onde il risveglio germanico bandito dal Hamann e dal Herder ebbe nella sua natura un'eco profonda. D' altra parte, l'inferiorità della sua condizione sociale (il K. era di poveri natali) contribuì ad acuire in lui l'innata, ribelle fierezza del carattere, lo spirito d'emulazione e la volontà d'affermarsi fin dalle prime opere scrittore originale. Così Otto e Das leidende Weib (1775) già rivelano, nella rinuncia a ogni oggettivazione storica e nell'approfondimento del dramma dell'anima posseduta dall'eros, i caratteri distintivi della sua arte tragica; così la vicenda dell'odio fraterno, che il K. tratteggiò nei suoi Zwillinge (1776), è tutta nell'imperscrutabile mistero delle origini e nell'ossessionante visione del gruppo centrale: la madre implorante invano pietà e amore, e il figlio che nella notte di bufera prepara l'arma omicida.
I tre drammi successivi, Die neue Arria, Simsone Grisaldo e Sturm und Drang, scritti, i due primi, negli anni degli studî giuridici a Giessen (1774-76), il terzo (dal quale derivò il nome alla rivoluzione letteraria) durante il breve soggiorno a Weimar (1776), dove il K. per poco s'illuse di poter continuare a fianco del Goethe la sua liberissima vita, già accennano qua e là a un maggiore equilibrio, onde il poeta è tratto a ironizzare, esagerandoli, i proprî atteggiamenti giovanili. La sua arte, oggettivazione di stati d'animo di estrema tensione passionale, rimane sempre ancora disuguale e frammentaria. Pure, nel Simsone Grisaldo, che accanto agli Zwillinge è forse il suo capolavoro, gli riesce di comporre e di fondere in alcune scene potenti i due motivi centrali della sua ispirazione: la solitudine del genio, che anela a una nuova primavera umana e nulla può fare per affrettarla, e la duplice natura dell'amore, che per l'eroe è panica gaudiosa espansione di sé stesso nell'altra creatura, mentre è schiavitù per il vile.
Lasciata Weimar per dissensi col Goethe, il K. condivise per due anni (1776-78) come drammaturgo le sorti della compagnia del Seyler e partecipò quindi alla guerra di successione bavarese (1778-79). Ottenuto un posto d'ufficiale nell'esercito russo, partì nel 1780 per Pietroburgo, dove seppe cattivarsi in breve le simpatie della corte e, placato nella severa disciplina del dovere l'interiore tumulto, salire rapidamente nella gerarchia militare. Nel 1781 accompagnò il granduca Paolo in Italia e a Roma; ove il Heinse gli comunicò il suo entusiasmo per l'arte e la vita del Rinascimento. Nel 1803 fu nominato soprintendente dell'università tedesca di Dorpat (Tartu), dove passò il resto della vita.
Le ultime opere scritte in Germania, il frammento mitico Der verbannte Göttersohn (1777), la fiaba gozziana del Derwisch (1780) e il romanzo satirico Plimplamplasko (1780), in cui all'effimero regno del nuovo Gargantua succede quello umano di Puro Senso, segnano un progressivo distacco dall'immediatezza lirico-drammatica della produzione giovanile. Nelle due Medee (Medea in Korinth, 1787, e Medea auf dem Kaukasus, 1791), all'umanità della eroina che anela a rigenerarsi nell'amore operoso il poeta oppone l'invitta forza della colpa e del fato, onde il dramma del K. sempre più chiaramente si rivela come antitesi al dramma classico e come preludio all'opera di H. Kleist e di F. Hebbel.
Chiuso con una serie di drammi storici (Pyrrus, Roderiko, Konradin, Damokles, Aristodemos), che risentono l'influsso ciclo della produzione drammatica, il K. passò tra il 1791 e il 1798 al romanzo filosofico. Opera più di riflessione che di fantasia, gli otto romanzi (Faust, Giafar, Raphael, Reisen vor der Sündflut, Der Faust der Morgenländer, Sahir, Geschichten eines Deutschen der neuesten Zeit, Der Weltmann und der Dichter) nella composizione affrettata procedente per schemi ideologici tradiscono l'intima insoddisfazione dell'autore cha invano si sforza d'inserire l'attività libera e feconda dell'individuo nel complesso organismo della vita collettiva. Soltanto nell'ultimo romanzo e nell'opera che raccoglie i suoi pensieri sulla vita e sull'arte (Betrachtungen und Gedanken über verschiedene Gegenstände der Welt und der Kunst, 1803) la piena adeguazione della forma, dialogica e aforistica, al procedere dialettico del pensiero dà potente rilievo a quella che fu la visione estrema del K.: l'irriducibile antitesi dei due avversi mondi dei postulati morali assoluti e del pratico operare: Kant e Machiavelli.
Ediz.: Werke, Königsberg 1809-16 (voll. 12); Sämtliche Werke, Stoccarda 1842 (voll. 12); Dramatische Jugendwerke, ed. H. Berendt e K. Wolff, Lipsia 1911-13 (voll. 3). I drammi giovanili e il Faust anche in Kürschners Nationalliteratur, voll. 79 (ed. A. Sauer); i soli drammi giovanili nella raccolta Sturm und Drang (Bongs Klassiker) a cura di K. Freye; Faust, Lipsia 1910.
Bibl.: Goethe, Dichtung und Wahrheit, XIV; M. Rieger, K. in der Sturm-und Drangperiode, I, Darmstadt 1880; II, K. in seiner Reife, Darmstadt 1896 (con epistolario); E. Schmidt, Lenz und K., zwei Dichter der Geniezeit, Berlino 1878; O. Palitzsch, Erlebnisgehalt und Formproblem in K.s Jegenddramen, Dortmund 1924; T. Longo, I fratelli nemici dei drammi di K. e di Leisewitz, in Rivista di letteratura tedesca, III (1909); I. Barasch-Haas, Étude sur la "Neue Arria" de F. M. K., suivie d'une réimpression de la pièce d'après le texte del 1776, Strasburgo 1911; E. Vermeil, Le "Simsone Grisaldo" de F. M. K., étude suivie d'une réimpression du texte de 1776, Parigi 1913; L. Kolb, K.s Simsone Grisaldo, Halle 1930; E. Volhard, F. M. K.s philosophische Romane, Halle 1930.