MÜLLER, Friedrich
Poeta tedesco, noto sotto il nome di Maler M. da lui stesso scelto; nato a Kreuznach il 13 gennaio 1749 e morto a Roma il 23 aprile 1825. L'esaltazione della libertà del genio e dell'individuo, l'appassionato abbandono alla vita, il disprezzo per ogni moderazione legano M. agli altri poeti dello Sturm und Drang. Particolare ma dannosa gli fu la duplice vocazione per la pittura e per la poesia; l'incertezza tra l'una e l'altra logorò le sue migliori energie, accrescendo l'irrequietudine del suo temperamento. Già giovinetto, mentre si esercitava nel disegno a Zweibrücken sotto la guida di C. Manlich (1767-74), entrava in relazione con i poeti del Göttinger Hain, diventando ammiratore del Klopstock e finendo col trascurare per la poesia la pittura. Ragioni diverse, tra cui l'incresciosa fine del suo fidanzamento con Charlotte Kärner lo indussero nel 1774 a stabilirsi a Mannheim, dove godette la protezione del principe elettore e di W. Dalberg e si legò di amicizia duratura con il Lessing. A breve distanza vi pubblicò, in prosa, le Idyllen, d'ispirazione mitologica (Der Satyr Mopsus, Der Faun, Bacchidon und Milon, 1775), biblica (Der erschlagene Abel, 1775, Adams erstes Wachen und erste selige Nächte, 1778) e popolare (Die Schafschur, 1775): vita, gioia e dolore di questi fauni moderni, ben radicati nella natura e nel paesaggio tedesco, vi sono espressi con un senso schietto d'umanità e con una fresca vena umoristica, che giunge talvolta a un grottesco falstaffiano. La Schafschur e Das Nusskernen (stampato nel 1811) creano, in opposizione alla poesia erudita, una poesia di tono nettamente popolare. Agli anni di Mannheim, dove nel 1777 il M. fu nominato pittore di corte e dove ebbe agio di conoscere Goethe, Merck, Wagner, Klinger, Lenz, Schubart e Claudius, risale anche la pubblicazione dei Lieder und Balladen (1775), in cui M. passa dall'anacreontica e da effusioni in stile ossianico a liriche fresche di tono goethiano come Der Frühling, Der schöne Tag, o a canti popolari come il noto Soldatenlied.
Nel 1778 M. venne a Roma, dove, colpito soprattutto dall'arte di Michelangelo, riprese accanto all'attività letteraria quella pittorica e nel 1781 tenne un'esposizione personale a Villa Medici. Una grave malattia e preoccupazioni materiali determinarono la sua conversione al cattolicismo, mentre i giudizî poco favorevoli sulla sua pittura finirono a poco a poco con l'estraniarlo nuovamente dall'arte. Da pittore divenne antiquario e per lunghi anni, in miseria, "cicerone". Ebbe consuetudine di vita con il Heinse, quando questi fu a Roma, e per qualche tempo, anche con il Carstens e più tardi con il Tieck. Goethe invece se ne tenne lontano. Lo tolse infine dalla miseria Luigi I di Baviera, il quale anche, dopo la morte di lui, gli fece erigere un ricordo sepolcrale in S. Andrea delle Fratte.
Oltreché agli idillî, il nome del M. è legato soprattutto ai due drammi Fausts Leben (1778) e Golo und Genoveva (1811). Nel Faust, rimasto frammento - e un frammento ancora più breve rimane di un'anteriore concezione - il M. presenta scene di massa, di diavoli, di ebrei e studenti, tenute in tono del tutto realistico, da cui si stacca un Faust appassionato, esuberante di vitalità come i poeti dello Sturm und Drang stesso. Nella Genoveva - che M. pretese a torto di avere ispirato Tieck - s'incontrano folle di cavalieri, cacce, ordalie, assassini di maniera shakespeariana che parlano il dialetto del Palatinato: un complesso vasto di episodî e di scene con qualche intermezzo lirico, tra cui la bella canzone di Golo Mein Grab sei unter Weiden.
Ma tutta la personalità poetica del M. si specchia nelle due opere: da un insieme informe e caotico si staccano visioni frammentarie, in cui la vita ha una sua pulsazione immediata, elementare: il M. vi anticipa, in oscuro tumulto, il Medioevo dei romantici, così come già negl'idillî popolari aveva anticipato la "Dorfgeschichte", che fiorirà più tardi nel sec. XIX.
Opere: Werke, a cura di F. Tieck, Heidelberg 1811, voll. 3; Adonis, Die Klagende Venus, Venus Urania, Berlino 1825; Dichtungen, a cura di H. Hettner, Lipsia 1868; Gedichte, a cura di H. York, Lipsia 1873; Werke, a cura di M. Oeser, Berlino 1916. Gl'idillî sono stati tutti ristampati a cura di O. Heuer, Lipsia 1914, voll. 3.
I manoscritti si trovano per la maggior parte nel Goethe-Museum di Francoforte e negli archivî di Berlino e di Monaco. I quadri sono per gran parte perduti.
Bibl.: B. Seuffert, Maler M., Berlino 1877; E. Schmidt, in Deutsche Allgemeine Biographie, XXI; F. Meyer, Maler Müller-Bibliographie, Lipsia 1912; M. Seser, F. M., Berlino 1925; F. Denk, F. Müller, der Dichtermaler und Malerdichter, Spira 1930.