fummo
In D. non ricorre mai la forma ‛ fumo ': ‛ fummo ' era la forma normale in Toscana (cfr. Parodi, Lingua 236; Petrocchi, Introduzione 448).
In senso proprio, per la sostanza aerea che esala dai corpi che bruciano o sono bollenti e si espande nell'aria a forma di nube: 'l fummo che sale dalle acque bollenti del Flegetonte (If XV 2), il fummo de li 'ncensi (Pg X 61) e il fummo da cui foco s'argomenta (XXXIII 97); ugualmente in If XXIV 51, XXV 93 Elli 'l serpente e quei lui riguardava; / l'un per la piaga e l'altro per la bocca / fummavan forte, e 'l fummo si scontrava, 118 e 135. È detto del vapore acqueo condensato in nebbia, in If VIII 12 e IX 75, dove D. parla del fummo del pantan che grava sulla palude Stigia, e in Pg V 113 Giunse quel mal voler... e mosse il fummo e 'l vento. Ugualmente in Pd XVIII 120, a proposito del fummo che vizia il raggio di Giove.
Per analogia è detto fummo (If XV 117) il " polverìo " (Boccaccio e Landino) che sollevano le anime che procedono veloci e scalpicciando lungo il sabbione. Secondo il Parodi, tuttavia, si tratta di f. provocato dallo spegnersi delle fiamme calpestate dai dannati; per il Torraca, che richiama l'immagine di If XXV 92-93, si tratta invece del vapore esalato dalle ustioni e dalla bocca della gente che veniva lungo il sabbione infuocato.
Il fummo... come la notte oscuro (Pg XV 142; e ancora in XVI 25, 35 e 142), che è di così aspro pelo (XVI 5) e che fa grosso velo intorno alle anime, è la pena a cui sono sottoposti gl'iracondi nel Purgatorio. La stessa immagine D. usa in If VII 123 Tristi fummo... portando dentro accidïoso fummo, per indicare la permanenza e la diuturnità dell'ira repressa, covata nell'animo, e che lo occupa tutto. Per l'accostamento biblico ira-f. si veda Iob 17, 7 " Caligavit ab indignatione oculus meus " e Ps. 6, 8 " Turbatus est a furore oculus meus ".