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BRUNELLI, Gabriele

di Annamaria Alessandretti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)
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BRUNELLI, Gabriele (Gabriello)

Annamaria Alessandretti

Scultore, nato a Bologna il 22 marzo 1615. Non si hanno notizie di una sua precoce educazione artistica in patria. All'età di ventun anni mosse alla volta di Roma, dove gravitò nell'orbita di A. Algardi.

Le opere rimasteci (in marmo, in cotto e in stucco) serbano però rare tracce della lezione rigorosamente classicheggiante del maestro e sembrano piuttosto aderire, con tecnica raffinata e scioltezza stilistica, ai ritmi di un barocco superficiale e generico.

Non sappiamo in quale data il B. tornò a Bologna, dove operò principalmente e dove restano numerose testimonianze della sua attività: nella basilica di S. Petronio gli appartengono un S. Petronio (1670 circa, VIII cappella) e una S. Rosalia (X cappella), innalzata nel 1683 vicino alla torre della Garisenda (Emiliani, in Malvasia, p. 209 n. 307/1); altre due statue a lato di un crocefisso del sec. XV gli vengono attribuite nella chiesa della Madonna di Galliera (via Manzoni 31, mentre nella chiesa di S. Pietro vanno ricordati il busto di Gregorio XV, collocato nel 1650 (ibid., p. 36 n. 44/15), le due statue della Fama e infine l'ornato sulla porta che conduce all'arcivescovado. In S. Giorgio, inoltre, erano del B. le due statue dorate dell'altar maggiore di S. Gioacchino e S. Pellegrino (distrutte da bombardamento nel 1943), e ancora una statua in marmo del Salvatore nel chiostro dell'ex convento omonimo (via C. Battisti 4). Il Crespi dice eseguite in gesso, nell'aprile e nel maggio 1655, per la certosa di Bologna le statue di quattro Eremiti e di quattro Cardinali e vescovi certosini, di misura più grande del naturale (di questi ultimi esistevano pure i modelli in terracotta, oggi dispersi, come tutte le statue della certosa).

Della attività profana del B. restano documenti notevoli in palazzo Sassoli (via Farini 14: due statue sullo scalone) e in palazzo Davia-Bargellini (via Mazzini 44), dove il B. scolpì, a lato del portale, il Gigante di destra, affiancato a quello di F. Agnesini (questo portale sarà copiato poi da P. Puget per il palazzo comunale di Tolone). Acquistata una discreta rinomanza, il B. fu ripetutamente invitato ad operare a Verona, nella chiesa di S. Anastasia. Durante un primo intervento, nel 1656, collocò, nelle due nicchie all'esterno della cappella del Rosario, una Annunciazione; successivamente completò tale decorazione con le statue della Fede, della Speranza (firmate e datate 1673), di sei Angeli e dello Spirito Santo (compiuto con l'aiuto di D. Tomezzoli: vedi Semenzato). A Padova, per la chiesa di S. Agostino, eseguì un ammiratissimo S.Antonio in marmo (datato 1667, è oggi nella chiesa parrocchiale di Alano; vedi Sartori). Per la balaustrata del palazzo ducale di Modena creò le figure di Ercole e Giunone (1677) e, pressappoco nello stesso periodo di tempo, anche quelle di Giove e Nettuno (Campori). L'Orlandi riferisce di avere trovato in un manoscritto che il B. avrebbe lavorato a "44 operazioni" non solo a Bologna e Padova, ma anche per Ravenna, Mantova e Napoli, ma non si conoscono al riguardo notizie più dettagliate (se non l'indicazione del Crespi riguardante due statue per la certosa di Napoli). Manca qualsiasi menzione, nella storiografia artistica, della moglie Giovanna (1635-1681), pittrice.

Il B. morì a Bologna il 14 marzo 1682 (Crespi) e fu sepolto nella chiesa di S. Maria delle Muratelle.

Fonti e Bibl.: C. C. Malvasia, Felsina pittrice... [1678], Bologna 1841, I, p. 347; Id., Le pitture di Bologna...[1686], a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, ad Indicem;A. P. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 172; L. Crespi, La certosa di Bologna..., Bologna 1772, pp. 30 s.; P. Brandolese, Pitture,sculture e architetture... di Padova, Padova 1795, pp. 155, 156; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 81; G. Campori, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati Estensi, Modena 1855, p. 98; L. Simeoni, Guida di Verona, Verona 1913, p. 50;A. Sartori, Fortunose vicende d'una statua di s. Antonio, in Il Santo, V (1965), pp. 55-107; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e Settecento, Venezia 1966, pp. 71, 142; C. Ricci-G. Zucchini Guida di Bologna, Bologna 1968, pp. 12, 27, 54, 67, 144, 149, 155, 169; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 132 s.; Encicl. ital., VII, p. 962.

Vedi anche
Bologna Comune dell’Emilia (140,7 km2 con 373.026 ab. nel 2007), capoluogo dell’omonima provincia e della regione Emilia-Romagna. È posta sulla Via Emilia, a 54 m s.l.m., allo sbocco della valle del Reno.  ● La pianta della città mostra l’originario nucleo romano a insulae rettangolari (6 cardini e 7 decumani, ... cappella architettura Edificio di culto di piccole dimensioni, isolato in modo da costituire un corpo autonomo; o ambiente, più o meno importante per forme e dimensioni, compreso, con la stessa destinazione di culto, nell’ambito di un maggiore e più complesso organismo architettonico, come la cappella di un palazzo ... altare Superficie piana, talvolta a livello del suolo, più spesso elevata, su cui si compiono sacrifici (semplici offerte o immolazioni di vittime) alla divinità. È compreso nel numero delle installazioni rituali della maggior parte delle religioni conosciute.  antichità I primi esempi di altare, risalenti ... santo Secondo l’accezione originaria, ciò che è inviolabile in quanto protetto da una sanzione: gli ambasciatori, i tribuni della plebe, le mura, le porte; quindi, in genere, tutto ciò che, consacrato da una legge morale o religiosa, è per ciò stesso inviolabile, o ciò che, per comune consenso degli uomini, ...
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brunèlla²
brunella2 brunèlla2 (region. prunèlla) s. f. [lat. scient. Brunella (o più correttamente Prunella), dal ted. Brunelle o Prunelle, anche nome di una malattia che provocava macchie brune nella cavità orale, in quanto veniva curata con questa...
brunèllo¹
brunello1 brunèllo1 s. m. (anche brunèlla s. f.) [der. di bruno, per il colore], ant. – Sorta di panno robusto, solitamente di colore bruno o comunque scuro, per scarpe e stivaletti: la si bagnava i piedi guazzando nell’acqua colle scarpettine...
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