FRIULI-VENEZIA GIULIA
Regione orientale dell'Italia settentrionale, nata dopo la seconda guerra mondiale dall'unione della prov. di Udine, fino ad allora inclusa nel Veneto, e della parte rimasta all'Italia della Venezia Giulia, che nel periodo prebellico comprendeva la valle dell'Isonzo e l'Istria.Il nome Friuli, medievale, deriva da Forum Iulii (nome lat. di Cividale), mentre la denominazione di Venezia Giulia, proposta nel 1863, rimanda alle regioni romane della Venetia et Histria e delle Alpes Iuliae. Gli odierni confini amministrativi non coincidono con quelli storico-artistici, che abbracciano un territorio più ampio ma di cui non è possibile delimitare precise coordinate per l'intrecciarsi di influssi diversi.La storia politica e culturale del F. fu fortemente condizionata dall'essere regione di confine. Colonizzato dai Romani, il territorio della Regio X (Venetia et Histria) era organizzato in oppida, che tuttavia non riuscirono a fermare le numerose invasioni, tra cui quelle nel 401 e 404 dei Visigoti di Alarico e nel 452 degli Unni di Attila. Il centro più importante era costituito da Aquileia (v.), che esercitò un'influenza fondamentale anche in età paleocristiana, non limitata ai luoghi del F., dove è documentata da strutture o reperti (Grado, Trieste, San Giovanni al Timavo, San Canzian d'Isonzo, Invillino in Carnia), ma estesa nell'area assai vasta sottomessa all'autorità religiosa del Patriarcato, come dimostrano gli scavi nelle aree delle cattedrali di Concordia Sagittaria, Verona, Brescia, Parenzo, Pola, Nesazio e forse Hemmaberg (Piva, 1990). Nel 489 conquistarono il F. i Goti di Teodorico, il quale riorganizzò le difese mediante clausurae (Cassiodoro, Variae, II, 19) poste su precedenti postazioni romane. Nel 568 discesero i Longobardi e si costituì il ducato del Friuli, che abbracciava il territorio dei municipia romani di Aquileia, Concordia Sagittaria, Iulium Carnicum (Zuglio) e Forum Iulii (Cividale), insistendo grosso modo sull'od. F., seguendo però nella parte sud-sudoccidentale il corso del Livenza, inglobando il distr. di Portogruaro con Caorle, Concordia Sagittaria e Summaga (staccato solo nel 1818 dalla prov. di Udine e annesso a quella di Venezia).Del territorio esiste uno straordinario documento cartografico nella Tabula Peutingeriana (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 324), copia del sec.12°-13° di una carta romana, i cui segmenti pergamenacei III-IV illustrano la Venetia et Histria, con l'indicazione dei toponimi, degli idronimi corrispondenti ai fiumi Brenta, Livenza e Tagliamento e dei percorsi stradali per Concordia Sagittaria e la penisola italiana, per il Norico, per la Pannonia e per l'Istria e la Dalmazia, che s'incrociavano ad Aquileia. Con l'arrivo dei Longobardi mutarono gli assi viari: la via consolare Annia perse importanza e il nuovo centro diventò Cividale, da cui partivano il collegamento per Cormons, Pons Sontii, fino a Pontium, al confine con l'Istria bizantina, quello che, passando per Nimis e Artegna, si congiungeva alla grande strada diretta al Norico e ai territori danubiani, quello che puntava a Codroipo per la volta di Stradalta e infine quello che raggiungeva la via della Fella a Virunum attraverso la valle del Natisone e dell'Isonzo.Dalle località dei ritrovamenti dei reperti, soprattutto funerari, si è visto che gli insediamenti insistevano su punti di difesa di guadi, ponti e strade. Tra le necropoli vanno menzionate quelle, con reperti dell'epoca delle Migrazioni, di Udine, Cividale, Andrazza Forni di Sopra, Romans d'Isonzo, e ancora quelle di Trieste, Planis, Collosomano. Dei castra menzionati da Paolo Diacono (Hist. Lang., IV, 37), quali Cormons, Nimis, Osoppo, Artegna, Ragogna, Gemona, Invillino in Carnia, solo quest'ultimo è stato oggetto di uno scavo scientifico sistematico, che ha dimostrato che tale castrum, già sede di antichi insediamenti e usato a scopo difensivo fin dall'età latina, fu utilizzato dai Longobardi per difendersi dagli Avari (Pavan, 1990, p. 143). Uno scavo condotto nel 1987 ha messo in luce strutture murarie identificate con quelle dell'antico monastero benedettino di S. Maria in Sylvis di Sesto al Réghena, fondato nel 762 (Torcellan, 1988).La cultura longobarda si rivela, oltre che in edifici come il celebre tempietto di S. Maria in Valle e nei famosi esemplari scultorei di Cividale (v.), estremamente ricca e composita, capace di rielaborare in esiti inediti la tradizione classica e quella barbarica, come nell'urna di s. Anastasia nella cripta di S. Maria in Sylvis di Sesto al Réghena. Tale complessa elaborazione fu importante premessa anche per l'arte carolingia. Con Carlo Magno, l'organizzazione territoriale venne affidata soprattutto al Patriarcato e ai monasteri, con funzioni militari e fiscali, come testimonia la ricostruzione della basilica di Aquileia promossa da Massenzio. Di questo periodo si sono conservati solo numerosi frammenti di recinzioni presbiteriali (Tagliaferri, 1981), mentre sono irrimediabilmente perduti gli edifici, a eccezione di quelli di Aquileia; del resto le orde di Ungari che devastarono anche i borghi delle città di Bergamo, Piacenza e Vercelli rasero praticamente al suolo Concordia Sagittaria e distrussero vari centri del Friuli, tanto che la fascia mediana fu denominata vastata Hungarorum.Con gli Ottoni il F. da marca fu trasformato in comitato dipendente. Tra la fine del sec. 9° e la metà del 10° la ricostruzione politica fu affidata al patriarca; sorsero nuove pievi e proliferarono luoghi incastellati. A questo periodo risalgono preziosi codici miniati e opere di oreficeria (Cividale, Mus. Archeologico Naz.). Nel secolo successivo il patriarca Poppone (1019-1042) ottenne il controllo politico sul vasto territorio che si estendeva dal Livenza fino al ducato di Merania; a lui erano inoltre soggetti il vescovo di Concordia Sagittaria, l'abate di Sesto al Réghena e anche ville e comunità come Gruaro e Portogruaro. L'influenza artistica del modello della basilica di Aquileia ingrandita da Poppone è stata rilevata nella diffusione della rielaborazione in chiave di revival classico del capitello corinzio 'popponiano' in altre chiese coeve dell'arco adriatico (basilica di S. Giusto a Trieste, duomo di Caorle, S. Nicolò di Lido a Venezia, S. Martino a San Lorenzo del Pasenatico, in Istria; Buchwald, 1966). Alla cultura ottoniana delle pitture absidali commissionate da Poppone si sovrappose quella veneto-bizantina provinciale degli affreschi, databili alla prima metà del sec. 12°, della cripta della basilica di Aquileia, a cui si collegano quelli del battistero di Concordia Sagittaria e quelli del sacello di Summaga, che costituisce l'abside meridionale dell'abbazia di S. Maria Maggiore. Nella cupola del sacello, alla cui base corre una greca prospettica, sono raffigurati, seppure frammentari, i ventiquattro vegliardi dell'Apocalisse; nei pennacchi appaiono i simboli degli evangelisti, nel catino absidale Cristo in trono con s. Pietro e un personaggio identificato come il vescovo di Concordia e infine sulla parete dell'arcone meridionale due serafini. Di particolare interesse è il velario con immagini di Vizi e Virtù. Altri velari figurati sono nella cripta della basilica di Aquileia, nell'abside destra di S. Maria di Castello di Udine (Pittura murale, 1976). Si sono richiamati influssi tedeschi, in particolare con la cultura di Salisburgo e di Ratisbona, con possibilità di scambi reciproci dal momento che la cappella di Ognissanti del duomo di Ratisbona fu realizzata per volontà del vescovo Hartwig II (1155-1164) sul modello del battistero concordiese (Zovatto, 1965, p. 163). Sulle strutture urbanistiche e territoriali di questi secoli vi sono scarse informazioni; solo per il sec. 15° si hanno disegni di castelli e di confini, mentre al 1502-1506 risale la descrizione di Marin Sanudo (Theatrum Adriae, 1989).Dal sec. 12°, oltre a Udine e Trieste, si svilupparono i centri di Gemona e Venzone, sedi di fiere commerciali, oggi profondamente danneggiati per il terremoto del 1976. A Gemona si eressero entro le mura l'ospedale di S. Michele e il duomo, iniziato nel 1290 dal maestro Giovanni, autore della lunetta con la Déesis, a cui è stata attribuita anche la lunetta con la Crocifissione del duomo di Venzone; sempre nel duomo di Gemona altre epigrafi portano la firma di Griglio (autore del colossale S. Cristoforo del 1332), per alcuni identificabile con lo stesso Giovanni, e di Buieta, autore del rosone centrale (1336). Venzone fu cinta dalle mura nel 1258, nel 1309 e nel 1361. Il duomo - completamente distrutto dal terremoto e ancora in corso di ricostruzione per anastilosi - consacrato nel 1338, vide impegnato anche il maestro Scacone, che si firmava nel 1308.Nel sec. 13°, contrassegnato dalle lotte tra il patriarca e i conti di Gorizia per l'egemonia politica, aumentò l'importanza dei centri urbani di Udine (v.), Pordenone (v.), Trieste (v.) e iniziò lo sviluppo di siti legati alle potenti famiglie feudali, come Spilimbergo (v.). I Francescani contribuirono al rinnovamento edilizio della regione: nel 1225 fondarono il convento di Gorizia, nel 1227 quello di Gemona (nel 1248 venne consacrata la chiesa di S. Antonio), nel 1235 iniziarono il S. Francesco di Udine e nel 1285 quello di Cividale. Anche le ricostruzioni del duomo di Pordenone (dal 1235 ca.) e di Spilimbergo (dal 1248; il portale sul fianco nord fu firmato da Zenone da Campione nel 1376) assimilano elementi elaborati dai Mendicanti. Assai interessante è il palazzo Comunale di Pordenone, che, al di là delle ristrutturazioni successive, conserva alcune strutture del 13° secolo.Sul versante della pittura sono da citare, oltre alle opere triestine, gli affreschi più antichi di S. Maria di Muggia Vecchia (1230-1250 ca.) e quelli della chiesa di S. Maria di Castello di Udine. Di recente sono stati riscoperti altri resti, ancora non adeguatamente pubblicati, a Perteole (S. Andrea), Udine (S. Caterina), Ovaro (S. Maria di Gorto), che testimoniano dell'importanza della cultura duecentesca. Gli affreschi dell'abside centrale di S. Francesco a Udine sono aggiornati sugli esiti più innovativi della cultura veneziana, che determina il mutare delle forme verso l'aristocratico patetismo di stampo paleologo allo scadere del secolo (Santini, 1994).L'inizio del sec. 14° è rinnovato dalla presenza del Maestro del Trittico di S. Chiara e dal fenomeno del giottismo di primo Trecento, testimoniati dal ciclo, databile entro il primo ventennio del secolo, di S. Maria in Sylvis a Sesto al Réghena e dai resti nel S. Francesco a Udine (S. Francesco che riceve le stimmate e Madonna con il Bambino), dalla Crocifissione nel corridoio della sacrestia di S. Francesco in Cividale e dalla decorazione, appena restaurata, di S. Orsola a Villaorba. La metà del secolo fu segnata dalla presenza di Vitale, a Udine dal 1348, e dall'influenza di Tomaso Barisini, attivo nella non lontana Treviso: ne sono esempio emblematico le opere del Maestro di Spilimbergo, autore degli affreschi del coro del duomo (Zuliani, 1985), non identificabile, come è stato invece proposto, con Cristoforo da Bologna. Evidenti echi vitaleschi si leggono negli affreschi di S. Maria in Vineis a Strassoldo, nella Madonna con il Bambino nel capitello di Polcenigo o in quella della chiesa del Cristo di Pordenone, negli affreschi della chiesa di S. Maria dei Battuti di Valeriano e in quelli di S. Nicolò a Martignacco, di S. Giorgio di Rualis, di S. Antonio Abate di Udine e in molti altri episodi secondari diffusi in tutta la regione, che testimoniano nella seconda metà del secolo la capillare diffusione di maestranze che replicano in termini vernacolari il lessico introdotto da Vitale. Solo verso la fine del secolo giunse in F. anche il riflesso dell'esperienza altichieresca, seppure tradotta in modo naïf dal pittore della cappella del Gonfalone (1391 ca.) del duomo di Venzone.Il sec. 15° si apre con esempi cortesi. Oltre a episodi meno rilevanti, tra cui l'attività abbondante di Antonio Baietto (1386-1452) e di Domenico Lu Domine (documentato dal 1410 al 1452), non mancano aggiornati esempi di pittura legata alle più significative presenze tardogotiche del Veneto: dagli affreschi della cappella di casa già Perusini (Udine, Mus. Civ.), di timbro lombardo, a quelli di S. Pietro e S. Paolo del duomo di Pordenone, fortemente legati alla presenza di Gentile da Fabriano a Venezia, agli affreschi di palazzo Altan di San Vito al Tagliamento (1440-1443), di complessa cultura in bilico "tra gotico internazionale e protorinascimento" (Cozzi, 1987, p. 37). La conquista veneziana (1420) segna la storia politica e culturale del F.; gli edifici religiosi, i palazzi civici, le residenze espongono il lessico del nuovo potere. L'ambito dove si scorgono i caratteri più originali del sostrato friulano è quello della scultura lignea, di tradizione antichissima, con esemplari del 12°-13° e interessanti esiti nel 14° secolo.
Bibl.:
Fonti inedite. - Vincenzo Joppi, Notariorium, Udine, Bibl. Com., Fondo Joppi, ms. 681.
Fonti edite. - Paolo Diacono, Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann, G. Waitz, in MGH. SS rer. Lang., 1878; I diplomi di Berengario I, a cura di L. Schiaparelli (Fonti per la storia d'Italia, 35), Roma 1903; V. Jaksch, Monumenta historica Ducatus Carinthiae, 3 voll., Klagenfurt 1904; Chronicon Spilimberghense, a cura di C. Bianchi, Udine 1856; G. Bragato, Regesti di documenti friulani del sec. XIII da un codice de Rubeis, Memorie storiche forogiuliesi 5, 1909, pp. 79-84, 166-173; 6, 1910, pp. 63-79; 9, 1913, pp. 106-110, 382-392; F. Palladio, Delle historie del Friuli, Udine 1660; B.M. De Rubeis, Monumenta Ecclesiae Aquilejensis, Strasbourg 1740; G.G. Liruti, Notizie delle cose del Friuli, 5 voll., Udine 1776-1777.
Letteratura critica. - F. Di Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 18232; O. Demus, Salzburg, Venedig und Aquileia, in Festschrift Karl M. Swoboda zum 28. Januar 1959, Wien 1959, pp. 75-82; F. Stelè, Die friulanische Gruppe in der gotischen Wandmalerei Sloweniens, ivi, pp. 265-272; P. L. Zovatto, Cultura figurativa bizantina negli affreschi del sacello altomedievale di Summaga, Memorie storiche forogiuliesi 46, 1965, pp. 155-163; H. Buchwald, Eleventh Century Corinthian-Palmette Capitals in the Region of Aquileia, ArtB 48, 1966, pp. 147-158 (trad. it. Capitelli corinzi a palmette dell'XI secolo nella zona di Aquileia, Aquileia nostra 38, 1967, coll. 177-222); D. Dalla Barba Brusin, G. Lorenzoni, L'arte del Patriarcato di Aquileia dal secolo IX al secolo XIII, Padova 1968; A.M. Damigella, Pittura veneta dell'XI-XII secolo: Aquileia, Concordia, Summaga, Roma 1969; F. Zuliani, Per la diffusione del giottismo nelle Venezie e in Friuli: gli affreschi dell'abbazia di Sesto al Reghena, Arte veneta 24, 1970, pp. 9-25; C. Gaberscek, L'eredità sassanide nella scultura altomedievale in Friuli, Memorie storiche forogiuliesi 51, 1971, pp. 18-37; E. Belluno, Venzone e i suoi monumenti, Udine 1972; La miniatura in Friuli, a cura di G.C. Menis, G. Bergamini, cat. (Udine 1972), Milano 1972; F. Zuliani, Lineamenti della pittura trecentesca in Friuli, in La pittura trecentesca in Friuli e i rapporti con la cultura figurativa delle regioni confinanti, "I Convegno internazionale di storia dell'arte, Udine 1970", Udine 1972, pp. 9-38; C. Gaberscek, Rilievi figurati dell'Alto Medioevo in Friuli, Il Friuli, n.s., 17, 1973, pp. 15-17; F. Sforza Vattovani, Aspetti dell'arte ottoniana in Friuli e in Lombardia, in Aquileia e Milano, "Atti della III Settimana di studi aquileiesi, Aquileia 1972" (Antichità altoadriatiche, 4), Udine 1973, pp. 405-420; A. Rizzi, Profilo di storia dell'arte in Friuli, I, Dalla preistoria al gotico (Saggi e fonti, 1), Udine 1975; Pittura murale di soggetto profano in Friuli dal XII al XV secolo, a cura di E. Cozzi, cat. (San Vito al Tagliamento 1976), Udine 1976; S. Tavano, Architettura altomedievale in Friuli e nelle regioni alpine, in Aquileia e l'arco alpino orientale (Antichità altoadriatiche, 9), Udine 1976, pp. 437-465; C. Gaberscek, La scultura altomedievale in Friuli e nelle regioni alpine, ivi, pp. 467-486; W. Wolters, La scultura veneziana gotica (1300-1460), 2 voll., Venezia 1976; C. Gaberscek, Riflessi sassanidi nella scultura altomedievale dell'Alto Adriatico, in Aquileia e l'Oriente mediterraneo (Antichità altoadriatiche, 12), Udine 1977, pp. 491-509; T. Miotti, Le giurisdizioni del Friuli orientale e la contea di Gorizia (Castelli del Friuli, 3), Udine [1979]; M. Walcher, Scultura in Friuli. Il gotico, cat. (San Vito al Tagliamento, 1980), Pordenone 1980; P. De Rocco, Città e terre murate. Processi di ricostruzione/trasformazione e struttura urbana di alcuni insediamenti fortificati, in T. Miotti, Storia ed evoluzione dell'arte delle fortificazioni in Friuli (Castelli del Friuli, 5), Bologna 1981, pp. 197-238; A. Tagliaferri, La diocesi di Aquileia e Grado (Corpus della scultura altomedievale, 10), Spoleto 1981; C. Gaberscek, Il patriarca Pellegrino II e l'arte romanica in Friuli, Quaderni della FACE 61, 1982, pp. 1-17; M. Brozzi, Recenti ritrovamenti altomedievali in Friuli depositati al museo, Forum Iulii 7, 1983, pp. 21-28; Mostra della scultura lignea in Friuli, a cura di A. Rizzi, cat. (Villa Manin di Passariano 1983), Udine 1983; F. Zuliani, Gli affreschi del coro e dell'abside sinistra, in Il duomo di Spilimbergo. 1284-1984, a cura di C. Furlan, I. Zannier, Spilimbergo 1985, pp. 105-132; M. Brozzi, Il ducato longobardo del Friuli (Pubblicazioni della Deputazione di storia patria del Friuli, 6), Udine 1986; R. Canova Dal Zio, Le chiese delle Tre Venezie anteriori al Mille, Padova 1986; M. Lucco, Pittura del Duecento e del Trecento nelle province venete, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 113-149:144-149; M. Brozzi, Il ducato del Friuli, in L'Italia dei Longobardi, a cura di M. Brozzi, C. Calderini, M. Rotili, Milano 1987, pp. 5-38; E. Cozzi, Antonio Altan e l'Umanesimo. Gli affreschi di S. Vito, Pordenone 1987; C. Furlan, La pittura in Friuli nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, pp. 210-221; Il duomo di Santa Maria Assunta di Gemona, Gemona 1987; Miniatura in Friuli. Crocevia di civiltà, "Convegno internazionale, Villa Manin di Passariano 1985", a cura di L. Menegazzi, Pordenone 1987; S. Skerl Del Conte, Nuove proposte per l'attività di Vitale da Bologna e della sua bottega in Friuli, Arte veneta 41, 1987, pp. 9-19; M. Torcellan, Lo scavo presso la chiesa di S. Maria in Sylvis di Sesto al Réghena, ArchMed 15, 1988, pp. 313-334; Theatrum Adriae. Dalle Alpi all'Adriatico nella cartografia del passato (secoli X-XVIII), cat. (Gorizia 1989), Trieste 1989; G. Pavan, Architettura del periodo longobardo, in I Longobardi, a cura di G.C. Menis, cat. (Cividale del Friuli-Villa Manin di Passariano 1990), Milano 1990, pp. 236-298; P. Piva, Un'ipotesi per la cattedrale ''doppia'' e il caso di Aquileia, Arte/documento. Rivista di storia e tutela dei beni culturali 4, 1990, pp. 58-67; G. Bergamini, S. Tavano, Storia dell'arte nel Friuli-Venezia Giulia, Reana del Rojale 19912 (1984); Ori e tesori d'Europa. Mille anni di oreficeria nel Friuli-Venezia Giulia, a cura di G. Bergamini, cat. (Villa Manin di Passariano 1992), Milano 1992; C. Travi, Il maestro del trittico di Santa Chiara. Appunti per la pittura veneta di primo Trecento, AC 80, 1992, pp. 81-96; G. Bergamini, La pittura medievale in Friuli-Venezia Giulia, in La pittura in Italia. L'Altomedioevo, Milano 1994, pp. 131-146; C. Santini, Un'antologia pittorica del primo Trecento nella chiesa di S. Francesco a Udine, AC 82, 1994, pp. 185-198.G. Valenzano