fruttifero
Ricorre quattro volte, sempre nel Convivio. Nella sua accezione fondamentale di " atto a dar frutto ", " che produce frutti ", non è mai riferito ad albero o a pianta; in Cv III XII 10 è usato per indicare l'idoneità dei fiori sterili a esser fecondati e quindi a passare allo stato di frutto: non sarebbe da laudare la Natura se, sappiendo prima che li fiori d'un'arbore in certa parte perdere si dovessero, non producesse in quella fiori, e per li vani abbandonasse la produzione de li fruttiferi.
In un caso è riferito alla fecondità della donna che ha procreato: " io " dice Marzia " ... tolsi due mariti ", cioè a due etadi fruttifera sono stata (IV XXVIII 16). Qui l'aggettivo vuol rendere il valore mediale, con il quale è stato usato feta nella fonte di D.: " sic maesta profatur: / " Dum sanguis inerat, dum vis materna, peregi / iussa, Cato, et geminos excepi feta maritos... " (Lucan. II 337-339).
Negli altri due esempi è usato in senso figurato, e sempre in relazione a seme: è da sapere che 'l primo e lo più nobile rampollo che germogli di questo seme [cioè della Grazia], per essere fruttifero, si è l'appetito de l'animo (IV XXI 13); II 8 le parole, che sono quasi seme d'operazione, si deono molto discretamente sostenere... perché... fruttifere vegnano.