Marcel, Gabriel-Honore
Filosofo e scrittore francese (Parigi 1889 - ivi 1973). Nel 1929 si convertì dall’ebraismo al cattolicesimo. Critico teatrale delle Nouvelles littéraires, svolse anche attività di saggista, drammaturgo, musicista. La sua posizione filosofica, spesso considerata come una forma di «esistenzialismo cristiano», non è tuttavia in rapporto di filiazione diretta con l’esistenzialismo (che anzi in qualche modo anticipa) se non per un comune ambito di temi speculativi (M. ha preferito impiegare, per designare il suo pensiero, il termine di «neosocratismo»). Influenzato dalla speculazione di Bergson e dalle tesi del neoidealismo di Bradley e di Royce, M. ha elaborato, sviluppando un metodo fenomenologico, la tematica dell’essere dell’uomo nel mondo, della priorità del momento esistenziale sulla riflessione astratta come punto di partenza della meditazione filosofica (rifiuto del cogito cartesiano) e dell’«incarnazione», ossia delle modalità con cui viene avvertito il mondo (analoghe, secondo M., a quelle con cui percepiamo il nostro corpo). Lo scopo di M. era quello di costruire un discorso rigoroso, con un metodo specifico adeguato ai più alti livelli della religione e della morale: una «metodologia dell’inverificabile» che da una parte rifiutasse i criteri della verificabilità e dell’oggettività scientifica, con le sue categorie oggettivizzanti di tipo logico-matematico, e dall’altra evitasse le tentazioni di un soggettivismo personalizzato ed emotivo e sfuggisse ai pericoli di un fideismo arbitrario. Lo sbocco della sua riflessione, che ha conosciuto diverse fasi, è un recupero della conoscenza metafisica, in cui è centrale l’opposizione tra «problema» e «mistero». Riconoscere il «mistero», senza pretendere di risolverlo riducendolo a «problema» (oggetto quindi della conoscenza «scientifica»), è il compito della metafisica, poiché quest’ultima si pone, secondo M., come «riflessione alla seconda potenza». Nel respingere tutti quegli atteggiamenti possessivi e «concupiscenti» con cui l’uomo moderno si pone di fronte alla realtà, nel rivendicare una disponibilità autentica nei confronti dell’Essere (che si coglie solo nella dimensione del mistero e che è a fondamento di qualunque ulteriore possibilità di conoscenza), M. s’incontra con alcune tematiche del cristianesimo, con l’esperienza dell’«amore», della «fedeltà», della «speranza», della «fede». Le sue ultime opere svolgono poi un’analisi del mondo moderno in cui, secondo M., il predominio della tecnica rischia di soffocare l’aspirazione a una realizzazione autentica, cioè a quelle esperienze profonde che recano intima e positiva testimonianza di una presenza inesauribile che ci trascende. Tra le sue opere filosofiche si segnalano: Journal métaphysique (la sua opera più importante, scritta tra il 1914 e il 1923, pubblicata nel 1927; trad. it. Giornale metafisico); Être et avoir (1935; trad. it. Essere e avere); Du refus à l’invocation (1940; trad. it. Dal rifiuto all’invocazione); Homo viator (1945; trad. it. Homo viator: prolegomeni a una metafisica della speranza); Position et approches concrètes du mystère ontologique (1949); Le mystère de l’être (2 voll. 1951-52; trad. it. Il mistero dell’essere); Les hommes contre l’humain (1952; trad. it. L’uomo contro l’umano); Le déclin de la sagesse (1954; trad. it. Il declino della saggezza); L’homme problématique (1955; trad. it. L’uomo problematico); Présence et immortalité (1959); Fragments philosophiques: 1909-1914 (1962). Tra le opere teatrali hanno particolare rilievo: Un homme de Dieu (1925); Le monde cassé (1933); Le chemin de Crète (1936); Vers un autre royaume (1949); Rome n’est plus dans Rome (1951); le cronache teatrali sono raccolte in L’heure théâtrale (1958).