fruttare
Vocabolo esclusivo dell'uso poetico, adoperato sia nel senso proprio sia in traslati; invece il suo sinonimo ‛ fruttificare ' ricorre solo nel Convivio e sempre in locuzioni figurate.
Con il significato proprio di " far frutto ", " produrre il proprio frutto ": avvien ch'un medesimo legno, / secondo specie, meglio e peggio frutta (Pd XIII 71), cioè che un albero, identico a un altro in quanto alla specie, produce frutti migliori o peggiori di questo.
In If XV 66 il Petrocchi, riprendendo una variante già accolta dal Foscolo e dal Casella, legge: tra li lazzi sorbi / si disconvien fruttare al dolce fico; la '21, invece, ha: fruttare il dolce fico. " Il senso non muta: ‛ non è conveniente che il dolce fico fruttifichi, tra agri sorbi ', oppure: ‛ non è conveniente al dolce fico fruttificare ' ecc. " (Petrocchi, ad l.).
In Pd XVIII 30 Cacciaguida parla del cielo di Giove come della quinta soglia / de l'albero che vive de la cima / e frutta sempre e mai non perde foglia, con un'immagine ben chiarita dalla chiosa dell'Andreoli: " paragona il Paradiso ad un albero, del quale ogni grado di beati sia come un ordine di rami; ma con tre differenze dagli alberi nostri, i quali vivono delle radici, non fruttano sempre, ed ogni anno si sfrondano ". La metafora deriva dal linguaggio biblico; si vedano, ad esempio, Ezech. 47, 12 " non defluet folium ex eo, et non deficiet fructus eius ", e Apoc. 22, 2 " ostendit mihi... lignum vitae afferens fructus duodecim, per menses singulos reddens fructum suum, et folia ligni ad sanitatem gentium "); specie quest'ultimo passo è importante per l'interpretazione mistica datane da Bonaventura (nell'Arbore della Croce, Prologo; in A. Levasti, Mistici del Duecento e del Trecento, Milano 1935, 164 ss.) e per i riflessi che se ne ebbero nella diffusione dei motivi iconografici dell'Albero della Croce e dell'Albero della Vita, come dimostra O. Ferrari. Allo stesso motivo sono ispirati gli alberi del Purgatorio (Pg XXII 130 ss., XXIV 103 ss., XXXII 38 ss.).
L'interpretazione data alla metafora è concorde: il Paradiso riceve vita non, come gli alberi in terra, dalle radici, ma dalla cima (cioè da Dio che è nel più alto dei cieli) e produce sempre nuovi frutti senza mai spogliarsi di fronde, in quanto si arricchisce continuamente di nuove anime e non vede mai diminuire il numero dei beati. Che la beatitudine eterna non possa essere soggetta a detrimento, è dottrina risalente a Tommaso (Sum. theol. I II 5 4 ad 1 " beatitudo est perfectio consummata, quae omnem defectum excludit a beato. Et ideo absque mutabilitate advenit eam habenti, faciente hoc virtute divina, quae hominem sublevat in partecipationem aeternitatis transcendentis omnem mutationem ").
Quanto al significato letterale di frutta, secondo il Porena il verbo va inteso come un " produce " in generale, perché se si intendesse come un " produce frutti " non si spiegherebbe che cosa essi fossero, dato che i beati sono paragonati alle foglie. Il Porena ritiene anzi probabile che foglia sia oggetto non soltanto di perde ma anche di frutta; il verso verrebbe perciò a dire: " produce sempre foglie e non ne perde mai ".
Sempre con il significato di " produrre frutti " e con valore figurato, f. ricorre anche in Fiore XCIV 8.
Usato transitivamente, con l'accezione di " produrre come proprio frutto ", " esser cagione di ", compare solo in If XXXIII 8 se le mie parole esser dien seme / che frutti infamia al traditor ch'i' rodo.
Bibl. - O. Ferrari, Simbolo e allegoria, in Enciclopedia Universale dell'Arte XII (1964) col. 520.