Fumetti da premio Strega
Anche in Italia i fumetti, promossi al rango di ‘letteratura disegnata’, hanno smesso di essere trattati con sufficienza: lo testimonia lo straordinario successo di critica e di pubblico arriso a due autori, Gipi e Zerocalcare. Il primo è perfino entrato nella rosa del più importante premio letterario.
Graphic novel è la parola magica, l’‘apriti sesamo’ che ha spalancato al fumetto le porte delle librerie e persino quelle del prestigioso premio Strega. Il fumettista Roberto Recchioni, maliziosamente, ha commentato che «è un’etichetta utile per vendere fumetti a chi si vergogna di leggerli». O di pubblicarli, come successe a Will Eisner (1917-2005), uno dei maestri del fumetto moderno, in occasione della prima edizione (1978) del suo capolavoro Contratto con Dio. Nel tentativo di vendere il suo nuovo libro a un editore che non pubblicava fumetti, il creatore di The Spirit barò un poco, dicendo che non si trattava di comics ma di un graphic novel. La definizione inglese aggira e nobilita i fumetti (comics), apparentandoli al romanzo (novel); in italiano, la traduzione in «romanzo grafico» li fa entrare di diritto nella «letteratura disegnata», come la chiamava Hugo Pratt, anche lui stufatosi di vedere i fumetti trattati con sufficienza.
All’interno della parola, però, ci sono i contenuti che, nel caso del graphic novel, privilegiano storie personali – spesso autobiografiche – vissute da protagonisti comuni in contesti di tutti i giorni: niente eroi e supereroi, dunque, niente avventure in paesaggi western o esotici. E quei contenuti hanno preso forme narrative che hanno scavalcato la serialità e trasformato giornalini e albi a fumetti in volumi narrativamente affini al romanzo e all’oggetto libro. Così il fumetto è entrato in libreria senza troppe timidezze e a portarcelo non sono stati soltanto gli editori specializzati nel ‘genere’ ma anche quelli generalisti, come Rizzoli, Mondadori, Guanda e altri.
Negli ultimi anni il fenomeno ha assunto proporzioni notevoli e un’indagine dell’AIE (Associazione italiana editori), dal titolo Romanzi disegnati. Rapporto sul graphic novel 2013, ha rivelato che l’offerta di graphic novel ha toccato 1722 titoli, ovvero circa il 2,6% delle novità pubblicate nel 2012; un numero di romanzi disegnati che corrisponde al 10,8% della produzione totale di titoli di fiction. E, tra quelli più venduti, il 27% è pubblicato da piccole case editrici.
Il 2013 è stato anche l’anno di 2 autori le cui opere, accompagnate da uno straordinario successo di critica e di pubblico, sono l’esempio, quasi paradigmatico, della fortuna del graphic novel in Italia. Si tratta di Gipi (Gianni Pacinotti) e di Zerocalcare (Michele Rech).
Gipi – che si era già distinto e affermato come autore (anche internazionalmente, soprattutto in Francia) con Esterno Notte, Appunti per una storia di guerra, S., La mia vita disegnata male – è tornato, dopo una parentesi da regista, al fumetto. E lo ha fatto con unastoria (2013), che ha venduto, tra prima edizione e successive 3 ristampe, circa 24.000 copie. Libro accolto da un favore mediatico senza precedenti, ha convinto l’editore a candidarlo al premio Strega di quest’anno, facendolo entrare nella prima rosa dei 12 finalisti (nel frattempo il graphic novel di Gipi ha già vinto il premio Mondello Speciale 40 anni). Soprattutto, è un libro di grande valore letterario e grafico. La crisi esistenziale nella quale il protagonista, lo scrittore (o fumettista?) Silvano Landi, precipita alla soglia dei 50 anni si fonde – attraverso la tecnica dei flashback e il mix di diversi stili grafici e coloristici – con la vicenda drammatica vissuta dal bisnonno Mauro durante la Prima guerra mondiale e dà vita a un’unica coinvolgente narrazione: da qui la scelta del titolo unastoria.
Zerocalcare era già molto conosciuto e popolare sulla rete per il blog omonimo e le sue fulminanti e divertenti storie. La successiva pubblicazione, tra il 2011 e 2014, di 4 libri (La profezia dell’armadillo, Un polpo alla gola, Ogni maledetto lunedì su due e Dodici, già ristampati più volte), lo ha clamorosamente confermato tra gli autori più noti, piazzando Dodici ai primi posti delle classifiche su Amazon, e totalizzando, come vendite complessive dei 4 volumi, le 175.000 copie. Le vicende quotidiane di Zerocalcare, di Secco e dei suoi amici sono il ritratto ironico e realistico della comunità giovanile (e non solo) del quartiere Rebibbia di Roma, ma – per i riferimenti culturali e identitari e per la spumeggiante forza comica di situazioni e battute – i fumetti di Zerocalcare trascendono quello che potrebbe sembrare un ‘localismo’ e si fanno interpreti di un’appartenenza più ampia: quella di una (o più) generazioni cresciute tra cartoon, serie cult tv, playstation e videogiochi, fortificata nell’esperienza vitale di centri sociali, concerti punk, graffiti e militanza politica e di strada.
Gipi e Zerocalcare, con i loro graphic novel molto autobiografici, segnano un punto avanzato sulla strada di un’eccellente forma di narrativa disegnata. Insomma, di fumetti fatti bene.
Zerocalcare
Pseudonimo di Michele Rech, nato ad Arezzo nel 1983 e cresciuto tra la Francia e Roma, debuttò come fumettista nel 2001, disegnando un racconto delle giornate del G8 di Genova. Ha iniziato la sua attività per il quotidiano Liberazione, il settimanale Carta, il mensile XL di Repubblica. Michele e Zerocalcare sono la stessa cosa: nelle strisce e nei libri è tutta autobiografia. Divenuto una webstar grazie al suo blog zerocalcare.it (le strip sono raccolte nel 2013 in Ogni maledetto lunedì su due), incarna il personaggio che racconta meglio il limbo dei nati tra 1980 e il 1990, la loro confusione tra consumismo e radicalismo politico, con il mercato del lavoro degli inizi del 21° secolo sullo sfondo, diviso tra velleità improbabili (fare il paleontologo) e vita dura (le ripetizioni ai ragazzi delle medie, le traduzioni per i documentari di caccia e pesca). Collabora con Internazionale, Smemoranda, Mamma! e l’antologia del fumetto indipendente Sherwood Comix. È in cantiere un film con la regia di Valerio Mastandrea tratto dal suo primo libro La profezia dell’armadillo.
Gipi
Pseudonimo di Gianni Pacinotti, nato a Pisa nel 1963, iniziò a pubblicare nel 1994 vignette e racconti sui periodici Cuore e Blue. Nel 2003 pubblicò il primo libro, Esterno notte, seguito nel 2004 da Appunti per una storia di guerra, premiato al Festival internazionale di Angoulême nel 2006. Tra le altre sue opere: Gli innocenti (2005), S. (2006), Questa è la stanza (2006), la serie Baci dalla provincia (2006), Verticali (2006), LMVDM. La mia vita disegnata male (2008), le antologie Diario di fiume e altre storie (2009) e Omnibus Gipi (2011). La passione dell’autore verso il fumetto e la sua storia si esprime attraverso l’uso raffinato di olio e acquerello, in un’epoca in cui l’utilizzo del computer è sempre più invasivo. Nel 2011 si confronta con il grande schermo come regista di L’ultimo terrestre, film d’esordio presentato alla Mostra del cinema di Venezia, cui segue Smettere di fumare fumando (2012) e Wow (2013). Nel 2013 disegna il manifesto del Torino film festival e torna al fumetto con unastoria, candidato al premio Strega.