fuoco
Un fenomeno chimico familiare che ha cambiato le sorti dell'umanità
Il fuoco, pur così familiare, ci appare inafferrabile: questo perché esso non è costituito da altro che luce e calore sprigionati durante la combustione. Esso ha favorito enormemente l'evoluzione degli uomini primitivi fin da quando impararono a usarlo, circa un milione e mezzo di anni fa. Il fuoco è così vitale, potente e misterioso da essere entrato nei miti e nei rituali religiosi di tutte le popolazioni
Imparare a utilizzare il fuoco, ad accenderlo e a mantenerlo acceso sono fra le scoperte che hanno maggiormente influito sull'evoluzione dell'uomo. Circa un milione e mezzo di anni fa gli uomini primitivi impararono a usare il fuoco. Inizialmente non sapevano accenderlo e quindi dovevano trovare qualcosa che già bruciava (per esempio, un albero colpito dal fulmine) per poterlo utilizzare. Una volta ottenuto, era molto importante alimentarlo e proteggerlo per non farlo spegnere, perché si sarebbe dovuto aspettare un nuovo ritrovamento fortunato per riaverlo. L'attenzione a non far spegnere il fuoco era un'attività talmente importante che la ritroviamo in moltissimi rituali religiosi nel corso della storia umana.
Non si sa con sicurezza quando gli uomini primitivi scoprirono anche come accendere il fuoco, ma da quel momento poterono servirsene ogni volta che volevano. Si poteva accendere il fuoco utilizzando le selci, pietre che emettono scintille se sbattute contro un'altra pietra. Un altro sistema consisteva nello sfregare fra di loro due pezzi di legno che si riscaldavano per attrito fino a incendiarsi (è per via dell'attrito che ci sfreghiamo forte le mani fra loro quando vogliamo riscaldarle). Entrambi questi metodi sono lunghi e laboriosi: noi oggi siamo abituati a fiammiferi, accendini e fornelli che si accendono con un semplice gesto, ma prima dell'invenzione di questi moderni attrezzi accendere il fuoco richiedeva molta abilità.
Grazie al fuoco gli uomini primitivi iniziarono a cuocere il cibo e la loro dieta si estese anche ad alimenti che non possono essere consumati crudi, aumentando la possibilità di nutrirsi (senza contare che i cibi cotti sono decisamente più digeribili di quelli crudi). Il fuoco serviva per scaldarsi, permettendo di vivere anche in climi freddi: in questo modo l'uomo poté colonizzare zone nelle quali non sarebbe mai potuto sopravvivere, non essendo dotato per natura di una folta pelliccia in grado di proteggerlo. Essenzialmente, anche se con tecnologia più avanzata, oggi facciamo ancora le stesse cose: cuciniamo con il fuoco dei fornelli a gas e usiamo il fuoco della caldaia per scaldare le nostre case.
Ma il fuoco era anche un'arma. Agli uomini primitivi esso era indispensabile per tenere lontani i predatori pericolosi: gli uomini infatti non hanno unghie e zanne per difendersi né corrono così velocemente da poter scappare, però, unici sulla Terra, impararono a usare il fuoco che tutti gli animali temono. Esso permise inoltre di costruire migliori utensili e armi per la caccia: le punte di rudimentali lance di legno venivano abbrustolite sul fuoco e diventavano molto più dure e quindi più efficaci. Purtroppo il fuoco non è stato usato solo come arma di difesa: nel corso dei millenni, infatti, esso è stato l'elemento base di terribili armi di offesa, dal fuoco greco bizantino al moderno napalm, composto chimico incendiario.
All'incirca 9.000 anni fa, il fuoco permise la lavorazione dell'oro e dell'argento, metalli che si trovano in natura come pepite. Poi nacque la metallurgia: fondendo i minerali nelle fornaci gli uomini impararono a estrarre e a lavorare il rame, lo stagno e successivamente il ferro. Con i metalli si potevano costruire innumerevoli oggetti: gioielli, recipienti, punte per le lance e le frecce decisamente più micidiali di quelle in legno o pietra. Questa nuova abilità degli uomini fu una svolta tanto importante da segnare il passaggio da un'era all'altra: dall'età della pietra all'età dei metalli.
Il fuoco permette di ottenere metalli dai minerali, cioè prodotti differenti da quelli di partenza. Allo stesso modo, quando cuciniamo un alimento questo cambia colore, odore e sapore. Quindi il fuoco è in grado di far avvenire reazioni chimiche, e i chimici lo hanno utilizzato da sempre per la sua capacità di trasformare la materia.
Il fuoco è dunque molto utile, ma è anche pericoloso: si pensi infatti alla potenza devastatrice di un incendio. Con i suoi aspetti positivi e negativi è divenuto un ottimo simbolo per rappresentare sia il bene sia il male.
Per la sua potenza e la sua capacità trasformatrice è stato associato a varie divinità nei miti e nelle credenze di molti popoli. Secondo la mitologia greca gli uomini non conoscevano il fuoco finché il semidio Prometeo non lo donò loro. Con il fuoco a disposizione gli uomini divennero più potenti, più liberi e più capaci; gli dei furono scontenti di questa indipendenza e punirono Prometeo. Il fuoco rappresentava quindi le più preziose virtù umane e divenne anche il simbolo dei giochi olimpici, praticati dagli uomini migliori. Ancora oggi all'inizio dei giochi viene acceso un braciere che arde per tutta la durata dell'olimpiade.
Un braciere sempre acceso si trovava anche nei templi dedicati ad alcune divinità. Nell'antica Roma esistevano delle sacerdotesse chiamate vestali che avevano il compito di tenere sempre acceso il fuoco nel tempio di Vesta, la dea del focolare domestico. Anche se nelle nostre case non c'è più nessun falò o braciere, ancora oggi si parla di 'focolare domestico' perché esso era un elemento così importante della vita quotidiana da essere diventato il simbolo della casa stessa e della vita familiare.
Anche nella religione cattolica il fuoco è un simbolo importante. L'inferno è rappresentato come un luogo in cui ardono fiamme eterne per punire i peccatori. Ma esso è anche sacro: lo Spirito Santo è rappresentato da un fuoco e nelle chiese si accendono candele per rendere omaggio a Dio. Per le religioni indiane il fuoco è il simbolo del dio del sole e del dio che governa i mutamenti. Per i Cinesi rappresenta il colore rosso, il cuore, l'estate e le passioni umane.
Guardare il fuoco è bello ed emozionante e ancora oggi il fuoco è il simbolo di molte passioni. Per questo è entrato in diversi modi di dire: 'fuoco della passione', 'fuoco della giustizia', 'fuoco dell'odio', 'fuoco dell'arte', e così via fiammeggiando.
La scoperta del fuoco è raccontata dallo scrittore inglese Roy Lewis in modo assai divertente in Il più grande uomo scimmia del Pleistocene (1992). Al momento della sua scoperta il fuoco era una grande novità e i ragazzi si mostravano l'un l'altro "come si poteva estinguerlo con l'acqua, come lo si poteva tranciare, al pari di un'anguilla, in diversi focolai, e come lo si poteva trasportare sulla punta di rami secchi. All'inizio le donne erano un po' lente a farsi in là e si scottavano; per un po' sembrò che la nuova generazione fosse destinata a non sopravvivergli affatto. Ma papà pensava che ciascuno dovesse fare i propri errori. "Bambino scottato rispetta il fuoco" ripeteva con serena fiducia, quando l'ennesimo marmocchio cominciava a strillare dopo aver preso in mano un tizzone ardente. Aveva ragione lui".
La guerra del fuoco è un film del 1981: si narra di una tribù di uomini primitivi che subisce il furto del proprio fuoco da parte di un'altra tribù. Tre giovani partono allora alla ricerca di un nuovo fuoco, superano molti pericoli e vengono anche catturati. Riescono a fuggire e portano con sé tizzoni ardenti e una giovane donna. Quando tornano alla propria tribù le preziose braci si spengono per un incidente: il gruppo sembrerebbe condannato al freddo e ai pericoli, ma la donna viene da una tribù più evoluta ed è capace di accendere il fuoco.