fusibile
fusìbile [agg. e s.m. Der. del part. pass. fusus del lat. fundere "fondere", "che si può fondere facilmente o che si fonde facilmente"] [FTC] [EMG] Nell'elettrotecnica, dispositivo per interrompere automaticamente un circuito se l'intensità della corrente supera un certo valore (in genere 1.5 volte l'intensità normale), basato sulla fusione, per effetto Joule, di un corto filo di materiale metallico f., portato da un apposito supporto che ne rende facile l'inserzione e la sostituzione in un adatto portafusibile; sono usate leghe metalliche con basso punto di fusione (dal quale dipende l'intensità della corrente alla quale avviene la fusione e quindi l'interruzione), da quelle di mercurio (60 %), piombo (20 %) e stagno (20 %), che fondono a soli 20 °C, a leghe di piombo, stagno e cadmio in varie percentuali, che fondono, a seconda della condizione, tra 70 e 200 °C. ◆ [ELT] F. ritardato: f. di precisione, per piccole intensità di corrente, di relativ. grande capacità termica, atto quindi a restare integro per brevi impulsi di corrente con intensità ben maggiore di quella nominale di intervento.