fumo
Aspirazione dei prodotti di combustione di una sostanza voluttuaria, solitamente confezionata in piccoli cilindri avvolti in carta sottile (sigarette), oppure avvolta su se stessa, da sola o mescolata ad altre sostanze. Il f. riguarda varie sostanze: tabacco, canapa indiana e hashisch, cocaina, crack, cobret (eroina grezza), metanfetamine. Il termine f. viene utilizzato, senza altra determinazione, per indicare il fumo del tabacco, la cui pratica abituale e prolungata è responsabile dell’intossicazione cronica nota come tabagismo. Nel linguaggio gergale indica invece il f. di marijuana (➔ cannabis).
L’attuale identificazione del tabagismo con un fenomeno per molti versi assimilabile a una vera e propria tossicodipendenza si basa principalmente sulla dimostrata capacità posseduta dalla nicotina di indurre, a seguito di una sua assunzione cronica, uno stato di dipendenza. Essa è favorita da vari fattori abitudinari, le occasioni e il contesto che sollecitano l’accensione stessa e il sapore del f., i quali si associano all’azione esercitata a livello del sistema nervoso centrale dalla nicotina, principale responsabile dei fenomeni di dipendenza (eliminati dalla somministrazione di nicotina per via endovenosa). Per quanto riguarda la patologia indotta da f. di tabacco, essa è essenzialmente identificabile nei danni provocati non solo dalla nicotina, ma anche da tutti gli altri prodotti di combustione del tabacco e della carta da sigarette: lesioni ai sistemi cardiovascolare, respiratorio, nervoso e genitale, ed elevato rischio oncogeno cui sono esposti i fumatori (gran parte dei tumori maligni al polmone è correlata al f. di sigaretta). È stato inoltre definitivamente accertato che un elevato consumo di sigarette in gravidanza può causare aborti, parti prematuri, ecc. e influire negativamente sullo sviluppo psicofisico della prole.
Il f. che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori attivi è il principale inquinante degli ambienti chiusi. I costituenti del f. passivo, al pari di quello attivo, sono oltre 4.000 sostanze chimiche sotto forma di particelle e di gas: nicotina, irritanti, tossici e cancerogeni, presenti però in concentrazione diversa rispetto al f. attivo; per esempio, il f. passivo contiene il doppio della nicotina presente nel f. attivo, il 4-aminobifenile, collegato al cancro vescicale, è almeno 31 volte più concentrato nel f. passivo che nell’attivo, il benzopirene, collegato al cancro del polmone, della pelle, e alle leucemie, 3 volte, il toluene 6 volte e la dimetil-nitrosamina 50 volte. Il f. passivo è la risultanza del fumo espirato dal fumatore attivo (corrente terziaria) sommato al f. prodotto dalla combustione lenta e imperfetta (400-500 °C) della sigaretta lasciata bruciare nel portacenere o in mano fra un tiro e l’altro (corrente secondaria). Si ammette che il f. passivo sia costituito per 6/7 dalla corrente secondaria e per 1/7 dalla corrente terziaria (f. espirato dal fumatore). La Cancer Society of New Zealand riferisce che il f. passivo è la terza causa di morte nel Paese dopo il f. attivo e l’uso di alcol. Negli USA il f. passivo provoca ogni anno quasi 5.000 decessi per cancro polmonare. Si stima che in Italia il f. passivo sia responsabile di circa 1.000 decessi all’anno e che il f. dei genitori sia responsabile del 15% dei casi di asma nei bambini e dell’11% di respiro sibilante negli adolescenti.
Considerato come una vera malattia sociale, il tabagismo è combattuto con iniziative e campagne in vari Paesi per scoraggiare e limitare l’uso del tabacco. Le osservazioni epidemiologiche hanno dimostrato che soltanto il 5% dei fumatori che intende disassuefarsi vi riesce spontaneamente, senza aiuto psicologico e intervento farmacologico, il primo basato sui colloqui tra medico e paziente, il secondo effettuato con la somministrazione (per via orale, transcutanea o nasale) di nicotina, particolarmente indicata per combattere la sindrome da astinenza, o di clonidina, molto efficace per risolvere l’imperioso bisogno di fumare. In Italia, oltre al divieto della propaganda a favore degli articoli da fumo e a precise normative sul commercio delle confezioni di tabacco, è in vigore il divieto di fumare in determinati locali pubblici, anche allo scopo di evitare ai non fumatori l’esposizione passiva al fumo.