GABII (v. vol. iii, p. 753-754)
Gli scavi svolti dai membri della Escuela Española de Historia y Arqueologia en Roma (1956-1958, 1960, 1962, 1965 e 1967) nell'area del santuario di Giunone Gabina hanno permesso di riconoscere diversi aspetti della storia della città.
Il tempio sorge su uno spigolo del cornicione vulcanico del prosciugato lago di Castiglione, già identificato con il lago Regillo, che si prolunga verso la via Prenestina.
Le più antiche tracce di abitazione in quest'area ci riportano al sec. VIII a. C. Negli scavi sono stati riconosciuti incavi e intagli nella roccia, appartenenti alle capanne di un villaggio dell'Età del Ferro laziale. Forse apparteneva a questo villaggio una necropoli coeva che si trova nei pressi della Osteria dell'Orsa. La costruzione del tempio e dell'area intorno allo stesso, portò alla distruzione degli avanzi di questo villaggio. Tuttavia uno scarico vicino all'area del tempio contiene parecchi cocci provenienti dai corredi del villaggio e altri sono stati trovati in una favissa o stipe tardo-repubblicana - ma che contiene molto materiale più antico - situata a NO del tempio.
Il tempio venne costruito sugli avanzi di una di queste capanne protostoriche. Sono previsti saggi all'interno della cella che potrebbero dimostrare l'esistenza di fasi costruttive più antiche, onde stabilire un nesso tra le capanne e il tempio repubblicano oggi noto. In genere il tempio era stato datato alla fine del III o all'inizio del II sec. a. C, ma i risultati degli scavi mostrano uno stato di cose un poco diverso. Sono stati recuperati moltissimi frammenti di terrecotte architettoniche, alcune delle quali potrebbero esser riportate alla fine del IV o agli inizî del III sec. a. C. Invece il materiale ceramico ritrovato nei "battuti" del podio, non appare posteriore alla prima metà del II secolo.
La data della costruzione del piazzale porticato, con tabernae intorno al tempio, viene ora notevolmente abbassata. Questo impianto - che portò seco notevoli cambiamenti nella topografia della zona - è da attribuirsi ad età sillana. Alla stessa età deve attribuirsi la gradinata a pianta semicircolare riprodotta nella pianta del Visconti e non ancora ritrovata negli scavi in corso. Questa urbanistica sillana provocò notevoli cambiamenti. Così ad O del tempio furono distrutti una piccola area sacra con stele dedicate a fortv(na?), una tomba a cremazione con un ricco corredo di terrecotte votive e abitazioni con pavimenti di opus signinum. Qua sorse un nuovo quartiere, probabilmente di abitazione, secondo l'asse urbanistico del piazzale intorno al tempio. Altre distruzioni si avvertono a N: chiusura della vecchia strada tra l'acropoli - Torre di Castiglione - e la via Prenestina; e a SE, costruzione di una nuova strada e distruzione di una casetta anteriore di poco all'età sillana. Forse in questo periodo venne costruito pure il grande cisternone sito nelle vicinanze della pars postica del tempio. Non sono più antichi i numerosi pozzetti scavati nella roccia per sistemarci alberelli e altre opere di giardinaggio, simili a quelli che si riconoscono nell'Hephaisteion di Atene.
Non sembra che in età imperiale G. offrisse l'immagine tramandata dai poeti di età giulio-claudia. Il quartiere a NO del tempio è abbandonato. Riguardo all'area del tempio e al piazzale, oltre alle iscrizioni scoperte nel Settecento, vengono attribuite ad età adrianea alcune terrecotte architettoniche (appartenenti al tipo delle cosiddette Lastre Campana) e il cambiamento di tettoie e pavimenti nelle tabernae con l'impiego di bipedali e tegoloni della figlina di Poppeo Sabino, sita tra G. e Palestrina. In una delle tabernae venne scoperto un ripostiglio di antoniniani appartenenti ai tempi di Gallieno, non dissimile a quelli ritrovati in altre località del Lazio. Questa epoca sembra segnare in certa maniera la fine del santuario. Tuttavia le nostre conoscenze sulla vita a G. nel basso Impero richiedono un accurato scavo dell'area cultuale cristiana sorta dove ora si trova la chiesetta di S. Primo. Per il momento si può accettare anche l'ipotesi di un reimpiego in età barbarica dei ruderi del tempio di Giunone, nei cui dintorni sono state scoperte alcune tombe ad inumazione.
Bibl.: A. Balil, M. Pellicer, E. Rodriguez-Almeida, Excavaciones en Gabii, I, in preparazione; A. Balil e E. Rodriguez-Almeida, Scavi di Gabii. Risultati dei lavori del 1967, in Boll. Arte (in corso di stampa); H. Lauter, Ein Tempelgarten?, in Arch. Anz., 1968, p. 626 ss.