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FULLERENI

di Eugenio Mariani - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)
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FULLERENI

Eugenio Mariani

Nome attribuito a una serie di aggregati (clusters) formati da un elevato numero, pari, di atomi di carbonio (da 40 a 190 circa) caratterizzati da un'elevata stabilità. Furono scoperti nel 1985 all'università di Houston da E. Smalley e collaboratori, che stavano studiando la formazione di clusters di atomi metallici mediante una tecnica di vaporizzazione con laser a pulsazione (si forma un gas di ioni metallici che, asportati dalla zona calda a mezzo di una corrente di elio, durante il raffreddamento fino a temperatura ambiente tendono a ricombinarsi con formazione di aggregati con numero più o meno grande di atomi). Applicando questa tecnica alla vaporizzazione di grafite, nell'intento di ricavare informazioni sulla formazione di lunghe catene di molecole di poliacetilene (che si ritiene si generino negli spazi interstellari, Smalley e coll. riscontrarono la formazione sia di molecole di poliacetilene sia di aggregati di atomi di carbonio, fra i quali quello presente in maggiore misura risultava formato da 60 atomi di carbonio. Per esso fu supposta una struttura sferoidale, formata da 60 vertici e 32 facce (12 pentagonali e 20 esagonali, di aspetto simile a quello di un pallone da calcio, per la quale, per analogia con le strutture delle cupole disegnate e realizzate dall'architetto R. Buckminster Fuller (v. App. IV, I, p. 878, fu proposto il nome di buckminsterfullerene (da cui deriva quello di f. per tutti gli altri componenti del gruppo). La struttura, a icosaedro troncato, contiene (v. fig.) legami carbonio-carbonio semplici e doppi.

Questa struttura sferoidale, inizialmente supposta, è stata poi confermata (ha un diametro di circa 5 Å, e si formerebbe per l'accartocciarsi di strutture piane di grafite, formate da esagoni, parte dei quali si trasformerebbero in pentagoni per le distorsioni che si producono nella formazione del solido tridimensionale). All'iniziale curiosità sollevata dai f. sono seguite da più parti approfondite ricerche, che hanno dato inizio a un capitolo della chimica che si presenta ricco di interessi teorici e anche applicativi.

Inizialmente si ritenne che il principale f., quello a 60 atomi di carbonio, C60, fosse chimicamente inerte, ma ben presto si è dimostrato che esso presenta una buona reattività specie verso radicali liberi di origine fotochimica (contiene 30 doppi legami >C=C〈). Con tecniche spettrografiche sono stati identificati prodotti di reazione con radicali benzilici e metilici; è stata dimostrata la possibilità di reazioni di addizioni nucleofile e di reazioni con molecole dipolari (difenildiazometano); si è prospettata la possibilità di preparare polimeri contenenti l'aggregato C60 in diversa disposizione. Alcuni dei prodotti preparati si sono dimostrati interessanti per le loro caratteristiche; specialmente quelli con molecole di difenile si prestano a dare derivati di vario tipo. Sono stati preparati derivati di ossidazione del C60, stabili, suscettibili di reagire con alcoli per la formazione di eteri. Un'importante serie di derivati è quella di f. contenenti nella struttura atomi diversi dal carbonio, in sostituzione di questo, per es.: C59B, C58B2, C57B3 (oltre al boro si possono avere altri sostituenti).

Sono stati anche preparati diversi metallofullereni, nei quali gli atomi aggiuntivi non vanno a sostituire atomi di carbonio, ma si inseriscono all'interno della gabbia, cioè della struttura sferoidale; particolarmente studiati sono i prodotti contenenti atomi di lantanio e di yttrio, per es.: LaC60, YC60, LaC82, YC82, ecc.; l'yttrio è risultato più facile da inserire rispetto al lantanio. Questi composti hanno la caratteristica di essere solubili in solventi organici (specie toluene, ma anche piridina, a differenza dei f. che non lo sono affatto.

Un capitolo molto importante per le possibili conseguenze pratiche riguarda l'introduzione nella struttura di elementi alcalini. Introducendo atomi di potassio, di sodio, di rubidio, ecc. in un f. sotto forma di film, si ha un prodotto caratterizzato da un'elevata conduttività elettrica, che lascia presagire la possibilità di formare conduttori tridimensionali. Inoltre, a bassissima temperatura, questi prodotti presentano superconduttività; quelli con potassio a temperatura di 18÷19 K, quelli con rubidio e tallio a 45÷48 K, quelli con iodio a 57 K.

Tutti questi prodotti si ottengono sempre con lo stesso sistema: vaporizzando con laser grafite impregnata di sali diversi.

Vedi anche
nanotubo Nanoparticella dalla caratteristica struttura allungata, cava all’interno, tale da ricordare quella di un piccolissimo tubo. I nanotubo di carbonio sono stati i primi a essere prodotti (1991) e rappresentano la sottoclasse di nanotubo più nota e studiata. Oltre a quelli di carbonio, sono noti nanotubo ... grafène grafène. - Monostrato piatto di atomi di carbonio impaccati con la struttura della grafite, scoperto nel 2004 dai fisici russi Andre Konstantinovič Geim e Konstantin Novoselov, grazie ai cui studi è stato possibile descrivere la struttura di questo materiale “a due dimensioni”, fino ad allora ritenuto ... nanotecnologìa nanotecnologìa Insieme delle conoscenze e delle tecniche relative alle nanostrutture, agglomerati molecolari artificialmente creati con gli scopi più diversi: per es. cura di malattie, costruzione di materiali innovativi, miglioramento dei processi produttivi. Tali oggetti si caratterizzano per le dimensioni ... cluster In chimica, raggruppamento di atomi legati tra loro per costituire una tipica struttura ‘a grappolo’. All’aumentare del numero di atomi possono presentarsi disposizioni geometriche più o meno regolari (v. fig.). 1. Studio dei cluster Lo studio dei cluster (spesso indicati anche come microaggregati) è ...
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  • CONDUTTIVITÀ ELETTRICA
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  • FOTOCHIMICA
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  • fullereni
    Enciclopedia on line
    Aggregati (clusters) costituiti da un elevato numero (sempre pari) di atomi di carbonio (da 40 a 190 ca.) e caratterizzati da un’elevata stabilità. Sono stati chiamati f. per l’analogia della loro struttura con le forme architettoniche progettate. Generalità La scoperta del buckminsterfullerene C60, ...
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    Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)
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    GGianfranco Scorrano di Gianfranco Scorrano Fullereni Sommario: 1. Introduzione.  2. Il fullerene. 3. Derivati dei fullereni: a) addotti covalenti esoedrici; b) fullereni endoedrici; c) eterofullereni. 4. Possibili applicazioni. ▭ Bibliografia. 1. Introduzione Il 4 settembre 1985 nei laboratori della ...
  • fullerene
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    fullerène [s.m. Der. del cognome dell'architetto R.B. Fuller, che ha progettato forme architettoniche analoghe alla struttura della sostanza] [CHF] [FSD] Nome attribuito ad aggregati costituiti da un elevato numero (sempre pari) di atomi di carbonio (da 40 a 190 circa) e caratterizzati da elevata stabilità. ...
Vocabolario
fullerène
fullerene fullerène s. m. [dal nome dell’architetto statunitense R. B. Fuller (1895-1983) che progettò le cupole geodetiche, forme architettoniche a struttura analoga a quella dei fullereni]. – In chimica, denominazione generica di aggregati...
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