frode (froda; fraude)
‛ Frode ' e ‛ froda ' compaiono ciascuno tre volte (il secondo solo in rima); il latinismo ‛ fraude ' s'incontra nel Convivio e nelle Rime dubbie. Per il plurale D. usa la forma ‛ frode '.
Nel senso di " inganno " e " artificio malvagio " che è volto a sorprendere la buona fede altrui: è contrapposto a forza, in Cv IV XI 11 E quale buono uomo mai per forza o per fraude procaccerà?, e in If XI 24 D'ogne malizia, ch'odio in cielo acquista, / ingiuria è 'l fine, ed ogne fin cotale / o con forza o con frode altrui contrista; compare ancora al v. 25 Ma perché frode è de l'uom proprio male, / più spiace a Dio, al v. 52, e in Rime dubbie V 3. In particolare il termine è usato per indicare la colpa consueta di Gerione, imagine di froda (If XVII 7), di frate Gomita, vasel d'ogne froda (XXII 82), di Michele Scotto, che veramente / de le magiche frode seppe 'l gioco (XX 117), dei Pisani astuti e frodolenti, paragonati a volpi sì piene di froda, / che non temono ingegno che le occùpi (Pg XIV 53).