FROMISTA
Abbazia benedettina della Spagna nordoccidentale, nella Vecchia Castiglia, situata presso il piccolo centro omonimo (prov. Palencia) e stazione di sosta lungo il cammino di pellegrinaggio di Santiago de Compostela.La principale fonte documentaria per la cronologia dell'abbaziale dedicata a s. Martino è il testamento datato 13 giugno 1066 di Donna Mayor - familiare dei conti di Castiglia e consorte del re di Navarra Sancio III il Grande - in favore del monastero di F., dove la regina si era ritirata dopo la vedovanza nel 1035. Il documento, che farebbe datare l'avvio della fabbrica a prima del 1066, è stato oggetto di differenti interpretazioni: a fianco di chi accetta questa cronologia (García Guinea, 1988), è diffusa anche l'opinione che tale datazione sia troppo precoce in considerazione delle caratteristiche romaniche dell'edificio. Si è ritenuto, allora, che il testamento si riferisca a una cappella provvisoria sostituita dall'attuale edificio, costruito dopo il 1118, quando F. fu donata dalla regina Urraca al monastero di San Zoilo a Carrión de los Condes, entrando così ufficialmente nell'orbita di Cluny (Durliat, 1990). Moralejo (1990), per il quale la chiesa era verosimilmente partecipe dell'influenza cluniacense anche prima di questa data, ne ipotizza l'edificazione nell'ultimo ventennio del sec. 11°, durante il regno di Alfonso VI, quando l'attività costruttiva, legata al cammino di Santiago de Compostela da un lato e agli insediamenti cluniacensi in terra palentina dall'altro, ebbe la maggiore intensità, spiegando così la fortunata combinazione stilistica dell'abbaziale di San Martín, partecipe di questo duplice influsso.Il complesso fu oggetto negli ultimi anni del sec. 19° di un radicale restauro nel corso del quale furono eliminate le interpolazioni successive e sostituiti alcuni capitelli con copie (Palencia, Mus. Arqueológico Prov.), rispettando le linee essenziali dell'impianto basilicale triabsidato, di modeste dimensioni, con transetto immisso sormontato da un tiburio ottagonale. Le navate, voltate a botte, sono divise in quattro campate uguali da pilastri quadrilobi sormontati da capitelli; la facciata, articolata dal blocco del portale in leggero aggetto, è caratterizzata da torri angolari cilindriche, finestrate nella fascia superiore da quattro monofore. L'incrocio del transetto è evidenziato all'esterno da una lanterna ottagonale sulle cui facce, percorse a metà da una cornice dentellata - riproposta nelle pareti esterne della fabbrica -, si alternano un'ampia monofora a triplo rincasso e una semicolonna conclusa da un capitello.All'interno della ricca decorazione plastica dell'edificio - costituita principalmente da capitelli e mensole - sono stati messi in rilievo i capitelli istoriati dello chevet (Palencia, Mus. Arqueológico Prov.), la cui lavorazione spigliatamente naturalistica testimonia la presenza a F. di una bottega 'antichizzante'. I contatti che questi capitelli mostrano con la decorazione della cattedrale aragonese di Jaca hanno indotto a ipotizzare l'attività di un unico artista, il Maestro di Jaca, che avrebbe lavorato in entrambi i cantieri e la cui presenza sarebbe ravvisabile anche in San Isidro di León e nella cappella castrale di Loarre in Aragona (Gómez-Moreno, 1934; García Romo, 1966). Moralejo Alvarez (1976) individua invece il modello classico di questo gruppo di capitelli in un sarcofago del sec. 2°, già conservato nell'abbazia di Santa María di Husillos (Madrid, Mus. Arqueológico Nac.), località non lontana da F.; inoltre, ragioni stilistiche consistenti nel maggiore legame con l'Antico dei capitelli di F. rispetto a quelli di Jaca, dove gli stessi temi vengono tradotti e improntati a un gusto più personale, lo inducono a distinguere due personalità autonome e a evidenziare il livello artistico della restante scultura di F., in particolare nelle mensole, che presentano una grande varietà di motivi antropomorfi, zoomorfi e vegetali; la loro derivazione da modelli romani si spiega nel comune afflato antichizzante della contemporanea scultura spagnola (Durliat, 1990). I capitelli delle navate, pur evidenziando talvolta una certa continuità con la decorazione dello chevet, riflettono spesso uno scadimento qualitativo che dovette caratterizzare la fase terminale del cantiere di F. attraverso la presenza di artisti di diversa formazione, riconoscibili per la banalizzazione dei temi iconografici e per una resa più rigida e stentata dei gesti e delle proporzioni.
Bibl.: G.G. King, The Way of St. James, New York 1920, II; V. Lampérez y Romea, Historia de la arquitectura cristiana española en la Edad Media, II, Madrid 19302; M. Gómez-Moreno, El arte románico español, Madrid 1934; G. Gaillard, Les débuts de la sculpture romane espagnole. León, Jaca, Compostelle, Paris 1938; M.A. García Guinea, El arte románico en Palencia, Palencia 1961; F. Chueca Goitia, Historia de la arquitectura española. Edad antigua y edad media, Madrid 1965; A. Rodriguez, L.M. de Lojendio, Castille romane, I (La nuit des temps, 23), La Pierre-qui-Vire 1966; F. García Romo, El problema de la personalidad del escultor románico. El maestro de Jaca (Jaca, Loarre, Frómista, León), in Mélanges offerts à René Crozet, I, Poitiers 1966, pp. 359-363; W. M. Whitehill, Spanish Romanesque Architecture of the Eleventh Century, Oxford 19682 (1941); S. Moralejo Alvarez, Sobre la formación del estilo escultórico de Frómista y Jaca, in España entre el Mediterraneo y el Atlantico, "Actas del XXIII Congreso internacional de historia del arte, Granada 1973", I, Granada 1976, pp. 427-434; id., La sculpture romane de la cathédrale de Jaca. Etat des questions, Les Cahiers de Saint-Michel de Cuxa 10, 1979, pp. 79-106; M. A. García Guinea, San Martín de Frómista, Palencia 1988; H. Bredekamp, Wallfahrt als Versuchung. San Martín in Frómista, in Kunstgeschichte - aber wie?, Berlin 1989, pp. 221-258; M. Durliat, La sculpture romane de la route de Saint-Jacques. De Conques à Compostelle, Mont-de-Marsan 1990; S. Moralejo, Cluny y los orígenes del románico palentino: el contexto de San Martín de Frómista, "Jornadas sobre el arte de las ordenes religiosas, Palencia 1989", Palencia 1990, pp. 7-33.M. Nuzzo