ALTILIO, Gabriele
Nato, al più tardi, nel 1440 a Caggiano (Salerno) e, dopo il Pontano e il Sannazaro, maggior poeta latino della corte aragonese di Napoli, fu accademico pontaniano, nonché amico non solo degli anzidetti Pontano e Sannazaro - il primo dei quali lo ricorda nell'Actius e in altri dialoghi e gli dedicò il De magnificentia,- ma altresì del Cariteo, di Michele Marullo Tarcamota e del Galateo, che gli dedicò il De podagra.Era forse investito già degli ordini sacri quando, in anno incerto, entrava nelle grazie del futuro Alfonso II, che lo volle precettore di suo figlio Ferrandino. Titolare del priorato di Salma, nella giurisdizione della badia cavense, pagava nel 1470, sulle rendite di quello, una pensione di quindici ducati (lire-oro 63,75).Negli anni 1482-84 seguiva Alfonso nella guerra contro Venezia, percorrendo, in quell'occasione, l'Abruzzo, la Romagna, il Ferrarese e la Lombardia e fermandosi, dopo la pace di Bagnolo, qualche mese a Roma (agostosettembre 1484). Ma già dal 24 febbr. 1483 il cardinal Giovanni d'Aragona gli aveva concesso la prepositura di San Marco di Luco e una pensione annua di dodici ducati. Dopo avere accompagnato nel 1485Ferrandino in Puglia contro i baroni ribelli, lo seguiva altresì, nel settembre-novembre 1487, in Abruzzo, ove aveva due colloqui politici con Virginia Orsini. Sin da quell'anno Ferrandino gli corrispondeva, per il servizio di segreteria particolare, sessanta ducati annui, portati nel marzo 1488 a cento. Nel giugno di quell'anno lo si incontra a Lanciano, nel settembre a Rivisondoli, nel gennaio 1489 a Pozzuoli. Il 14 novembre 1490 Ferrante il vecchio gli concedeva le prepositure, di collazione regia, di San Pietro di Campogalano, di Santa Vittoria, di San Pietro a Leporano e di Santa Lucia di Castelvecchio. Nel febbraio 1492 era in Puglia. Nel corso del medesimo 1492 accompagnava Ferrandino a Roma. L'8 genn. 1493, a istanza di Ferrante il vecchio, Alessandro VI gli concedeva il vescovato di Policastro. Ma non per questo l'A. lasciava gli affari politici: al contrario, mentre i cardinali di opposizione stringevano in Roma con Prospero e Fabrizio Colonna una lega segreta contro l'ora mentovato Alessandro VI, l'A. sì recava a Ostia (22 maggio 1493) per conferire col più irriducibile di quei cardinali, ossia col futuro Giulio II. Morto, nel gennaio 1494, Ferrante il vecchio, Ferrandino, divenuto duca di Calabria, ossia principe ereditario, affidava all'A. anche la sua segreteria politica: onde i diplomi di quel principe recano o la formula "Dominus dux mandavit mihi Gabrieli Altilio", ovvero le due firme "Ferdinandus - Gabriel Altilius". L'esser quello del 31 agosto 1494 datato "in nemore prope Caesenam" mostra che l'A. segui Ferrandino anche nel suo vano tentativo di arrestare in Romagna l'avanzata di Carlo VIII di Francia. E che continuasse a tenere la segreteria politica quando Ferrandino salì al trono, e lo accompagnasse ai confini del Regno per un ultimo disperato tentativo di far fronte all'invasore, mostra la controfirma da lui apposta in altro diploma emesso il 2 febbr. 1495 a San Germano. Bensì, occupata Napoli dal re francese, si ritirava nel suo vescovato di Policastro, da cui non volle muoversi nemmeno dopo che, cacciato Carlo, prima Ferrandino, poi Federico ridiventavano re di Napoli. E a Palicastro, lasciata la poesia per gli studi teologici, morì nella prima metà del 1501. Secondo la tarda attestazione del secentesco Cesare d'Engenio (cfr. Pèrcopo, p. 571), anche l'A. sarebbe stato effigiato (ma, nel caso, da altro ritratto) ne La presentazione al Tempio di Leonardo da Pistoia, serbata ora nel Museo di Capodimonte a Napoli.
La più famosa poesia dell'A. è un epitalamio catulliano, scritto nel gennaio 1489 per le nozze d'Isabella d'Aragona con Giangaleazzo Sforza,pubblicato postumo in appendice al De partu Virginis del Sannazaro (1528), ristampato molte volte, tradotto in italiano da Giambatusta Carminati (Padova, 1730) e la cui migliore edizione è quella, amplissimamente commentata, di Michele Tafuri (Napoli 1804; cfr. anche la nuova ed. datane dal Benterle nel 1956). In questa sono recati, qua li soli altri componimenti supertisti dell'A., una Lamentatio in Christum sepultum,un'elegia Ad Actium Syncerum et M. Antonium Sannazarios fratres :n matris funere,cinque epigrammi (tra cui uno descrivente una ~ puella formosa s) e un'Epistola al Cariteo.
Altri trentasette carmi inediti contenuti nel ms. 9977 della Biblioteca Nazionale di Vienna furono pubblicati nel 1914 da E. D'Angelo (Gabrielis Altilii Carmina,Napoli 1914), che li divise in sei parti, di cui la prima contiene dodici "carmina amatoria", la seconda un frammento di poema bucolico, la terza elegie dirette agli amici (una delle quali, il n. XIII, a Baldassarre Castiglione), la quarta alcuni "Somnia", la quinta due composizioni di argomento storico e la sesta una lunga "Elegia in discessu a Musis". Fra i carmi della prima parte è particolarmente notevole un inno a Venere "mater alma cupidinum".
Bibl.: E. Pèrcopo, Nuovi documenti su gli scrittori e gli artisti dei tempi aragonesi, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XIX (1894), pp. 561-574; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, p. 218; G. Ellinger, Italien und der deutsche Humanismus in der neulateinischen Lyrik,Berlin u. Leipzig 1929, p. 65;V. Rossi, Il Quattrocento,Milano 1933, pp. 488, 489; B. Croce, Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento, II, Bari 1945, p. 280; G. Benterle, L'epitalamio di G.A. per le nozze di G. Galeazzo Sforza e Isabella d'Aragona,in Atti e memorie dell'Accademia d'agric. scienze e lettere di Verona,s. 6, VII (1955-56), pp. 165-190; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., II, coll. 818 s.