Frigidità
Frigidità (dal latino tardo frigiditas, derivato da frigidus, "freddo") indica mancanza o carenza di eccitazione erotica nei rapporti sessuali, riferendosi in particolare all'assenza del calore fisico ed emotivo che usualmente accompagna la risposta sessuale. Il termine, impiegato prevalentemente in relazione alla sessualità femminile, mostra una singolare e fortissima variazione di significato in rapporto alle variabili culturali. Ormai quasi scomparso nella letteratura sessuologica, resta radicato nel linguaggio comune, con valenze fortemente spregiative nei confronti della donna considerata 'frigida'. Inibizione sessuale generale Anche se il termine frigidità è restato ampiamente in uso, spesso con accezioni improprie, già alla fine degli anni Settanta del 20° secolo H.S. Kaplan (1979) propose di sostituirlo con l'espressione 'inibizione sessuale generale'; questa locuzione è infatti più descrittiva dal punto di vista clinico, non implica giudizi, e, grazie alla specifica denotazione fisiopatologica è in grado di definire i seppure rari blocchi analoghi dell'uomo, superando così una lettura culturalmente viziata della frigidità.
Dal punto di vista sessuologico, l'inibizione sessuale generale può essere, in casi rarissimi, primaria, ossia presente fin dall'inizio della vita sessuale del soggetto e imputabile ad alterazioni cromosomiche, a deficienze ormonali, a gravi carenze affettive e a esperienze emotivamente e sessualmente traumatiche vissute nella prima e seconda infanzia. Più frequentemente è secondaria e compare dopo un periodo di normale o comunque discreta risposta sessuale. Anche in queste evenienze la causa è spesso multipla, dovuta a carenze ormonali, a problemi di salute fisica o psichica, a disfunzioni sessuali che colpiscono altri livelli della risposta sessuale, infine a conflitti e problemi di coppia persistenti. In ogni caso, è caratterizzata dall'assenza del desiderio sessuale e, conseguentemente, dalla mancanza di eccitazione e di orgasmo. L'assenza di desiderio può paralizzare l'eccitazione a tre diversi livelli: eccitazione mentale, periferica non genitale e periferica genitale (Levin 1992). A livello di eccitazione mentale (mental arousal), si verifica inibizione dell'immaginario erotico, con scarsezza o assenza di sogni erotici, di fantasie diurne involontarie (sexual day dreams) e di fantasie volontarie; resta inoltre alta la vigilanza psichica, che indica la difficoltà di abbandono fisico ed emotivo, e conseguentemente è inibito il flusso nervoso di neurotrasmettitori che attivano le risposte sessuali periferiche, genitali e non. Dell'eccitazione periferica non genitale fanno parte la vasodilatazione superficiale diffusa, responsabile della sensazione di calore, l'aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa, l'intensificata salivazione, l'incremento di secrezione sudoripara, l'erezione del capezzolo, la variazione del tono muscolare (Masters-Johnson-Kolodny 1994): tutti questi cambiamenti, fisiologicamente presenti nella normale risposta sessuale, consentono una maggiore partecipazione emotiva e fisica al piacere, al quale corrisponde una riduzione della consapevolezza di sé (contrariamente alla percezione del dolore, che comporta un aumento della coscienza di sé; Lowen 1970).
L'eccitazione periferica genitale nella donna è caratterizzata da diverse manifestazioni concomitanti: un iperafflusso di sangue nei vasi che circondano la vagina provoca, per trasudazione di liquido dalle pareti vaginali stesse, il fenomeno della lubrificazione vaginale, oltre a facilitarne l'allungamento e l'allargamento; l'ipersecrezione di liquido delle ghiandole di Bartolini, che sboccano nel vestibolo, ossia all'inizio della vagina, agevola ulteriormente la penetrazione; se l'eccitazione è intensa, la congestione dei vasi sanguigni, collocati a livello del piano muscolare che chiude in basso il bacino, forma infine la cosiddetta piattaforma orgasmica (Masters-Johnson-Kolodny 1994), che facilita la risposta di piacere, fino all'orgasmo, specialmente durante il coito; contemporaneamente si ha iperafflusso di sangue nei vasi del corpo cavernoso della clitoride e nei due corpi cavernosi bulbovestibolari, posti al di sotto delle piccole labbra, che caratterizza una più intensa eccitazione focalizzata sui genitali esterni, favorendo così l'orgasmo clitorideo o comunque vestibolare. In assenza di eccitazione mentale e periferica, genitale e non, il corpo resta freddo e quindi eroticamente muto. Se l'eccitazione è bloccata a ogni livello, anche l'orgasmo ha pochissime probabilità di manifestarsi e il vissuto dopo il rapporto sarà estremamente deludente. Il conseguente feedback negativo finirà per frenare ulteriormente ogni possibile slancio erotico, giungendo fino al blocco totale della funzione sessuale. In ambito clinico, questa dinamica retroattiva negativa appare particolarmente evidente nelle forme di inibizione sessuale generale secondaria, in cui la delusione sessuale, a varia eziologia, finisce per confluire in un unico, pervadente comportamento di disinteresse fino ad arrivare alla franca avversione per ogni forma di intimità sessuale. È quindi evidente che, dal punto di vista clinico, si potrà parlare di frigidità o, molto più pertinentemente, di inibizione sessuale generale, solo in presenza di un blocco, primario o secondario, di tutta la funzione sessuale.
L'attenzione alla realtà del corpo e all'armonia delle sue funzioni consente una descrizione clinica delle diverse disfunzioni sessuali che possono essere risolte con adeguata terapia. Se il desiderio è presente, ma ci sono difficoltà di eccitazione, si parlerà più correttamente di disturbi dell'eccitazione (arousal difficulties). La secchezza vaginale, conseguente alla difficoltà di lubrificazione, è il sintomo più frequentemente lamentato, spesso accompagnato da un vario dolore alla penetrazione (dispareunia). Se la difficoltà riguarda solo la fase orgasmica, si parlerà invece di anorgasmia, precisando se essa sia: primaria, ossia presente fin dall'inizio della vita sessuale; secondaria, comparsa cioè dopo un periodo di normalità sessuale; assoluta, con tutte le forme di stimolazione; solo coitale; generale, con tutti i partner; selettiva, limitata cioè all'intimità con un partner specifico. La disfunzione sessuale generale, in quanto tale, può evidentemente interessare anche l'uomo. Il primum movens è sempre il blocco del desiderio e, conseguentemente, delle tre forme di eccitazione (mentale, periferica genitale e non) che ne conseguono nella 'cascata' di eventi fisiologici che coordinano la funzione sessuale maschile. Anche nell'uomo avremo l'inibizione dell'eccitazione mentale, con blocco dell'immaginario erotico; dell'eccitazione periferica non genitale, con mancata attivazione dei diversi meccanismi neurovegetativi con cui tutto il corpo partecipa all'esperienza sessuale; dell'eccitazione genitale, con difficoltà erettive (v. impotenza). Il sintomo più frequentemente lamentato in questi casi è il deficit di erezione, che interessa sia la fase di induzione sia quella di mantenimento (Levin 1994) e che, per la sua evidenza, è quello che turba di più paziente e partner. L'anamnesi accurata rivela invece in questi casi il blocco libidico: la diagnosi differenziale dovrà riconoscerne le possibili componenti biologiche, motivazionali-affettive e cognitive, affinché possa poi essere scelta la terapia migliore. Un concetto controverso Il concetto di frigidità è estremamente controverso.
Fino alla 'rivoluzione sessuale' degli anni Settanta del 20° secolo si è definita frigidità l'incapacità della donna a provare eccitazione e a raggiungere l'orgasmo nel rapporto con l'uomo. Da un punto di vista storico, questa definizione si è affermata solo quando si è scoperto che la donna è capace di raggiungere l'orgasmo e si è posto quest'ultimo a base del suo appagamento sessuale, seppure in un'ottica orientata alle esigenze maschili. Infatti, prima della fine dell'Ottocento non si riconosceva, almeno alle donne borghesi 'perbene', alcuna capacità di orgasmo. La sessualità femminile, a differenza di quella dell'uomo, non era rivolta al raggiungimento del piacere, ma era finalizzata alla procreazione. Si riteneva che la caratteristica essenziale della donna fosse essere sessualmente 'priva di emozioni' e 'passiva'. L'assenza di orgasmo era perciò considerata la norma sessuale, anzi una virtù della donna borghese del tempo, mentre la sua manifestazione era ritenuta un comportamento sconveniente e non conformista, al quale si abbandonavano soltanto le donne dissolute di basso o di infimo rango (Gay 1984). A partire dalla fine dell'Ottocento si è imposta l'idea della frigidità come incapacità di pervenire all'orgasmo vaginale. È stato S. Freud, che a questo proposito ha usato anche il termine anestesia, a iniziare a parlare di frigidità anche nel caso in cui la donna, pur sensibile alle stimolazioni proprie o altrui della clitoride e pur essendo in grado di raggiungere l'orgasmo, non riesce però a trasferire l'eccitazione erogena dalla clitoride al vestibolo della vagina (Freud 1905). Il contributo di Freud non sta soltanto nell'aver riconosciuto alla donna la capacità e il bisogno dell'orgasmo, dandone un'argomentazione teorica, ma anche nell'aver considerato l'orgasmo vaginale una forma di appagamento sessuale superiore a quello clitorideo. Questa codificazione dell'orgasmo femminile è alla base del rapporto gerarchico che, secondo i freudiani, si stabilirebbe tra l'uomo e la donna nell'atto sessuale. Pertanto la donna risulta totalmente soggetta all'uomo nell'appagamento, se condivide un'idea di sessualità tendente verso l'orgasmo o gli orgasmi vaginali. Ne consegue, da questo punto di vista, che i freudiani parlano già di frigidità se la donna, nonostante il contatto sessuale, si dimostra incapace di produrre quella secrezione che viene considerata funzionale alla penetrazione della vagina da parte del membro maschile. La 'secchezza' della donna frigida rappresenta anche in senso metaforico la peculiarità di una donna che si sottrae al desiderio maschile. Essere frigide oppure essere ritenute tali è diventato il sostrato su cui basare la definizione sociale di un tipo specifico di donna, al quale sono connesse altre caratteristiche secondarie, quali, per es., un temperamento freddo e insensibile, presunti tratti dispotici, una tendenza ad attacchi isterici, nevrosi e, in generale, una notevole irritabilità. Il movimento femminista degli anni Settanta, ravvisando in questa definizione di frigidità una forma di violenza verso le donne, ha imposto una nuova concezione della sessualità femminile che rompe radicalmente con il dogma freudiano. Fondamentali a questo riguardo sono state l'inchiesta promossa negli anni Cinquanta negli Stati Uniti da A.C. Kinsey e quelle successivamente condotte da W.H. Masters e V.E. Johnson. In particolare Kinsey (1953), il quale si è attenuto al criterio dell'orgasmo vaginale come parametro dell'appagamento sessuale della donna, ha rilevato che l'indice della frequenza della frigidità (oltre il 50% dei casi da lui stesso esaminati) tendeva ad abbassarsi notevolmente in presenza di alcuni fattori quali, per es., l'educazione sessuale, un atteggiamento più aperto verso la sessualità femminile e l'aumento dei rapporti prematrimoniali. Inoltre Kinsey, escludendo che la masturbazione porti alla frigidità, ha invece sostenuto i positivi risvolti dell'autoerotismo sull'atto eterosessuale. Il rapporto Kinsey ha favorito nel ceto medio di quegli anni un comportamento sessuale che, collegando il miglioramento della propria condizione al numero di orgasmi che una donna riusciva a ottenere a opera dell'uomo, si qualificava come una nuova forma di conquista sociale (Ehrenreich-Hess-Jacobs 1986). La frigidità in tal modo superata era considerata quale parte integrante di una relazione sessuale sana e l'orgasmo simultaneo l'acme di un rapporto riuscito e perciò appagante.
Le indagini di Masters e Johnson (1966) hanno radicalmente infranto una concezione della sessualità femminile concentrata sulla vagina. accentuando il ruolo fondamentale della clitoride nell'orgasmo e smascherando così il mito dell'orgasmo vaginale (Ehrenreich-Hess-Jacobs 1986). Su questa base, il movimento femminista ha liquidato il dogma per cui la donna sarebbe capace di raggiungere l'orgasmo solo nei rapporti eterosessuali, individuando nella definizione freudiana di frigidità un artefatto sociale basato sulla preferenza maschile per il sesso incentrato sulla vagina. Il risalto dato alla sessualità clitoridea ha consentito di riconoscere alla donna non soltanto la capacità di provare l'orgasmo (da un punto di vista sia quantitativo sia qualitativo), ma anche di disporre di maggiori possibilità di scelta delle proprie attività e pratiche sessuali. L'appagamento che si può conseguire attraverso il rapporto eterosessuale è diventato quindi una delle molte opzioni, venendo anzi a essere discriminato dalle femministe radicali in quanto proseguimento di una sessualità intesa in senso maschilista. La compresenza della frigidità vaginale e della capacità di orgasmo clitorideo è diventata in un certo senso la bandiera delle femministe radicali contro i rapporti sessuali tradizionali e contro l'istituto del matrimonio eterosessuale. Le trasformazioni subite dalla definizione di frigidità sotto l'aspetto medico, psicoanalitico, sessuologico e femminista dimostrano come essa sia stata utilizzata in ogni fase storica e sociale per tenere sotto controllo la sessualità femminile, in difesa di interessi di volta in volta diversi. La donna stessa ha potuto e può, più o meno consapevolmente, strumentalizzare nel proprio interesse un modello di comportamento connesso con la frigidità per sottrarsi alle richieste del proprio partner. Se la frigidità viene intesa come ruolo, cioè come un comportamento standardizzato volto al rifiuto del rapporto sessuale, bisogna guardarsi dal sottovalutarne il significato sociale, sia nel passato sia nel presente.
Il ruolo della donna frigida è stato ed è una possibile alternativa per respingere l'approccio sessuale maschile, evitando di piegarsi a un orgasmo stimolato dall'uomo. In particolare, in epoche e in società in cui non esiste un effettivo controllo delle nascite, rifugiarsi nel ruolo della donna frigida rappresenta un'opportunità per sottrarsi a gravidanze non desiderate, mentre in società in cui la donna non ha il diritto di scegliersi liberamente lo sposo, la frigidità esprime la sua resistenza e opposizione al compagno che le è stato imposto. Assumere la parte della donna frigida è stato ed è ancor oggi per molte donne il mezzo estremo, tutt'altro che inefficace, per ribellarsi alle pretese maschili di disporre del loro corpo ed essere costrette a un'obbligatoria eterosessualità (Rich 1980). Questo carattere eversivo, insito nella frigidità, ha portato a tacciare la donna di comportamento crudele, perché in tal modo non distrugge soltanto ogni piacere per sé e per l'uomo, ma sottrae anche all'atto eterosessuale - inteso come istituto sociale - la sua vera e propria base. La particolare ostilità che suscita non a caso la frigidità, a differenza dell'impotenza maschile, induce a concludere come in tale comportamento si veda dal punto di vista sociale un pericolo per il matrimonio eterosessuale (Seymor-Smith 1975).
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