futurismo
Movimento letterario, artistico e politico, fondato nel 1909 da F.T. Marinetti. Attraverso una serie di «manifesti» e di clamorose polemiche, esso propugnò un’arte e un costume che avrebbero dovuto fare tabula rasa del passato e d’ogni forma espressiva tradizionale e che in effetti si informarono al dinamismo della vita moderna e della civiltà meccanica, proiettandosi verso il futuro e fornendo il modello a tutte le successive avanguardie. Il primo dei «manifesti» di Marinetti, pubblicato in francese nel Figaro del 20 febbr. 1909, e che contiene le linee essenziali del movimento, culmina in queste asserzioni: «Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa [...] è più bello della Vittoria di Samotracia [...] Non v’è più bellezza se non nella lotta [...] Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore». Al primo manifesto seguì in aprile un secondo testo, Uccidiamo il chiaro di luna. A Milano furono invece i pittori U. Boccioni, G. Balla e C. Carrà a redigere con altri il Manifesto della pittura futurista (11 febbr. 1910). Sul piano letterario, l’esperienza del f. si collegò anche a quella della rivista Lacerba di A. Soffici e G. Papini. Il f., ricollegandosi all’irrazionalismo filosofico e spingendo alle estreme conseguenze la confusione tra arte e vita delle poetiche di fine Ottocento, si fece promotore di un atteggiamento vitalistico che avrebbe dovuto investire e modificare radicalmente ogni dominio artistico e culturale e la stessa politica. Sotto quest’ultimo aspetto, il f. sarebbe sfociato nelle manifestazioni interventiste al tempo della Prima guerra mondiale, fasciste e imperialiste più tardi. D’altra parte l’importanza storica del f. va cercata proprio in questo suo attivismo, in questa sua funzione disgregatrice e dissolutrice che, fra tanti equivoci e confusioni, ebbe comunque il merito di far giustizia di una letteratura e di un’arte ridotte a convenzione e accademia. Tra gli altri Paesi in cui si ebbero movimenti collegati in qualche modo, sia pure solo nominalmente, al f. italiano, vanno ricordati la Russia e la Polonia. Il f. russo espresse, attraverso personalità artistiche di grande rilievo come V.V. Majakovskij, D.D. Burljuk, V.V. Chlebnikov e R.L. Pasternak, l’esigenza di nuovi e rivoluzionari mezzi espressivi. Da esso, che ebbe nel 1913 il suo manifesto, sono derivati tutti quei movimenti poetici che hanno affiancato la Rivoluzione, interpretandone lo spirito.