ADORNO, Gabriele
Nato intorno al 1320 da Daniele di Lanfranco e da Marietta Giustiniani, nel 1349 fu inviato a Monaco dal doge Giovanni Murta per sorvegliare i nobili fuorusciti. Tornato a Genova nel 1350, fu degli Anziani. In questo anno, morto di peste il Murta, l'A. sembra scomparire dalla scena politica, mentre Genova subisce il dominio dei Visconti (1353-56).
Riapparì tra gli Anziani nel 1358, col doge Simone Boccanegra; nel 1360 negoziò presso Giovanni II di Monferrato la pace con gli Aragonesi alleati di Venezia. Morto (13 marzo 1363) il Boccanegra, lo stesso giorno l'A. venne eletto doge.
Primo suo atto fu di riordinare mediante un corpo di leggi organiche la agitata situazione interna, ripartendo egualmente le cariche tra guelfi e ghibellini e colpendo con l'esilio perpetuo i Boccanegra, alcuni dei quali, anzi, vennero confinati a Lerici, sotto la custodia del suo parente Guglielmo, comandante di quella piazza. All'esterno, l'A. dovette combattere con i nobili ribelli della Riviera (Doria, Spinola), con i Visconti e i Del Carretto, contro i quali spedì il genero Pietro Recanello, mentre inviava il fratello Gianotto ad Avignone presso Urbano V, avversario dei Visconti. In Oriente, . firmò con Pietro I di Cipro un trattato (18 apr. 1365), che definiva per la prima volta lo stato dei Genovesi in Cipro; occupò Soldaia in Crimea e rinforzò quelle basi navali e mercantili.
Altri trattati, sempre riguardanti le condizioni dei mercanti genovesi, concluse nel 1366 con gli Aragonesi e nel 1367 con Ferdinando, re del Portogallo (rinnovato nel 1370). In Corsica, la riottosa nobiltà locale riprese, durante il suo dogato, il sopravvento (più tardi, nel 1378, provocherà la Maona dei Lomellini).
In patria, nel 1367, era stato costretto a una pace costosa e poco onorevole, nei confronti della coalizione avversaria, che gli aveva sollevato contro un rivale in Leonardo Montaldo. Grande era il malcontento per la pressione fiscale. Non valse il titolo di vicario imperiale, ottenuto nel 1368 da Carlo IV, a consolidarlo in un potere che non aveva ormai più sostegno nella base popolare, sobillata dai fuorusciti rientrati dopo la pace dell'anno prima, che gli contrapposero, ora, un uomo "nuovo", Domenico Fregoso. Questi, pur nominato dallo stesso A. vicario del popolo, suscitò un tumulto il 13 ag. 1370; l'A., che era riuscito a fuggire, fu poi preso e confinato nel castello di Voltaggio presso Genova, donde venne liberato solo per l'intervento del cardinale di S. Sabina, Stefano Teobaldeschi. Ritiratosi a vita privata, morì nel 1383.
Aveva sposato nel 1347 Violante di Giustiniani Garibaldi. Dei numerosi figli si ricordano Agostino, consigliere e anziano; Giovanni, podestà di Gavi (1369), di Ventimiglia (1384), di Monaco (1386), castellano di Caffa in Crimea; Margherita, moglie del ricco e potente Pietro Recanello; Luigia, moglie di Luchino di Luchino Visconti.
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