gabbo
Provenzalismo (gab) per " burla ", " gioco ", " scherzo ". Ricorre in If XXXII 7 non è impresa da pigliare a gabbo, e in Vn XV 6 12 per la pietà, che 'l vostro gabbo ancide.
Sul g., motivo letterario di tradizione provenzale, è imperniato il cap. XIV che racconta come una volta sia avvenuto che in una festa nuziale Beatrice e le sue amiche, accorgendosi del turbamento di D., abbiano sorriso, cioè abbiano scherzato sul suo aspetto (si gabbavano di me), certo nei limiti della cortesia, come si addiceva a donne gentili. Il g. della donna alle spalle dell'amante è un altro dei motivi tradizionali a cui D., come osserva il Flamini, fece buon viso quando, giovanissimo, scriveva le rime della sua prima maniera. Mettendo poi insieme la Vita Nuova non seppe rinunciare al sonetto che egli aveva scritto sul g. della gentilissima, " ancorché il volto della sua Beatrice venisse per tal modo a illuminarsi, in tal punto del racconto, d'un riso che non era il solito corruscamento di luce divina, sì una cosa tutta umana e meglio si direbbe femminea " (Flamini). Egli narrò poi in prosa le circostanze di quel lievissimo accidente, con una minuzia estrema dei particolari, spinto com'era dal bisogno di chiarirle, dato che esse gli avevano fatto scrivere non solo il sonetto Con l'altre donne mia vista gabbate (XIV 11 ss.), ma anche gli altri due che seguono a questo, e cioè Ciò che m'incontra, ne la mente more e Spesse fiate vegnonmi a la mente (XV 4 ss., XVI 7 ss.), che entrambi si ricollegano al g., in quanto in essi egli ha manifestato i sentimenti provati alla presenza di Beatrice, " il piacere di vederla e la commozione che l'assalse vedendola " (Zingarelli).
Bibl. - F. Flamini, Le opere minori di D.A., Livorno 1917², 132 n.; Zingarelli, Dante 105.