Paulsen, Friedrich
Filosofo tedesco (Langenhorn, od. Land Schleswig-Holstein, 1846 - Steglitz, Berlino, 1908). Prof. (dal 1875) nell’univ. di Berlino, contribuì largamente al risveglio dell’interesse per i problemi filosofici, soprattutto con la sua Einleitung in die Philosophie (1892), opera molto nota e tradotta in varie lingue. Sotto la diretta influenza di Wundt, ma con molti motivi autonomi, elaborò un sistema filosofico che cercava di comporre in unità concezioni storicamente assai distanti. A un’interpretazione psicologico-biologica dell’a priori kantiano connetteva infatti la tesi, generalmente idealistica, della totale risoluzione della realtà fisica in realtà psichica, concepita a sua volta, schopenhauerianamente, come universale volontà. L’idea della distinzione della realtà fisica da quella psichica permaneva d’altronde nell’idea di un «universale parallelismo» delle due sfere, mediante la quale P. dava nuova forma alla concezione fechneriana del parallelismo psicofisico. Positivistica, infine, appariva l’intonazione generale del suo sistema, in cui la filosofia si presentava come suprema sintesi nonché norma di tutte le scienze particolari della realtà. Notevoli i suoi studi storici su Kant (Versuch einer Entwicklungslehre der kantischen Erkenntnistheorie, 1875; Kant, der Philosoph des Protestantismus, in Kantstudien, 1898; Immanuel Kant. Sein Leben und seine Lehre, 1898, trad. it. Kant) e su Schopenhauer (Schopenhauer, Hamlet, Mephistopheles. Drei Aufsätze zur Naturgeschichte des Pessimismus, 1900). Tra le altre sue opere si ricordano: System der Ethik (1889); Philosophia militans. Gegen Klerikalismus und Naturalismus (1901; trad. it. Contro il clericalismo) e, in campo pedagogico, Geschichte des gelehrten Unterrichts auf den deutschen Schulen und Universitäten vom Ausgang des Mittelalters bis zur Gegenwart (1885).