Pensatore politico (Grenoble 1709 - Parigi 1785), fratello di E. de Condillac. Individuò nella proprietà privata l'origine di tutti i mali della società e ne propose l'abolizione, teorizzando uno Stato egualitario in cui l'intera compagine sociale fosse effettivamente rappresentata. Tra le opere: Des droits et des devoirs du citoyen, 1758.
Studiò nel seminario di Saint-Sulpice a Parigi; suddiacono, entrò nella cerchia del card. P. de Tencin, segretario di stato agli Affari Esteri, che gli affidò importanti incarichi: negoziò a Parigi un trattato segreto con la Prussia contro l'Austria (1743), a Breda la pace con le potenze coalizzate contro la Francia (1746). Caduto in disgrazia presso il suo protettore, lasciò la diplomazia.
Nelle sue opere (oltre a Des droits et des devoirs du citoyen, 1758; Entretiens de Phocion sur le rapport de la morale avec la politique, 1763; Doutes sur l'ordre naturel des sociétés politiques, 1768; De la législation ou principes des lois, 1776; De l'étude de l'histoire, 1783, ecc.) svolse concetti che parvero a molti anticipatori delle ideologie rivoluzionarie. Ma il suo comunismo è suggerito solo da istanze morali, senza preoccupazioni di ridimensionamento sociale ed economico. Più concreto è invece quando, contro il dispotismo illuminato dei fisiocrati e contro l'idealizzazione del Montesquieu della costituzione inglese, traccia la teoria di una monarchia sorretta da istituzioni parlamentari, analizzando il funzionamento dei regimi rappresentativi, e distinguendo tra cittadini attivi e passivi, come poi fu fatto nella Costituzione del 1791. Sostenne il diritto all'insurrezione contro la tirannide come dovere morale del cittadino. Altre opere: Droit public de l'Europe fondé sur les traités, 1748; Du gouvernement de Pologne, 1781; Observations sur le gouvernement et les lois des États-Unis d'Amérique, 1784.