GABI, Simone, detto Bevilacqua
Nato a Pavia non molto dopo il 1450 da un Pietro de Gabi (de Gabiis), nessun documento è stato rinvenuto che informi della sua famiglia, della sua gioventù e del luogo ove apprese l'arte tipografica: ciò avvenne probabilmente a Pavia o a Milano; i caratteri da lui usati agli inizi della sua attività rivelano infatti una provenienza milanese.
Ebbe il soprannome di Bevilacqua, col quale fu - ed è - conosciuto e che egli sempre usò a preferenza del cognome familiare: "Symon papiensis cognomento Bevilaqua"; "Symon nuncupatus bevilaqua papiensis". Una sola volta - nelle sottoscrizioni editoriali - usò la formula "per Symonem de gabis Papiensem", ed è nel suo prima prodotto: le Genealogiae deorum gentilium di G. Boccaccio (Vicentiae 1487). Nella Victoria contra Iudaeos di Pietro Bruto (ibid. 1489), che fu la terza edizione da lui stampata (la seconda non ha nome di tipografo) il colophon ha questo distico: "En ego sum Simon papiensis nomine civis / Bivelaquam nuper fata dedere mihi". Che il soprannome gli fosse stato assegnato non perché era astemio, ma ironicamente, proprio al contrario, lo potrebbe lasciar supporre l'invettiva che Bruto volle fosse stampata in fine della sua opera a scusa dei molti errori che la stampa presentava: "Est impressorum lector nova culpa malorum / turbida sunt quorum corda sepulta mero".
Il G. ebbe la sua prima bottega a Vicenza, ove il 20 dic. 1487 licenziò la sua prima edizione: l'opera del Boccaccio sopracitata, cui seguì il 9 apr. 1489 Altro Marte, poema encomiastico sulla vita di N. Piccinino, composto da Lorenzo Spirito. Dopo il panegirico di Bruto, citato, seguirono gli Statuta Communis Vincentiae (23 genn. 1490), e un'edizione del romanzo cavalleresco Altobello (20 nov. 1491), senza nome di tipografo, ma certamente suo. Le sue edizioni vicentine note oggi sono dunque sei in tutto: poche per un'attività che si protrasse per cinque anni; ma che la piazza di Vicenza non fosse in quei tempi propizia a una grande editoria è cosa nota. Resosi probabilmente conto di questo fatto, il G. sulla fine del 1491 - o sul principio del 1492 - lasciò Vicenza e si trasferì a Venezia. Il 9 maggio di quell'anno vi pubblicò una cosa ben modesta: la grammatichetta per principianti compilata da Alexandre de Villedieu, comunemente detta Doctrinale. Questo primo prodotto non lascia certo prevedere la cospicua attività che la bottega del G. - sin dai primi mesi del suo impianto -andrà evolvendo con ritmo sempre più accresciuto durante gli anni della sua lunga dimora a Venezia. Nei sette mesi che restavano al 1492 il G. pubblicò ben cinque edizioni, e alcune non di poco conto. Nel 1493 - o forse già prima - era stato raggiunto da taluni suoi fratelli, dei quali tutto si ignora, nomi compresi. Della loro presenza e della loro collaborazione col G. si ha notizia dal privilegio - il primo richiesto dal G. - accordato dal Senato veneziano il 16 febbr. 1493 more veneto (1494) a "Symon bevilaqua et fratres papiensis librorum impressores", per una edizione della Pharsalia di Lucano con i commenti di Giovanni Sulpizio da Veroli e di Ognibene da Lonigo: il volume era stato ultimato il 31 genn. 1493 m.v. (1494).
Durante il biennio 1493-94 il G. licenziò - tra le altre - le buone edizioni di Tibullus, Catullus et Propertius (26 giugno 1493) cum commento; della Metamorphosis di Ovidio col commento di Raffaele Regio (7 sett. 1493), delle Comoediae di Terenzio (stampate per conto di Lazzaro Soardi). Per Vincenzo Benagli stampò la Expositio in analytica posteriora di Aristotele elaborata da Paolo Nicoletti (8 apr. 1494) e un commento di s. Tommaso d'Aquino, In libros Physicorum di Aristotele, per il mercante pesarese Alessandro Calcedonio (Calcedonius), noto libraio ed editore in Venezia tra il 1486 e il 1506. Durante l'ultimo decennio del sec. XV il G. pubblicò opere di classici: Cicerone, Giovenale, Plauto, Svetonio, tutte commentate. Pubblicò opere di padri della Chiesa (s. Tommaso, s. Bernardo, Tertulliano); opere scientifiche di autori antichi e recenti; stampò due volte il testo della Vulgata; la sua bottega era anche attrezzata per la stampa del "rosso e nero", come è dimostrato da almeno sette edizioni di messali. Un Missale Romanorum lo pubblicò il 10 marzo 1499 m.v. (1500) per conto di Paganino Paganini.
Se le sue edizioni furono numerose e dei più vari argomenti, tutte di alta cultura e talune non di poco conto, bisogna tuttavia convenire che, tipograficamente, non andarono mai oltre il tipo di libri per la vendita corrente: senza fasto e, soprattutto, senza adeguata correzione, tanto che molti testi sono bruttati da troppi errori derivanti da composizione affrettata e mal riveduta. Dopo il 1500 la sua attività andò gradatamente scemando; tuttavia nel 1503 egli pubblicò quel volume che è il più noto tra i tanti suoi: Opera Latina omnia di Francesco Petrarca, esemplata sull'edizione di Simone da Luere (1501) ma diversamente disposta come ordinamento delle singole opere petrarchesche. Nel 1505 circa (certo dopo il 1504, anno in cui stampò un Missale Romanorum registrato dal Weale, n. 975) la bottega del G. cessò ogni attività: non si sono rinvenuti documenti che chiariscano i motivi della cessazione, e in mancanza di essi ogni congettura sarebbe fallace. Certo è che il G. - ormai non più giovane - lasciò Venezia in quel torno di tempo e iniziò una vita veramente "vagabonda", che lo portò successivamente a Saluzzo, Cuneo, Novi, Savona e Lione.
A Venezia lavorò per circa dodici anni, avendo una bottega fornita di molteplici serie di caratteri gotici e romani, ma si ha l'impressione che talune di esse fossero serie fittizie, messe insieme con materiale proveniente da altre tipografie veneziane: vi si trovano caratteri del De Gregori, dello Hamman, del Torresano, del Locatelli, del Soardi; altre serie sono invece originarie, preparate per lui. Anche talune maiuscole ornate provengono da legni vecchi; altri sono originali. A Venezia il G. usò tre marche tipografiche (tutte diverse da quella con la quale sono contrassegnate alcune sue edizioni di Vicenza), ove compare il soprannome diversamente ortografico: "Bivilaqva, Biviaqva, Beviaqva" (Kristeller, nn. 191-193).
Prima tappa della sua attività errante fu Saluzzo, ove licenziò il 22 apr. 1506 un Breviarum Carthusiense, "Impressum Dalutijs per magistrum Simonem beuelaqua papien. 156" (sic, per 1506 come compare dal Kalendarium annesso al breviario). Di questa edizione restava il solo esemplare passato in vendita dall'antiquario Rosenthal di Monaco; oggi anche di questo esemplare si sono perse le tracce. Le ricerche bibliografiche sulla stampa cinquecentina non sono ancora abbastanza progredite per poter affermare che il G. non abbia stampato altre edizioni a Saluzzo: certo è che, a oggi, nessun'altra se ne conosce.
Nel 1501 il G. era a Venezia in piena attività: il 15 gennaio di quell'anno il Senato gli accordava privilegio di stampa e vendita per commento all'Asinus aureus di Apuleio, elaborato da Filippo Beroaldo, congiuntamente a quello per "certi messaletti piccoli secondo la corte". Dell'Apuleio si conoscono copie, ma dei "messaletti piccoli" non si ha notizia, a meno che non siano quelli pubblicati in data 1500 (Weale, n. 975), per i quali il G. avrebbe chiesto e ottenuto il privilegio dopo averli già messi in commercio: né questo sarebbe caso eccezionale. Il G. si dovette trasferire a Cuneo intorno al 1508, se l'unico esemplare di un Missale Romanorum che si trova nella British Library (Weale, n. 993) è una sua stampa: l'edizione non ha nome di tipografo, ma è datata Cuneo 1508. In questa città nello stesso anno già aveva bottega il tipografo Guidotto Dolci; in società con questo, nel 1510, il G. pubblicò una miscellanea polemica di fra' Samuele Cassini (o da Cassino): De statu Ecclesiae, De purgatorio, De corpore Christi. Libellus contra Valdenses qui hoc omnia negant, "In nobili et egregio oppido Cunei in pedemontium opera et diligentia Simonis Beuilaquae impressaque eiusdem et sui consoci Guidoti de Dulcis mundo multis cladibus et tribulationibus laborante". Ma anche a Cuneo la sosta fu breve.
Nel 1512 il G. era a Novi, dove ristampò il notissimo e diffusissimo trattato di Matteo Selvatico: Liber pandectarum medicinae (15 gennaio) per conto del libraio Niccolò Girardengo. Ma anche da Novi si allontanò presto. Nel 1514 lo si trova a Savona (probabilmente chiamatovi dall'arciprete Domenico Nani), ove il 2 agosto licenziò l'edizione della Polyanthea cum additionibus, opera per la quale il suddetto Nani aveva ottenuto privilegi dal marchese di Monferrato e dal pontefice Leone X (20 ott. 1513). Si trattava - come dice il titolo - di una seconda edizione accresciuta dell'opera già pubblicata dal Silva a Savona nel 1503 e replicata a Venezia dal Liechtenstein nel 1507 e dal Rusconi nel 1508. È possibile che a Savona abbia anche stampato un paio di opuscoli d'occasione (senza note tipografiche) che sembrano impressi con i suoi caratteri. È certo che nel 1514 il G. partì anche da Savona (ove però è documentato di nuovo nel 1516, in veste di acquirente di "alcuni volumi della Polyanthea" di Francesco Della Chiesa: v. Varaldo) e - cercando una piazza ove finalmente posare - si trasferì a Lione. Nella portata del 1515 si trova in quella città "Simon Boyleau imprimeur demeurant en la maison de Charles de la Tour près Grolée". Il suo negozio e la sua abitazione si trovano in quella rue Ferrandière ove erano numerosi altri tipografi.
A Lione dovette dimorare tre anni: dal 1515 al 1517, giacché nelle portate del 1518 il suo nome non compare più. È probabile che il G. sia morto nei primi mesi di quest'anno, dopo aver pubblicato un'edizione del Formularium instrumentorum datato appunto 1518.
A Lione il G. stampò non meno di ventidue opere, talune per conto di editori e librai lionesi, come Louis Martin, Jacques Huguetan, Vincenzo Portonari. Di lui si trovano registrate da taluno due edizioni del 1500; la Florida corona di Antonio Gaizo e una miscellanea di opuscoli medici di Marco Gattinara e altri: ma si tratta di un errore di lettura per 1516. Per le stampe lionesi il G. usò solo serie di caratteri gotici, già frusti; non usò marche tipografiche, ma dei curiosi ornati tipografici formati da crocette diversamente disposte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Racc. di parti prese in materia di stampa (1492-1501), passim; Lione, Archives municipales, Nommée de 1515, CC 23, c. 270; Nommée de 1517, CC 32, c. 15; S. Comi, Mem. bibliogr. per la storia tipografica pavese nel sec. XV, Pavia 1807, ad nomen; R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia pavese nel sec. XV, in Arch. veneto, XXIII (1882), pp. 84 ss.; A. Tessier, Stampatori in Venezia nel sec. XV, ibid., XXXIV (1887), p. 198; N. Giuliani, Notizie sulla tipografia ligure sino a tutto il sec. XVI, in Giornale delle biblioteche, III (1889), p. 86; P. Kristeller, Die italien. Buchdrucker und Verlegerzeichen bis 1525, Strassburg 1893, p. 72; H. Baudrier, Bibliographie lyonnaise, II, Lyon 1896, pp. 12 ss.; F. Fumagalli, Lex. typographicum Italiae, Florence 1902, pp. 107, 290, 389, 468, 517; E. Pastorello, Tipografi, editori e librai in Venezia nel sec. XVI, Firenze 1924, p. 9; H. Bohatta, Zwei unbekannte Buch-Privilegien, in Bibliographie des Bibliotheks- und Buchwesen, I (1926), pp. 200 ss.; I. Weale - H. Bohatta, Bibliographia liturgica: catalogus missalium ritus Latini, Londini 1928, passim; C. Varaldo, Nuovi documenti sulla stampa e sul commercio librario a Savona…, in La Berio, XXI (1981), pp. 31 s., 34 s.; G. Zappella, Le marche dei tipografi… del Cinquecento, Milano 1986, ad indices; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del 1500 in Italia, Firenze 1989, adindicem (con ulteriore bibliografia).