VISCHER, Friedrich Theodor
Poligrafo tedesco, nato a Ludwigsburg il 30 giugno 1807, morto a Gmunden il 14 settembre 1887. Povero, si volse dapprima alla teologia. Ma più di questa lo attrassero presto le arti belle, la letteratura e la filosofia, prima dello Schelling, poi del Hegel. Abbandonata la carriera ecclesiastica, fu nominato professore a Tubinga nel 1837. Per le mene della chiesa e dei pietisti fu, nel 1845, sospeso per due anni. Nel 1855 passò al Politecnico di Zurigo, dove ebbe collega F. de Sanctis. Nel 1866 tornò a Tubinga. Dal 1868 insegnò al Politecnico di Stoccarda.
La sua opera più nota è l'Ästhetik oder Wissenschaft des Schönen (1846-57). Essa consta di una Metafisica del bello, di una fisica estetica (dedicata alla forma immediata del bello, al bello di natura) e di una psicologia estetica (che considera la forma mediata del bello, la fantasia), e di una teoria delle arti (l'arte costituisce, infatti, il superamento della forma immediata e della mediata nelle quali si determina esistenzialmente il bello). Di diretta derivazione hegeliana, l'Ästhetik non offre svolgimenti originali: nulla parve a F. de Sanctis "più inestetico" di questa estetica, che l'autore medesimo venne più tardi criticando (Kritik meiner Ästhetik) e che tuttavia non fu ai suoi tempi senza influenza, fra l'altro sull'Estetica, pur di tanto superiore alla vischeriana per grazia letteraria e osservazioni ingegnose, dell'italiano A. Tari.
Mente di scarsa originalità speculativa, il V. (al quale si debbono anche altri scritti minori di estetica: Über das Erhabene und Komische, 1837; la Prolusione del 1844; Das Symbol, 1887 e altri) si sentiva più a suo agio nella critica letteraria e militante. Con particolare impegno studiò lo Shakespeare e, soprattutto, il Faust di Goethe, sul quale ha lasciato varî lavori ricchi di osservazioni pregevoli (v. specialmente: Goethe's Faust. Neue Beiträge zur kritik des Gedichts, Stoccarda 1875), ma la seconda parte del quale giudicò affatto priva di poesia e si sbizzarrì anche a grossolanamente parodiare e satireggiare. In realtà il V. fu qui, come altrove, traviato dal pregiudizio dello stile "realistico", il solo, ai suoi occhi, schiettamente poetico e germanico, nonché dal concetto intellettualistico della poesia come simbolo.
Il gusto letterario del V. risalta forse meglio che altrove in un lungo racconto Auch Einer (1878) materiato di elementi autobiografici (l'odio per il volgo e le donne, l'amore per gli animali e l'incorrotta natura, ecc.) il quale richiama Jean Paul per i casi bizzarri e grotteschi in esso narrati (a cominciare dalle infinite forme della "malizia dell'oggetto") in uno stile studiatamente barocco, caratterizzato da cumuli di sinonimi, dall'alternarsi di termini scientifici e di parole dotte ed esotiche con espressioni del realismo più crudo, da inusitate trasposizioni atte a suscitare la meraviglia, e via dicendo.
Temperamento vivace, il V. sostenne con foga le più varie cause, dalla ginnastica alla protezione degli animali. Partecipò anche alla vita politica (fu nel 1848 deputato al Parlamento di Francoforte) prima con animo di "grande tedesco" liberaleggiante e repubblicaneggiante per poi aderire agli stati d'animo dominanti nella Germania bismarckiana di prima e di dopo il 1870.
Scritti varî ed edizioni: Epigramme aus Baden-Baden, 1867; Der deutsche Krieg 1870-71, 1874; Lyrische Gänge, 1882, 5ª ed. 1909; Allotria, poesie, 1892. Le lezioni d'introduzione all'Estetica e quelle sullo Shakespeare sono state edite dal figlio Robert, 1898-1905, al pari di una ristampa dell'Äesthetik, in voll. 4, e dei Kritische Gänge, in voll. 6, Monaco 1920-22, e dell'epistolario V. Mörike, ivi 1926. Scelte hanno fatto G. Keyssner, Stoccarda 1918, e Th. Kappstein, Lipsia 1920.
Bibl.: Th. Klaiber, F. Th. V., Stoccarda 1920; O. Hesnard, F. Th. V., I, Parigi 1921; H. Glockner, F. Th. V. und das 19. Jahrhundert, Berlino 1931. Curiosi e gustosi particolari dà F. de Sanctis nelle Lettere da Zurigo a D. Marvasi, 1856-60, a cura di Croce, Napoli 1913 e nell'Appendice alla 2ª ed. (1883) del Saggio critico sul Petrarca. - Sull'Ästhetik: B. Croce, Estetica, 5ª ed., Bari 1922, p. 374 segg. e passim; H. Glockner, V.s Ästhetik in ihrem Verhältnis zu Hegel, Lipsia 1920. Sulle relazioni fra il V. e il De Sanctis: B. Croce, Saggio sullo Hegel, ecc., Bari 1923, pp. 388-97; fra il V. e A. Tari: C. Dentice di Accadia, in La Critica, XXI (1923), p. 161 segg. Sul V. critico: B. Croce, Nuovi saggi su Goethe, Bari 1934, pp. 137-56; id., Problemi d'estetica, Bari 1910, pp. 451-53; F. Feilbogen, V.s Auch Einer, Zurigo 1926.