Scrittore tedesco (Coblenza 1885 - Diez, Renania, 1970); discendente da una famiglia prussiana di antica nobiltà, figlio d'un generale ed egli stesso ufficiale, già nel corso della prima guerra mondiale si fece deciso paladino del pacifismo. Avverso quindi al nazionalismo revanscista, nel 1932 emigrò, trattenendosi per breve tempo in Italia, poi in Francia e nel 1940 negli Stati Uniti; tornò in Germania nel 1948. Tema fondamentale della produzione di U. è quello della società ordinata e finalizzata ma non autoritariamente. Già emergente nei primi drammi (Offiziere, 1912; Louis Ferdinand, 1913), il tema diventa più acuto a contatto con la tragedia della guerra, presentata in tutti i suoi orrori con un pathos umanitario che utopisticamente proietta il riscatto morale del singolo e del gruppo al di sopra della disperazione: particolarmente importante il dramma Ein Geschlecht (1917), che ha fatto di lui uno dei campioni dell'espressionismo, cui seguirono Platz (1920), Stürme (1922) e il racconto Opfergang (1919). Meno intense, anche se animate dagli stessi sentimenti, le successive commedie Bonaparte (1927), Phaea (1930) e Zero (1932). Numerosi i suoi interventi in sede politica (Rede, 1924; Europa, erwache!, 1936; Friede auf Erden!, 1948; Mächtig seid ihr nicht in Waffen, 1957); meno interessanti i romanzi (Der nie verlor, 1948; Die Heilige, 1952; l'autobiografico Der Sohn des Generals, 1957).