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García Márquez, Gabriel

di Ines Ravasini - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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García Márquez, Gabriel

Ines Ravasini

Il fascino del realismo magico

Autore di uno dei romanzi più innovativi del Novecento, Cent'anni di solitudine, lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura, ha mescolato nella sua opera la dimensione reale e quella fantastica dando impulso a uno specifico stile della narrativa latino-americana, il realismo magico

La passione intellettuale

Nato ad Aracataca, in Colombia, nel 1928, Gabriel García Márquez manifesta la sua energia intellettuale come giornalista attento ai problemi dell'America Latina e impegnato nella difesa dei diritti del continente, come saggista, critico cinematografico e autore di sceneggiature (da giovane aveva studiato regia a Roma).

Nei suoi primi racconti (Foglie morte, 1955; I funerali della Mamá grande, 1962; La mala ora, 1962) troviamo spesso una città solitaria, lontana dalla civiltà, sul cui sfondo si svolge la storia di una famiglia, con personaggi che sfidano la mentalità corrente, la brutalità e la corruzione, in nome della propria dignità. In Nessuno scrive al colonnello (1961), romanzo breve e intenso, crea un protagonista eccentrico, primo di una lunga serie di personaggi sorprendenti.

Il capolavoro

Nel 1967 García Márquez pubblica il romanzo che lo ha reso famoso: Cent'anni di solitudine. È la storia dell'ascesa e della caduta della città di Macondo, fondata da Ursula e José Arcadio Buendía in una regione di foreste impenetrabili, lontana dal mondo civile. In questo spazio di primitiva innocenza, la stirpe dei Buendía si moltiplica, con personaggi affascinanti come i numerosi Aureliano e José Arcadio, discendenti dei fondatori, o con indimenticabili figure femminili, tra cui la sensuale Amaranta e Remedios la bella.

A rompere l'isolamento giunge una tribù di zingari che ha scoperto nella selva la strada per Macondo: essi portano con sé le scoperte straniere, come il ghiaccio o la calamita.

Macondo diventa così la metafora dell'America Latina, continente conquistato dagli Europei che vi introdussero la loro civiltà. Dopo gli zingari, altre forze esterne strapperanno Macondo all'innocenza, portando progresso e dolore.

La storia di Macondo termina con un diluvio che riporta la città al caos delle origini: la nascita di un bambino con la coda di maiale, frutto di un amore incestuoso, segnerà la fine dei Buendía. Una storia ricca di avvenimenti prodigiosi, un mondo in cui la realtà si mescola con la fantasia, rendendo possibili soluzioni fantastiche e inverosimili, così da far sembrar naturale che il profumo emanato da Remedios faccia impazzire gli uomini, che Meme Buendía sia sempre seguito da nugoli di farfalle, che le persone possano levitare o essere invisibili, che Macondo sia colpita da un'epidemia di insonnia, invasa da uccelli morti, sommersa dal diluvio per quattro anni.

Questa capacità di imporre il meraviglioso come reale è stata definita realismo magico, uno stile peculiare del romanzo latino-americano del secondo Novecento che caratterizza tutta l'opera di García Márquez e trova in questo romanzo la sua espressione più compiuta.

Le metafore della storia e del destino

In L'autunno del patriarca (1975), con un tono poetico e uno stile complesso fatto di frasi interminabili che si annodano su sé stesse, Márquez inventa la figura di un tiranno (immagine iperbolica di tanti dittatori latino-americani) che, in un tempo e in uno spazio indefiniti, impone il suo terribile potere: la sua immagine imprecisa, l'assenza di un nome e di una biografia, la sua apparente immortalità ne fanno un essere onnipotente e quasi mitico, ma che alla fine ‒ come ogni uomo ‒ soccomberà per morte naturale, a significare che anche le dittature possono esaurirsi.

In Cronaca di una morte annunciata (1982) lo scrittore si confronta con l'inevitabilità del destino, ricostruendo le ultime ore di vita di Santiago Nasar, vittima di un delitto annunciato, di cui tutto il paese è al corrente ma che nessuno riesce a evitare. L'amore ai tempi del colera (1985), infine, è la storia di un amore che sopravvive per "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese", nonostante mille contrarietà, e finisce per trionfare.

Il successo di Márquez culmina nel 1982 con il premio Nobel per la letteratura; la sua vita, fitta di viaggi e scrittura, è illustrata nel primo volume dell'autobiografia Vivere per raccontarla (2002). È anche autore di una serie di racconti per ragazzi dal titolo La luce è come l'acqua.

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