MAROI, Fulvio
– Nacque il 30 marzo 1891 da Pietro Achille e da Elvira Ranucci ad Avellino, dove frequentò le scuole fino alla licenza liceale.
Ad Avellino, nel 1908, pubblicò Il vino e la vite nei classici greci e latini, in cui la sua ottima conoscenza della cultura classica si coniugava con la ricerca del fondamento «sociale ed economico di ogni avvenimento», secondo l’insegnamento di G. Salvioli appreso attraverso lo studio del compendio di storia medievale (cfr. G. Salvioli, in Scritti giuridici, II, p. 490).
Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Napoli ebbe, fra i docenti, lo stesso Salvioli, storico del diritto italiano, il romanista C. Fadda e il civilista P. Melucci. Si laureò l’8 ag. 1912, quando era stato da poco chiamato nella facoltà napoletana il civilista R. De Ruggiero, con il quale il M. stabilì subito un proficuo rapporto di collaborazione. Prima di laurearsi aveva pubblicato il saggio La funzione pratica del diritto naturale e le nuove correnti della giurisprudenza (Napoli 1911).
In esso si delineavano i tratti di una matura impostazione metodologica in cui la lettura pandettistica degli ordinamenti civili – appresa dagli insegnamenti di Fadda e Melucci – veniva temperata dalla ricerca della concreta realtà sociale, cui invece lo indirizzava la lezione di Salvioli che vedeva il diritto come «un organismo vivente nel popolo e per il popolo».
Tale impostazione il M. seguì nei numerosi studi pubblicati dopo la laurea e dedicati all’analisi di momenti diversi della storia giuridica: dal diritto romano e dell’antichità (La proprietà sacra nel diritto ellenico e l’origine della locazione di cose, Scansano 1915; La locazione di cose nel diritto romano, Roma 1916; Sulla condizione giuridica del mare e delle sue rive in diritto romano, ibid. 1920) al Medioevo (Contributo alla storia del Comune rurale nel Medioevo, ibid. 1914; Arti e classi sociali a Firenze allo scoppio del tumulto dei ciompi, ibid. 1915), a temi dottrinari e giurisprudenziali contemporanei (L’indirizzo romanistico nell’insegnamento del diritto civile, in Riv. italiana di sociologia, XX [1916], pp. 1 ss.; La funzione della giurisprudenza nella vita giuridica francese, Roma 1923; Introduzione alla scienza del diritto e filosofia del diritto, ibid. 1923).
L’entrata, molto giovane, in magistratura non interruppe il suo impegno di studioso, alimentata dalla collaborazione con De Ruggiero e con Mariano D’Amelio. Quest’ultimo lo introdusse all’Istituto per l’unificazione del diritto privato chiamandolo a partecipare ai lavori per l’elaborazione di un progetto italo-francese di codice delle obbligazioni e ai lavori preparatori del codice civile.
Conseguita, nel 1924, la libera docenza in istituzioni di diritto civile, che esercitò presso l’Università di Roma, il M., pur continuando a occuparsi di temi di diritto romano (Intorno alle adozioni degli esposti nell’Egitto romano, Milano 1925), accentuò i suoi interessi per il diritto privato vigente (La comunione tacita familiare: contributo alla riforma del codice civile, Roma 1925; Sull’irresponsabilità per inadempienza a seguito di fortuito, ibid. 1927). E se, collaborando con P. Bonfante nella stesura delle note e dei riferimenti al diritto civile italiano, iniziata da Fadda e P.E. Bensa, a Il diritto delle Pandette di B. Windscheid (Torino 1926) manifestava il suo favore per l’indirizzo pandettistico, altri scritti, come Costumanze giuridiche popolari (Roma 1925) e Per una raccolta di usi giuridici popolari (ibid. 1927), confermavano la sua sensibilità per la vita concreta del diritto nella società.
Vincitore della cattedra di diritto civile nel 1926, fu chiamato dall’Università di Parma dove insegnò fino al 1928, quando si trasferì nella facoltà giuridica di Torino: della stessa fu preside dal 1932 al 1935. In questi anni proseguì la sua partecipazione ai lavori della commissione incaricata di elaborare il testo del nuovo codice civile.
In questo ambito intervenne, in particolare, in materia di persone fisiche, donazioni, usufrutto, comunione familiare e fedecommesso.
Dal 1930 assunse la direzione del Dizionario pratico di diritto privato. I suoi interessi di studio si orientarono in questo periodo verso il diritto agrario (Le consuetudini giuridiche nell’agricoltura, Firenze 1930; La storia del diritto agrario e i suoi insegnamenti, ibid. 1935) senza trascurare gli istituti civilistici (In tema di servitù accessorie a quella di condotta d’acque, ibid. 1932; La compravendita, Torino 1936; La proprietà degli alberi separata da quella del fondo, Roma 1936), né abbandonare il suo amore per il diritto di Età antica (La raccolta delle consuetudini greche nelle sue più recenti iniziative, Firenze 1931).
Nell’ottobre 1935 fu chiamato alla cattedra di diritto agrario della facoltà giuridica di Roma, dove gli fu conferito (dal febbraio 1935) anche l’incarico di papirologia giuridica.
Le sue ricerche di diritto agrario degli anni successivi (si vedano: La famiglia rurale italiana, Modena 1936; Il diritto agrario e il problema della colonizzazione, Roma 1936) confermarono il M. nella sua impostazione metodologica che trova rinnovata espressione in studi di diritto civile, come Le servitù prediali pubbliche nel progetto di codice civile (Milano 1938). Verso la papirologia giuridica, poi, il M. aveva mostrato interesse sin dagli anni giovanili con il saggio Nuovi contributi italiani allo studio della papirologia (Scansano 1917): dopo l’incarico di insegnamento della materia, pubblicò un testo di grande raffinatezza metodologica, Papirologia giuridica (Roma 1939).
A questo periodo risale anche la prima edizione delle Istituzioni di diritto privato di R. De Ruggiero con le integrazioni del M. (Messina-Milano 1937).
Il testo, che ebbe numerose riedizioni, fu ampliato e aggiornato in due volumi dopo la promulgazione del nuovo codice civile nel 1942, costituendo a lungo l’opera di riferimento per lo studio approfondito della materia.
Dal 1° genn. 1939 il M. passò alla cattedra di istituzioni di diritto privato, mantenendo per incarico l’insegnamento di diritto agrario. A quest’ultima disciplina continuò a dedicare varie ricerche (Il diritto agrario nelle fonti cristiane, Roma-Firenze 1943; Il diritto agrario romano nelle fonti letterarie, ibid. 1943), mentre proseguiva il suo impegno volto ad arricchire il manuale delle Istituzioni con gli apporti del diritto vivente. Tornò a illustrare l’impostazione metodologica dei suoi studi in Diritto e sociologia (Modena 1943) e raccolse, insieme con D. Pastina, le leggi agrarie italiane nel Codice delle leggi agrarie (Milano 1952) che successivamente ebbe numerosi aggiornamenti.
Il M. morì a Roma il 28 dic. 1954.
Oltre alle opere citate nel testo, del M. si ricordano ancora: l’ampia raccolta di Scritti giuridici (I-II, Milano 1956); Delle donazioni (Torino 1936), e Diritto civile e fascismo, in Arch. giuridico, s. 4, 1935, vol. 113, pp. 14-38.
Fonti e Bibl: Roma, Università degli studi di Roma «La Sapienza», Arch. stor. del personale docente, Fascicoli personali, ad nomen; U. Brasiello, F. M. (1891-1954), in Studia et documenta historiae et iuris, XX (1954), pp. 5-11; W. D’Avanzo, F. M., 1891-1954, in Riv. internazionale di filosofia del diritto, XXXIV (1955), pp. 111 ss.; F. Santoro-Passarelli, Presagi e certezze nell’opera di F. M., in F. Maroi, Scritti giuridici, II, cit., pp. 831 ss.; U. Brasiello, F. M. - Scritti giuridici, in Studia et documenta historiae et iuris, XXIII (1957), pp. 363-370; F. Cancelli, M., F., in Novissimo Digesto italiano, X, Torino 1964, pp. 280 ss.; E. Eula, Ricordo di F. M., in Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato «Unidroit», Milano 1965, pp. 3 ss.; R. Nicolò, F. M. giurista, ibid., pp. 7 ss.; G. Alpa, F. M., avvocato e docente umanista (in corso di stampa).