FUMETTO.
– La nuova vita del fumetto tra cultura e merchandising. La produzione statunitense. I fumetti e il web. L’Italia: i ‘fenomeni’ Gipi e Zerocalcare e la crisi. Altre realtà: la Francia e il Giappone. Bibliografia. Fumetto e cinema
La nuova vita del fumetto tra cultura e merchandising di Luca Raffaelli. – Nel nuovo millennio il destino del f. sembra sia l’opposto di quello tracciato con la sua gloriosa nascita sui quotidiani statunitensi (tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento). Allora era un linguaggio popolare per lettori incolti, spesso analfabeti; oggi appare soprattutto come un medium raffinato per lettori di una certa cultura, sul quale aumentano gli studi dal punto di vista sia linguistico sia storico. Inizialmente era un mezzo amato anche dal pubblico meno colto, osteggiato (in ogni luogo del globo) dalla classe colta, dai politici, dai professori, dagli educatori e dagli insegnanti. Oggi è entrato nelle pagine culturali dei quotidiani, nei programmi radiofonici e televisivi che trattano di libri, così come nelle scuole, nelle aule universitarie e nei premi letterari. Nel corso del Novecento il f. è stato strumento dei regimi e dei governi per l’educazione dei giovani, messo al bando e perseguito quando il successo faceva prendere alle storie percorsi non controllati. Il successo dei f. apparteneva soprattutto ai suoi personaggi che, come i divi del cinema, riuscivano a tradurre in immagine le aspirazioni, le incertezze, i dubbi e i tormenti del pubblico di massa.
Oggi sappiamo come il f. riesca a essere strumento di controinformazione, come attraverso il linguaggio delle vignette disegnate si possa offrire un giornalismo diverso e particolare e, con il romanzo a fumetti (graphic novel) e il giornalismo disegnato (graphic journalism) sono gli autori a essere diventati i veri protagonisti del mondo del fumetto. Nel corso del 20° sec. il f., ‘cinema dei poveri’, aveva un ruolo simile a quello che sarebbe stato poi assorbito dalla radio, dalla televisione e da Internet. Oggi si sceglie il f. proprio e solo per la particolarità del linguaggio che propone: immediato e complesso allo stesso tempo.
La produzione statunitense. – L’unico aspetto del f. che è rimasto immutato dalla sua nascita ufficiale a oggi è la sua capacità di interagire con gli altri media. Fortissimo in questo senso il rapporto che si è creato tra l’industria statunitense dell’entertainment cinematografico e la Marvel e la DC, i due grandi gruppi che possiedono i diritti dei supereroi più popolari. La stagione del box-office ormai è soggiogata dalla presenza tanto di Spider-Man, di Captain America, degli Avengers, dei Fantastici Quattro, degli X-Men (Marvel), quanto da quella di Superman o Batman (DC Comics; v. oltre Fumetto e cinema). La nascita del cinema digitale ha offerto al cinema la stessa fantastica spettacolarità della pagina del f., prima irraggiungibile. Restano ovviamente le differenze di linguaggio, con il cinema portatore di un’enorme quantità di informazioni mentre il f. ha nella coinvolgente interazione con il lettore la sua forza, ma anche il suo limite.
La popolarità del cinecomic non ha un riscontro sulle vendite dei comic book (negli Stati Uniti solo i più grandi successi superano le 100.000 copie di venduto, pur in un mercato così vasto), piuttosto in quello, ben più interessante dal punto di vista commerciale, del merchandising. Il loro pubblico fedele deve essere capace di orientarsi in un universo che ha regole molto particolari, in cui è costante il riferimento al passato dei personaggi e dei diversi mondi in cui agiscono. Far accadere saltuariamente un fatto epocale nella vita dei supereroi è il migliore meccanismo di marketing necessario a tenere in vita l’immagine dei personaggi. Se un tempo si puntava sul matrimonio e sulla morte dei supereroi, nel nuovo millennio il filone è quello del cambiamento di genere o di razza, con scelte che si potrebbero definire coraggiose: nel 2014 Thor si è tramutato in donna e il vecchio Thor è stato giudicato indegno del suo ruolo. Steve Rogers ha lasciato da ottantenne il ruolo di Capitan America (era il siero del supersoldato a donargli forza e giovinezza). Il suo posto è stato preso da Sam Wilson, da sempre suo compagno d’avventura e primo supereroe afroamericano con il nome di Falcon. Già nel 2003 il nero Isaiah Bradley divenne Capitan America e combatté contro i nazisti (in avventure ambientate durante la Seconda guerra mondiale). Nel 2014 è stato celebrato il matrimonio gay di Northstar, ex Alpha Flight ed ex X-Men, con il suo partner Kyle. Nello stesso anno Kamala Khan, una pakistana-americana, è diventata Ms. Marvel (l’altra faccia di Capitan Marvel, il cui ruolo è stato interpretato da diverse supereroine). Le avventure di Kamala Khan sono realizzate con uno stile autoriale, da graphic novel, e sono scritte da Gwendolyn Willow Wilson, un’autrice islamica. Da sottolineare come tra gli X-Men non manchino relazioni omosessuali. Sullo stesso piano la concorrente DC Comics ha risposto per ora più timidamente. Alan Scott, il primo Lanterna Verde, dodici anni fa fece coming out. Mentre fece notizia nel 2006 quando Batwoman si innamorò di una poliziotta. Ma uno dei più grandi successi del nuovo millennio non è pubblicato né dalla Marvel, né dalla DC: è stata infatti la Image Comics a proporre dal 2003 The walking dead, la serie horror scritta da Robert Kirkman e disegnata inizialmente da Tony Moore e, successivamente, da Charlie Adlard, in cui si narrano le vicissitudini di un gruppo di cittadini statunitensi che cercano di trovare scampo all’invasione degli zombie. La serie a f. è diventata nel 2010 una serie televisiva di grande successo, in cui lo stesso Kirkman ricopre il ruolo di produttore esecutivo.
Negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, Amazon e gli altri siti dove comprare f. (in digitale o in cartaceo) hanno modificato le modalità di acquisto dei f. che negli spazi distributivi ‘non virtuali’ si trovano sia nei negozi specializzati (quelli che in Italia vengono chiamati fumetterie), sia nelle librerie generaliste. In una delle catene più tradizionali delle librerie generaliste, quella di Barnes & Noble, i f. erano suddivisi in tre categorie: i comics, ovvero i libri con le raccolte dei f. pubblicati originariamente sui quotidiani oppure sui comic book (il formato tipico dei supereroi, ma non solo: tra questi ha avuto di recente un successo straordinario la ristampa di Calvin & Hobbes, la striscia su un bambino e la sua tigre di pezza che Bill Watterson ha rea lizzato per soli dieci anni, dal 1986 al 1995). Poi le graphic novel e i biographic, libri biografici tra i quali troviamo classici dei romanzi a f. (ma a carattere biografico) come Maus di Art Spiegelman e Persepolis di Marjane Satrapi. Anche la graphic novel ha i suoi formati preferiti: di solito quelli dei libri a fumetti sono più grandi dei romanzi scritti e a volte anche dei comic book. Quasi con intento provocatorio Chris Ware, uno dei nuovi maestri del f. statunitense, è il creatore di Building stories (pubblicato da Pantheon nel 2012) che dall’esterno è una scatola come quella del Monopoli, ma all’interno contiene f. collegati tra loro (pubblicati in precedenza su differenti periodici tra cui «New Yorker» e «New York Times Magazine») e stampati in nove formati differenti, dalla striscia all’albo, dal libro al foglio grande: una sorta di manifesto per la liberazione del f. dalla costrizione editoriale.
Tra i nuovi fenomeni del f. statunitense da segnalare Saga, una serie nata nel 2012, scritta da Brian K. Vaughan e disegnata da Fiona Staples che unisce la fantascienza al fantasy; Sex criminals, nata nel 2013, scritta da Matt Fraction e illustrata da Chip Zdarsky in cui due amanti riescono a fermare il tempo quando fanno l’amore e ne approfittano per compiere rapine (è stata annunciata la trasposizione come serie televisiva) e The private eye, serie nata nel 2013 in cui sempre Brian K. Vaughan (i disegni sono di Marcos Martín) ha intrecciato il genere fantascientifico con il giallo.
Art Spiegelman, colui che con Maus ha creato uno dei momenti più alti del romanzo a fumetti, nel nuovo millennio ha dedicato gran parte del suo tempo a conferenze sul f. di cui ha esaltato la capacità unica di collegare la parte sinistra e destra del cervello. Per una mostra retrospettiva sul f. organizzata ad Angoulême nel 2012, Spiegelman ha coniato l’espressione co-mix per indicare la capacità del f. di unire arti diverse all’interno di uno stesso linguaggio. Le conferenze di Spiegelman sono un’ottima occasione per rivisitare la storia del f. statunitense che il creatore di Maus racconta mantenendo la stessa attenzione e passione per tutte le diverse tipologie di comics, senza alcun pregiudizio verso quellipiù popolari. È questa un’altra tendenza del nuovo millennio: si scava nella storia del f., si rivisitano le sue origini, si approfondiscono i suoi temi e il suo linguaggio. Questo anche grazie al lavoro di Scott McCloud, autore e saggista che, dopo il suo Understanding comics del 1993, ha continuato la sua analisi a f. sul f. con Reinventing comics del 2000 e con Making comics. Storytelling secrets of comics, manga and graphic novels del 2006, in cui affronta aspetti e caratteristiche del linguaggio, della costruzione delle storie, ma anche i temi della commercializzazione dei f., del diritto d’autore, della libertà rispetto ai formati offerta dal web. Il suo ultimo romanzo a fumetti, The sculptor (2015) offre una versione moderna del Faust attraverso la storia di un giovane scultore in crisi cui viene concessa (da uno zio fantasma) la capacità di scolpire con arte qualsiasi soggetto limitando però la sua esistenza a 200 giorni di vita.
I fumetti e il web. – Il web, come scrive McCloud, ha aperto varie possibilità agli autori di fumetto. Quella di pubblicare e-book, quella di aggiungere animazioni e suoni con una piccola spesa, quella di utilizzare alcuni social network per veicolarli. Ma più di tutto c’è la possibilità di ‘pubblicare’ su rete, di crearsi un proprio pubblico con un proprio blog e anche di crescere professionalmente. Il web si propone con lo stesso ruolo che avevano un tempo le riviste, ma in maniera ancora più democratica.
L’Italia: i ‘fenomeni’ Gipi e Zerocalcare e la crisi. – È proprio nella rete che è esploso il nuovo fenomeno del f. italiano: Michele Rech in arte Zerocalcare (n. 1983) ha partecipato alle varie edizioni del festival Crack! Fumetti dirompenti che si svolge nel centro sociale del Forte Prenestino occupato, iniziando a disegnare dal 2003 sul quotidiano «Liberazione» e sul mensile «Repubblica XL». Nell’ottobre 2011 ha pubblicato il primo romanzo La profezia dell’armadillo per un piccolo editore (Edizioni Graficart) e a novembre ha cominciato a pubblicare f. sul suo blog, seguito da un numero sempre crescente di appassionati. Nel giro di poco più di un anno Zerocalcare è diventato un fenomeno editoriale. La profezia dell’armadillo è stato ripubblicato nel 2012 da Bao Publishing che subito dopo ha pubblicato anche il suo secondo libro, Un polpo alla gola. In questi f. l’autore è il protagonista principale che racconta con grande senso dell’umorismo le paure, le manie, i sensi di colpa di un ragazzo disoccupato alle prese con un futuro incerto come incerti sono i legami sociali che riesce ad avere (tramite computer o meno). Il successo ha fatto crescere Zerocalcare e, dopo altri due romanzi usciti nel 2013 (Ogni maledetto lunedì su due e Dodici), nel 2014 ha realizzato Dimentica il mio nome, comica e profonda rivisitazione della propria infanzia. A gennaio del 2015 il settimanale «Internazionale» ha pubblicato Kobane calling, l’inserto a f. realizzato da Zerocalcare dopo una visita alla città nel Nord della Siria stretta d’assedio dalle forze dell’IS: le copie sono andate subito esaurite tanto che l’inserto è stato ripubblicato sul numero successivo. Il suo successo è indubbiamente travolgente: il suo venduto è a quattro zeri, quando di solito un libro a f. in Italia ha una vendita più che soddisfacente quando raggiunge le duemila copie, e l’autore è diventato ormai un personaggio presente con interviste in televisione e nelle pagine news sul web.
In precedenza, egualmente significativo era stato il fenomeno Gipi (Gian Alfonso Pacinotti), numericamente più contenuto ma notevolissimo, anche perché le sue pagine a f. hanno un segno meno caricaturale e più complesso (spesso volutamente schizzato, non definito), e le sue storie rimangono in bilico tra l’introspezione e il ragionamento, il dramma e la comicità, il reale e il surreale. Venuto alla ribalta grazie a un premio internazionale assegnato al Festival di Angoulême al suo Appunti per una storia di guerra (pubblicato nel 2004), Gipi ha realizzato il primo romanzo chiaramente autobiografico con S. (2006), dedicato al ricordo del padre Sergio da poco scomparso, e in seguito LMVDM ovvero La Mia Vita Disegnata Male (2008), autoritratto di un fumettista in crisi artistica e personale, che ha ottenuto un grande successo, promuovendo Gipi sui periodici e in televisione. Dopo una parentesi come autore cinematografico e un periodo di inattività fumettistica, Gipi è ritornato al romanzo con unastoria (2013), drammatico ritratto della instabilità umana tra presente e passato, primo libro a fumetti candidato al premio Strega.
Insieme a Zerocalcare e a Gipi altri artisti italiani del f. hanno esordito o continuato il loro lavoro: tra questi Paolo Bacilieri (Sweet Salgari, 2012; Fun, 2014), Igort, nome d’arte di Igor Tuveri (Quaderni ucraini, 2010; Quaderni russi, 2011), LRNZ, nome d’arte di Lorenzo Ceccotti (Golem, 2015), Francesca Ghermandi (Cronache dalla palude, 2010), Davide Toffolo (Graphic novelis dead, 2014), Manuele Fior (Cinquemila chilometri al secondo, 2010; L’intervista, 2013), Silvia Ziche (Lucrezia e Alice a quel paese, 2013) Makkox, nome d’arte di Marco D’Ambrosio (The full Monti, 2012), Stefano Disegni (L’ammazzafilm, 2014), Tuono Pettinato, nome d’arte di Andrea Paggiaro (Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovani menti, 2010; Il magnifico lavativo, 2011; Enigma. La strana vita di Alan Turing, 2012, con Francesca Riccioni; Corpicino, 2013; Nevermind, 2014), Ratigher, nome d’arte di Francesco D’Erminio (Trama, 2011). Ratigher è anche uno dei protagonisti dell’autoproduzione: Le ragazzine stanno perdendo il controllo,la società le teme, la fine è azzurra (2014) è stato preacquistato (in forma cartacea) da più di mille lettori su un sito web, permettendone la realizzazione.
E i fumetti si realizzano ora anche grazie al crowdfunding (ovvero il microfinanziamento collettivo, attuato attraverso Internet, per sostenere finanziariamente la produzione di opere indipendenti), com’è accaduto per Lumina, una serie a f. euro-manga e multimediale progettata da Linda Cavallini ed Emanuele Tenderini, che ha ricevuto un’accoglienza molto positiva dai suoi lettori-finanziatori. Tra i nuovi fenomeni fumettistici italiani Sio (nome d’arte di Simone Albrigi) che pubblica su web i suoi f. e i suoi film semianimati dalla comicità sfrenata e surrealista, e Don Alemanno (nome d’arte del fumettista e cantante Alessandro Mereu) che ha fatto nascere su web il suo successo di satira religiosa Jenus di Nazareth prima che Magic Press lo ripubblicasse su carta. Su web nascono anche riviste come «Verticalismi» (all’interno della quale sono nati fenomeni come Sacro/Profano di Mirka Andolfo, un f. che affronta l’erotismo in un mondo di angeli e demoni) oltre che siti di critica sul f. (di creazione più o meno recente) come «Fumettologica», «Lo spazio bianco» e «Ubc».
Alcuni scrittori italiani hanno collaborato con disegnatori per realizzare romanzi a fumetti: Tiziano Scarpa con Massimo Giacon (Amami, 2007; Il mondo così com’è, 2014), Massimo Carlotto e Giuseppe De Cataldo con Giuseppe Palumbo (Tomka, 2007; Un sogno turco, 2008), Dacia Maraini con Gud, nome d’arte di Daniele Bonomo (La notte dei giocattoli, 2012).
Tra le ricorrenze importanti il numero 100 di Rat-man, personaggio dalla straordinaria forza umoristica creato e realizzato da Leo Ortolani dal 1989, e i cinquant’anni di «Linus», storico mensile creato da Giovanni Gandini e ora diretto da Stefania Rumor.
Il f. italiano popolare è stato segnato dalla morte del suo protagonista assoluto: Sergio Bonelli (1932-2011), a capo della più grande casa editrice di f., sceneggiatore e creatore di due personaggi celebri come Zagor e Mister No, ambasciatore del f. (nel 2007 ha ricevuto la laurea honoris causa in scienze della comunicazione all’Università La Sapienza di Roma). Due anni dopo è morto Decio Canzio (1930-2013), suo collaboratore di fiducia, direttore generale della Bonelli fino al 2006. Bonelli, figlio del creatore di Tex, Gianluigi, ha consolidato e fatto crescere l’industria del f. popolare italiano sulla base della propria passione per i f. amati da bambino e guardando con timore all’evoluzione dei nuovi media, a partire dalla nascita delle televisioni private. Così la sua casa editrice ha sempre avuto scarsi rapporti con le nuove tecnologie e, quindi, con i social network. Davide Bonelli, figlio di Sergio e ora direttore generale, e Mauro Marcheselli, direttore editoriale, hanno attuato un importante rinnovamento istituendo nella casa editrice un ufficio che per la primavolta si occupa dello sviluppo multimediale dei f. Bonelli. È sicuramente in quest’ottica che è stata lanciata la serie Orfani (in seguito intitolata a un personaggio della serie: Ringo), la prima bonelliana tutta a colori, creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari, ambientata in un futuro apocalittico e rivolta chiaramente anche al giovane pubblico dei videogiochi e del web. Di Orfani è stata realizzata per Rai5 una versione in motion-comic (ossia con il f. sonorizzato e arricchito di effetti digitali e piccole animazioni) per la regia di Armando Traverso. Di questo rinnovamento è stato investito anche un personaggio classico come Dylan Dog (protagonista anche in questo caso è Recchioni, che ha sostituito Giovanni Gualdoni, responsabile della serie fino al 2014): al personaggio creato da Tiziano Sclavi è stato concesso l’uso (saltuario) di un telefono cellulare, mentre è andato in pensione un comprimario importante come l’ispettore di polizia Bloch, ma soprattutto la nuova gestione si propone il ritorno alla sperimentazione e alla varietà di atmosfere che furono fondamentali (nelle sceneggiature di Sclavi) per il clamoroso successo del personaggio. Per riuscire in questo verranno coinvolti nel progetto disegnatori e sceneggiatori mai entrati nel mondo del f. popolare bonelliano.
Altri importanti cambiamenti sono stati messi in atto soprattutto nel settore maggiormente in crisi, quello dell’edicola: la Panini (già casa editrice dei fumetti Marvel) ha acquisito anche la licenza dei fumetti Disney e quindi del periodico «Topolino» (costituito in gran parte di f. realizzati da autori italiani); sono continuati a uscire i collaterali abbinati a quotidiani e settimanali anche se con minor successo rispetto alla fase precedente la crisi. Anche la Mondadori Comics si è impegnata nella vendita in edicola con collane dedicate alle ristampe di classici del f. italiano (Alan Ford, Kriminal, i fumetti di Guido Crepax), francese (XIII) e statunitense (Mandrake, Superman, Batman). Con il 50° volume (sempre pubblicato dalla Mondadori Comics) di Ken Parker (personaggio creato nel 1977 da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo) è stata proposta anche la prima lunga storia del personaggio dopo quasi vent’anni di assenza, in cui Ken appare provato dopo la dura esperienza del carcere. Ed è significativa la scelta di far tornare in scena il personaggio dopo due decenni di carcere, disilluso e invecchiato come se quegli anni fossero davvero passati sulla sua anima e sulla sua pelle.
Il re delle edicole italiane rimane comunque Tex, creato nel 1948 da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini, seguito, tra i personaggi della scuderia Bonelli, dal già citato Dylan Dog, quindi da Julia, Nathan Never e Zagor, mentre nella classifica generale lo storico concorrente Diabolik si posiziona al terzo posto.
Se l’edicola manifesta, dopo il clamoroso successo di Dylan Dog, segni di una lenta, ma costante discesa nelle vendite, in libreria (grazie anche ai fenomeni Zerocalcare e Gipi) si assiste a un ricambio di sigle editoriali e a un aumento di offerte. Aumentano anche i saggi sul f. e sul suo rapporto con gli altri media, mentre sono in crescita le presenze degli appassionati alle varie manifestazioni legate al f.: a Lucca (Lucca Comics and Games), a Roma (Romics), a Napoli (Napoli Comicon) e, in forma minore, in altre città d’Italia, anche se il f. spesso è più la bandiera sotto la quale si crea un evento giovanile e per famiglie cui concorrono i cosplayers (coloro che interpretano gli atteggiamenti di un personaggio conosciuto indossandone il costume), gli stand di gadget, i videogiochi e i cinecomic.
Altre realtà: la Francia e il Giappone. – Impossibile parlare del f. in Francia senza ricordare la tragedia che ha colpito la redazione di «Charlie Hebdo», vittima il 7 gennaio del 2015 di un attentato terroristico che ha causato dodici morti tra i quali i fumettisti Stéphane Charbonnier (in arte Charb), Jean Cabut (in arte Cabu), Bernard Verlhac (in arte Tignous), Philippe Honoré e il veterano Georges Wolinski, il più conosciuto in Italia per la pubblicazione dei suoi f. su «Linus». Prima dell’attentato «Charlie Hebdo» era in crisi di vendite e di fatturato. E anche in Francia, il Paese europeo in cui il mondo della cultura è stato più attento a quello dell’immagine disegnata, la crisi ha dettato legge nel nuovo millennio: di fronte alla decrescita delle vendite degli albi, nel 2013 (e per la prima volta dopo quindici anni di crescita) sono stati prodotti il 7,3% di f. in meno (dati forniti da Gilles Ratier, secrétaire général de l’ACBD, Association des Critiques et journalistes de Bande Dessinée). Nel 2015 è tornato il segno positivo e sono aumentati gli editori, ma complessivamente il numero dei libri venduti non spinge ad alcun ottimismo. Molti dei personaggi di maggiore successo (in questo la situazione è simile a quella italiana) continuano a essere i classici, sia con i nuovi f., sia con le ristampe: a partire da Asterix, tornato in libreria nel 2013 con il primo albo non realizzato da nessuno dei suoi due creatori, Goscinny e Uderzo (Asterix e i Pitti, scritto da Jean-Yves Ferrie e disegnato da Didier Conrad), stampato in 2,2 milioni di copie. E poi Lucky Luke, i Puffi, Blake e Mortimer, oltre ai più recenti XIII, Largo Winch, Titeuf, Joe Bar, Le Chat, Blacksad, Thorgal. Tra gli autori di romanzi a f. spiccano i nomi di Enki Bilal e Manu Larcenet. Sempre secondo i dati forniti dall’ACBD, nel 2014 i titoli dei manga pubblicati in Francia hanno di nuovo superato (era già accaduto nel 2006 e nel 2007) il numero dei titoli franco-belgi (tra questi anche quelli di autori italiani): 1617 contro 1579 (i f. americani sono stati 372 e i romanzi a fumetti 378). I personaggi giapponesi più popolari sono più o meno gli stessi che ritroviamo in Giappone e in Italia: Naruto, One Piece, L’attacco dei giganti, Bleach. Come in Italia, anche in Francia il manga non arriva mai ai picchi di vendita dei personaggi locali più popolari (in Francia Naruto tocca le 180.000 copie di vendita, in Italia meno della metà), ma il pubblico cui si rivolge è vasto e fedele. In Giappone One Piece ha venduto poco meno di 12 milioni di copie seguito a ruota da L’attacco dei giganti. Ma all’interno del sistema produttivo dei manga, che ha condizionato stilisticamente tutto il f. asiatico, si sente aria di crisi, come se il f. giapponese stesse diventando troppo autoreferenziale e impermeabile alle influenze del f. europeo e statunitense. Inoltre le nuove tecnologie che permettono nei lunghi spostamenti in treno la visione di film e serie televisive e, infine, la pirateria (che permette di scaricare i f. gratuitamente su web) stanno minacciando un sistema produttivo
che sembrava inattaccabile.
Bibliografia: T. Groensteen, Systéme de la bande dessinée, Paris 1999 (trad. it. Il sistema fumetto, Genova 2012); M. Bussagli, F. Fossati, Fumetto, Milano 2003; D. Barbieri, Nel corso del testo. Una teoria della tensione e del ritmo, Milano 2004; D. Bonomo, Will Eisner. Il fumetto come arte sequenziale, Latina 2005; La linea inquieta. Emozioni e ironia nel fumetto, a cura di D. Barbieri, Roma 2005; A. Abruzzese, L’occhio di Joker. Cinema e modernità, Roma 2006; A. Castelli, Eccoci ancora qui!, Milano 2006; L’arte della sceneggiatura, a cura di L. Scarpa, Roma 2006; D. Michaelis, Schulz and Peanuts, New York 2007 (trad. it. Latina 2013); M. Antonini, Cinema e fumetti. Guida ai film tratti dai cartoon, Roma 2008; G. Frezza, Le carte del fumetto. Strategie e ritratti di un medium generazionale, Napoli 2008; D. Hajdu, The ten-cent plague. The great comic-book scare and how it changed America, New York 2008 (trad. it. Maledetti fumetti! Come la grande paura per i ‘giornaletti’ cambiò la società statunitense, Latina 2010); M. Pellitteri, Il drago e la saetta. Modelli, strategie eidentità dell’immaginario giapponese, Latina 2008; Il secolo del fumetto. Lo spettacolo a strisce nella società italiana, 1908-2008, a cura di S. Brancato, Latina 2008; Scrittori e scritture nella letteratura disegnata, a cura di M. Allegri, C. Gallo, Milano 2008; «Manga Academica. Rivista sul fumetto e sul cinema d’animazione giapponese», 2008-2014; D. Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti, Roma 2009; L. Raffaelli, Tratti e ritratti. I grandi personaggi del fumetto da Alan Ford a Zagor, Roma 2009; D. Barbieri, Il pensiero disegnato. Saggi sulla letteratura a fumetti europea, Roma 2010; A. Castelli, Fumettisti d’invenzione. Gli autori di fumetti nella fiction: al cinema, in televisione, nella narrativa, nella letteratura disegnata, alla radio e in altri media, Roma 2010; L. Gori, F. Gadducci, S. Lama, Eccetto Topolino, Roma 2011; A. Becattini, L. Boschi, L. Gori, A. Sani, I Disney italiani, Roma 2012; S. Howe, Marvel Comics. The untold story, New York 2012 (trad. it. Una storia di eroi e supereroi, Modena 2013); Dal realismo magico al fumetto. Laboratorio per lo studio letterario del fumetto, a cura di A. Scarsella, Venezia 2012; Fumetto! 150 anni di storie italiane, a cura di G. Bono, M. Stefanelli, Milano 2012; A. Faeti, La storia dei miei fumetti, Roma 2013; 1001 fumetti da leggere prima di morire, a cura di P. Gravett, M. Stefanelli, Bazzano 2013; P. Ferrari, M. Prandi, Guida al fumetto italiano, Bologna 2014; Il potere sovversivo della carta, a cura di S. Pavan, Milano 2014.
Fumetto e cinema di Daniele Dottorini. – Il rapporto tra f. e cinema scorre sotterraneo lungo tutta la storia del 20° secolo. Le due forme espressive nascono infatti contemporaneamente a cavallo tra Ottocento e Novecento e sono diverse le analogie formali e strutturali che possono essere chiamate in causa per spiegare i legami che i due media hanno intessuto tra loro nel corso del tempo: la struttura narrativa temporale, la suddivisione in ‘quadri’ (inquadrature e vignette), la possibilità di organizzare tali quadri in un montaggio, e naturalmente il fatto che entrambe le forme espressive sono state, nel corso del tempo, forme di elaborazione di un immaginario diffuso in tutto il mondo.
Se questo è indubbiamente vero, è altrettanto vero che nel nuovo millennio il rapporto tra f. e cinema si è ulteriormente intensificato e gli scambi tra i due media si sono fatti più intensi e articolati. Nell’ambito del cinema hollywoodiano, ad es., si è verificato un notevole cambiamento anzitutto a livello produttivo: nel 2009, infatti, la The Walt Disney Company ha acquisito la Marvel Studios, la divisione della celebre azienda produttrice di fumetti specializzata nella realizzazione di prodotti televisivi legati ai propri personaggi. L’acquisizione è uno dei segnali del forte mutamento che ha investito il panorama audiovisivo contemporaneo, mutamento legato alla sempre maggiore interazione tra il cinema e gli altri media. In uno scenario mediatico sempre più dominato dalla transmedialità, dalla tendenza cioè all’ibridazione delle forme espressive, il rapporto tra cinema e f. si è modificato secondo due principali linee direttrici: quella della contaminazione, da un lato, di procedure e linguaggi peculiari alle due forme espressive, dall’altro di due immaginari narrativi specifici.
In film come Hulk (2003) di Ang Lee o Sin City (2005) di Robert Rodriguez e Frank Miller, o ancora 300 (2006) di Zack Snyder, il lavoro sull’immagine cinematografica mostra evidenti analogie con la prassi compositiva del linguaggio del f., non solo perché tutti questi film derivano da f. – e nel caso di Sin City l’autore della graphic novel originaria, Frank Miller, è anche coregista del film –, ma soprattutto perché nella composizione dell’inquadratura (in Hulk), nella composizione innaturale e quasi astratta dell’immagine (in Sin City e 300), le forme riprese sono proprio quelle del f. di origine.
Se in questi casi ci si trova di fronte a prodotti che sperimentano nuove possibilità del linguaggio cinematografico attraverso le sue ibridazioni con il f., è indubbio che nel nuovo secolo lo scambio tra cinema e f. si è intensificato anche ad altri livelli: una casa di produzione come la Legendary Pictures – che ha prodotto numerosi film ispirati direttamente o indirettamente a personaggi dei f., come Batman begins (2005) di Christopher Nolan, lo stesso 300, Watchmen (2009) di Zack Snyder, tratto dall’omonima graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons (in 12 albi, 1986-1987), Superman returns (2006) di Bryan Singer, tra gli altri – ha creato infatti nel 2010 una sezione editoriale dedita alla pubblicazione di f. (la Legendary Comics), che in un certo senso prolunga e amplia la linea fantastica e fantascientifica che caratterizza la produzione della casa principale.
La sempre più stretta alleanza tra i due universi emerge anche dal gran numero di film tratti o ispirati a f., non solo nella cinematografia statunitense ma anche in quella di altri Paesi, come, ad es., in Giappone, dove la consuetudine di realizzare film live-action basati su manga ha una lunga storia: basti pensare a film come Crows Zero (2007) di Miike Takashi (tratto dal manga Crows di Takahashi Hiroshi, 1990-1998), Mushishi (2006) di Ôtomo Katsuhiro (dal manga omonimo di Urushibara Yuki, 1999-2008), o Rupan sansei (2014; Lupin III) di Kitamura Ryûhei (dall’omonimo manga di Monkey Punch, 1967-1969). Passando ad altre cinematografie, i titoli aumentano: film come V for Vendetta (2005; V per Vendetta) di James McTeigue (tratto dall’omonimo graphic novel, 1982-1985, di Alan Moore e David Lloyd), La vie d’Adèle (2013; La vita di Adele) di Abdellatif Kechiche (tratto dal graphic novel La bleu est une coleur chaude, 2010, di Julie Maroh), Snowpiercer (2013) di Joon-ho Bong (da Le Transperceneige, 1982, di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette), sono solo alcuni esempi di una tendenza importante del cinema contemporaneo, che spesso vede nel f. non solo un serbatoio amplissimo di storie e narrazioni, ma anche importanti elementi di novità nella struttura narrativa e nella costruzione dell’immagine che il cinema ripensa e rielabora all’interno delle sue forme.
In Italia, un fumettista importante come Gipi (Gian Alfonso Pacinotti) ha esordito dietro la macchina da presa (L’ultimo terrestre, 2011), mentre altri come Carmine Di Giandomenico (che ha lavorato come story board artist per Martin Scorsese, Tsui Hark e Sergio Rubini) collaborano attivamente con il mondo del cinema, mostrando come le linee di intersezione tra cinema e f. siano sempre più numerose e mostrino nuove strade per lo sviluppo dell’immagine contemporanea.