PACHER, Friedrich
PACHER (Lebenpacher), Friedrich. – Nacque probabilmente a Novacella/Neustift, presso Bressanone/Brixen, nel quarto o quinto decennio del Quattrocento. Il nome dei genitori è ignoto.
Non è accertato se fosse o meno parente di Michael Pacher, questione ampiamente dibattuta tra gli studiosi. La collaborazione con questo ben più famoso artista e l’ampia partecipazione della bottega nell’esecuzione delle opere rendono complessa la ricostruzione cronologica della sua attività, dipendente prevalentemente dall’analisi stilistica.
Nel 1469 è documentato nell’archivio parrocchiale di Falzes/Pfalzen (Pan, 1986-87: cui si fa riferimento per tutti documenti citati). All’anno precedente risale la sua prima operanota, gli affreschi della volta dell’abbazia di St. Paul im Lavanttal (Carinzia). Il ciclo venne commissionato a Michael Pacher, ma Friedrich eseguì con ogni probabilità23 quadrilobi e 25 chiavi di volta con Santi e Padri della Chiesa, seguendo l’impianto compositivo del capobottega. Si pone così, sin dalle prime opere, la questione della collaborazione tra i due artisti: Friedrich, che nella bottega di Michael si era probabilmente formato, vi collaborò attivamente fino al 1481, anno di completamento dell’altare di St. Wolfgang presso Salisburgo.
Il suo temperamento stilistico divergeva però profondamente da quello di Michael che, del resto, rappresentò un unicum nell’arte tirolese della seconda metà del Quattrocento per il contatto diretto con l’arte italiana contemporanea, soprattutto con l’ambiente padovano, e la capacità di comprendere e rappresentare lo spazio prospettico. Friedrich vi si adeguò controvoglia, preferendo un’interpretazione di tipo grafico-lineare, dinamica ed espressionista.
Nella prima metà degli anni Settanta non si riscontrano opere attribuibili a Friedrich. È possibile che in questo periodo vada situato un suo viaggio nell’Italia settentrionale, in particolare a Venezia e Padova (ma anche Verona), in quanto nella produzione successiva si riscontrano influssi stilistici riconducibili, tra gli altri, ad Antonio e Bartolomeo Vivarini, Carlo Crivelli, Francesco Squarcione, Marco Zoppo, Andrea Mantegna, e anche varianti tipologiche nella costruzione degli altari a portelle (altare di St. Korbinian a Thal-Assling, Tirolo orientale; Trittico della Trinità a Vienna, Österreichische Galerie Belvedere) influenzati dai polittici veneti.
Nel 1474 compare nei ruoli delle tasse di Brunico/Bruneck in quanto cittadino e proprietario di una casa. Si suppone che in questo periodo fosse già titolare di una bottega autonoma nell’ambito della quale si avvaleva, a sua volta, di aiuti. Ciò non gli impedì, però, di continuare a collaborare con Michael in particolare nella volta della sacrestia dell’abbazia di Novacella (1475 circa), all’esterno della collegiata di San Candido/Innichen (1475 circa), nel tabernacolo di Monguelfo/Welsberg (1480 circa). Sotto diretto influsso di Michael eseguì anche il grande affresco nella terza arcata del chiostro dell’abbazia di Novacella, mutilo nella parte centrale, rappresentante la Parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro e, nella volta, il Seno di Abramo. In esso Friedrich utilizzò un modellato morbido per la creazione delle figure, inserite in uno spazio prospettico scalato in profondità, secondo i migliori insegnamenti del maestro. L’esecuzione dell’affresco si situa nella seconda metà degli anni Settanta.
Con l’inizio del nuovo decennio la collaborazione tra i due artisti era agli sgoccioli. Nel 1481, infatti, Michael terminò l’altare di St. Wolfgang presso Salisburgo, commissionatogli dieci anni prima: imponente struttura lignea con scrigno, doppie portelle, predella e alta cimasa, contenente 55 figure lignee di diverse dimensioni, ultima opera in cui è ravvisabile l’intervento di Friedrich, in particolare nella dipintura delle portelle esterne.
L’attività autonoma di Friedrich e della sua bottega si intensificò a partire dagli anni Ottanta, incentrandosi sull’esecuzione di affreschi, tecnica questa sicuramente più congeniale all’artista, e di altari a portelle, in prevalenza solo dipinti. A differenza di Michael, infatti, che fu pittore e intagliatore così come molti altri artisti di area nordica del XV secolo, Friedrich non sembra si sia dedicato alla scultura lignea.
Rasmo (1976), su indicazione di Adelheid von Zallinger, gli attribuisce una piccola serie di statue singole, conservate nella parrocchiale di Lagundo/Algund, nella collegiata di San Candido e nel Metropolitan Museum of art di New York. I risultati dei recenti studi sull’altare della chiesa di St. Korbinian a Thal-Assling (Söding, 2010) sembrano però smentire definitivamente questa ipotesi. Si tratta di un altare a portelle, del 1480 circa, dalla tipologia insolita. Generalmente nello scrigno di questi altari erano inserite statue lignee lavorate a tutto tondo; a Thal-Assling solo la statua del santo titolare è intagliata mentre sono dipinti i Ss. Pietro e Paolo che la affiancano. La statua centrale, riconosciuta ora come coeva e contestuale all’altare, non è però, a differenza dei dipinti, opera di Friedrich Pacher ma di Hans Klocker, importante scultore brissinese contemporaneo. L’aver dovuto ricorrere a un artista estraneo e concorrente per la sua esecuzione dimostra l’impossibilità da parte del pittore di eseguire tale manufatto in proprio.
L’unica opera di Friedrich sicuramente datata (1483), oltre che firmata, è l’altare con il Battesimo di Cristo, eseguito per la chiesa dell’ospedale di S. Spirito a Bressanone, ora diviso tra il Diözesanmuseum di Frisinga (tavola centrale) e il Germanisches Nationalmuseum di Norimberga (una portella). Di poco precedente al 1483 è l’altare di S. Caterina per l’omonima cappella dell’abbazia di Novacella (ora nella locale Pinacoteca), e di poco successivo il citato Trittico della Trinità ora a Vienna.
Quest’ultimo venne acquistato sul mercato antiquario a Venezia (collezione Pacully);tale circostanza, unita all’insolita forma dell’ancona tripartita da una cornice intagliata e sovrapposta – una sorta di compromesso tra altare nordico a portelle mobili e polittico veneto a più scomparti allineati – rafforza l’ipotesi che l’artista si sia recato e abbia soggiornato nella città lagunare. In quest’opera Madersbacher (1998, pp. 226 s.) ravvisa però anche l’intensificarsi di motivi ferraresi – riconosciuti unanimamente dalla critica per tutta la produzione dell’artista ma forse sopravvalutati – che presuppongono lo studio e la conoscenza di Francesco Del Cossa e Cosmè Tura.
Tra il 1480 e il 1485 si situa l’altare dei Ss. Pietro e Paolo, attualmente diviso tra il Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck (tavola centrale e predella) e il Museo dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme (portelle).
L’altare, dipinto a tempera grassa su cirmolo, proveniente dalla cappella della residenza Jöchelsthurn di Vipiteno/Sterzing, rappresenta il capolavoro di Friedrich. Nella tavola centrale autografa, mentre le portelle sono della bottega, Pietro e Paolo sono divisi da un finto pilastro ligneo che si allarga superiormente creando un complesso baldacchino gotico a traforo. La complessità della costruzione e lo spazio illusionistico che ne deriva, ottenuto anche mediante un impiego sapiente degli effetti di chiaroscuro, rappresentano l’autonoma e migliore risposta di Friedrich ai problemi di rappresentazione spaziale. L’artista però non proseguì su questa strada e, pur utilizzando più volte l’espediente della divisione centrale delle scene mediante pilastri (per esempio nei più tardi affreschi del chiostro dei Domenicani a Bolzano), rinunciò alla rappresentazione prospettica a favore di composizioni dinamiche risolte in superficie.
Agli stessi anni si datano la movimentata rappresentazione ad affresco della Salita al Calvario sulla facciata occidentale di S. Nicolò ad Aica/Aicha, con sgherri e soldati che si accaniscono, in pose ardite e disarticolate, contro Gesù caduto, e i dipinti nell’abside della cappella del castello di Campo Tures/Sand in Taufers.
Nel 1485 il principe vescovo Georg von Brixen concesse a Friedrich un anno di licenza, forse utilizzato dall’artista per un ulteriore viaggio di studio in Italia. Seguono opere quali la tavola con l’Adorazione dei magi (ante 1489) per la chiesa di S. Egidio a Valdaora di Mezzo/Mitterolang.
A fronte dell’affermarsi di Pacher in ambito artistico locale, si intensificò anche la sua partecipazione alla vita pubblica. Dal 1489 al 1492 fu infatti prevosto a Brunico, dove ricoprì, tra il 1503 e il 1508, anche l’ufficio di giudice civico. Questi impegni non rallentarono l’attività produttiva della sua bottega, ormai famosa e affermata, ma sicuramente diminuirono la sua partecipazione diretta. Se ne ha un chiaro esempio negli affreschi per il chiostro dei Domenicani a Bolzano, dove, a partire dal 1496 o poco prima, Friedrich eseguì un vasto ciclo pittorico nella prima, seconda, sesta, settima e ottava arcata. La presenza della bottega è progressiva e diviene preponderante a partire dalla sesta arcata, mentre la nona è opera totalmente autonoma di uno stretto collaboratore, noto come Maestro dell’Altare di S. Barbara o Maestro di S. Corbiniano. Questo artista, la cui mano è riconoscibile dall’esasperazione degli aspetti espressivi e dall’irrigidimento delle forme, prende il nome dall’altare di S. Barbara dell’abbazia di Novacella (ante 1498), ma viene più volte riconosciuto, all’interno del corpus della bottega di Friedrich, anche in precedenza, a partire dagli anni Ottanta e dall’altare di St. Korbinian a Thal-Assling. Da Bolzano in poi fu lui a eseguire i lavori commissionati alla bottega di Pacher come, per esempio, l’altare della Maddalena a Thal-Assling. La questione degli aiuti di bottega di Friedrich è, in ogni caso, particolarmente complessa. Tra di essi si annoverò, per un breve periodo, anche Marx Reichlich, altro importante protagonista della pittura tirolese tra Quattro- e Cinquecento.
Le scelte iconografiche utilizzate per gli affreschi bolzanini, chiaramente dettate dalla committenza, seguono la consuetudine delle decorazioni dei chiostri tardo-medievali mutuata da testi di grande diffusione come lo Speculum humanae salvationis o la Biblia pauperum. La raffigurazione delle lunette è quindi strettamente connessa a quella delle rispettive vele in un coerente rimando tra episodi e personaggi del Nuovo e dell’Antico Testamento. Nell’eseguirla Pacher fece ampiamente ricorso al repertorio di stampe tedesche, già largamente diffuse sul finire del secolo, e in particolare a quelle del Maestro E. S., utilizzate anche in altre occasioni.
La committenza bolzanina rappresentò per Pacher l’opportunità di ampliare il raggio d’azione, fino allora prevalentemente legato alla zona pusterese e all’ambito brissinese. Forse proprio in occasione dei lavori per il chiostro, entrò in contatto con l’imperatore Massimilano d’Asburgo, benefattore del convento domenicano, per i lavori di ammodernamento del quale aveva elargito una donazione nel 1497 e di cui, nella vela della nona arcata del chiostro, esiste un curioso cripto-ritratto in veste di Salomone. Nel 1501 e nel 1504 Massimiliano incaricò Pacher di eseguire delle perizie sugli affreschi trecenteschi di Castel Roncolo presso Bolzano. I lavori di restauro, voluti dall’imperatore, furono però effettuati da Reichlich nel 1508.
Pacher morì, probabilmente a Brunico, nell’inverno tra il 1508 e il 1509: il suo nome compare per l’ultima volta nei documenti delle sedute del Consiglio della cittadina il 13 ottobre 1508 mentre il 19 febbraio dell’anno successivo era già stato sostituito.
Ulteriori opere attribuite: chiavi di volta, chiesa di St. Korbinian a Thal-Assling, affresco, 1468 circa; chiavi di volta, chiesa di S. Maria presso Dobbiaco/Toblach, affresco, 1475-76; S. Cristoforo, chiesa di S. Maria Assunta a Valdaora di Sopra/Oberolang, affresco, fine anni Settanta del Quattrocento; S. Caterina, s. Barbara, ss. Pietro e Paolo, portelle di predella, M.H. de Youg Memorial Museum di San Francisco, proprietà privata a Vienna, Deu-tschordenskirche di Friesach, 1475-76; S. Biagio e s. Caterina, portella di predella, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, 1475-80; chiavi di volta, chiesa di S. Giacomo a Riobianco/Weissenbach, affresco, 1480 circa; S. Cristoforo, chiesa di S. Egidio a Valdaora di Mezzo, affresco, 1480 circa; S. Margherita,ss. Andrea e Matteo, santo monaco, Madonna con Bambino, Velo della Veronica, chiesa di S. Maria a Mantena/Montal, affresco, 1482 circa; S. Cristoforo, chiesa di S. Valpurga ad Anterselva di Sotto/Antholz-Niedertal, affresco, anni Novanta del Quattrocento; altare della Vergine, portelle, Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, 1490 circa; Messa di s. Gregorio, chiesa di S. Martino presso San Lorenzo di Sebato/Sankt Lorenzen, affresco, 1493 ca.; Storie di s. Cristoforo, duomo di Bolzano, affresco, 1499 circa; S. Maddalena e s. Pietro, portelle di predella, Museo civico di Bolzano, fine XV secolo; Invenzione della Croce, chiesa di Rio Pusteria/Mühlbach, affresco, fine XV secolo; Maria dolente e s. Maddalena, chiesa di S. Giorgio a Brunico, affresco, fine XV secolo; Sante e Santi, portelle d’altare, Universalmuseum Joanneum di Graz, 1500 circa; Crocifissione, sala del capitolo del duomo di Bressanone, affresco, 1500 circa; Salita al Calvario, sacrestia della parrocchiale di Bressanone, affresco, post 1500.
Fonti e Bibl.: H. Semper, Michael und F. Pacher..., Esslingen 1911; N. Rasmo, Arte medioevale nell’Alto Adige (catal.), Bolzano 1949, pp. 34-36, passim; Id., Nuove acquisizioni alla conoscenza dell’arte medioevale dell’Alto Adige, in Cultura atesina, IV (1950), pp.134-160; Id., Michele Pacher, Milano 1969, passim; E. Herzig, F. P. und sein Kreis. Studien zu einer Monographie, tesi di laurea, Universität Wien, a.a. 1972-1973; A. Ronen, The Peter and Paul altarpiece and F. P., Jerusalem-London 1974; N. Rasmo, Nuovi contributi alla conoscenza di Michele Pacher, in Cultura atesina, XXII (1976), pp. 28-37; Der Pacher-Altar in St. Wolfgang. Untersuchung und Restaurierung 1969-1976, a cura di M. Koller - N. Wibiral, Wien 1981; E. Egg, Gotik in Tirol. Die Flügelaltäre, Innsbruck 1985, pp. 189-192, passim; N. Rasmo, La pittura in Valdadige.Il Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1986, pp. 99-118; A. Pan, Der Freskenzyklus in Dominikaner-Kreuz-gang zu Bozen, tesi di laurea, Universität Wien, a.a. 1986-87; Michael Pacher e la sua cerchia. Un artista tirolese nell’Europa del Quattrocento 1498-1998 (catal., Novacella/Neustift), a cura di A. Rosenauer, Bolzano/Bozen 1998; L. Madersbacher, F. P., ibid., pp. 225-228; W. Kofler-Engl, Michael Pacher und die Wandmalerei seines Kreises, ibid., pp. 275-297; U. Söding, Vier Tafelbilder aus der Werkstatt F. P.s in den Niederlanden, in Veröffentlichungen des Tiroler Landesmuseums Ferdinandeum, LXXIX (1999), pp. 19-32; L. Andergassen - L. Madersbacher, Der Sterzinger Apostelaltar von F. P., Bozen 2002; Kunst in Tirol, a cura di P. Naredi-Rainer - L. Madersbacher, Innsbruck 2007, I, pp. 530 s.; H. Stampfer, Simon von Taisten und F. P., in Der Schlern, LXXXI (2007), pp. 40-47; S. Spada Pintarelli, Quattro- e Cinquecento e la sfortuna di chiamarsi Pacher, in Domenicani a Bolzano (catal.), Bolzano 2010, pp. 192-211; Der Korbinianaltar von F. P. (catal., Wien),Weitra 2010; U. Söding, ibid., pp. 24-39.
Si ringrazia Giovanna Tamassia per la schedatura delle opere e la ricerca bibliografica.