GABRIELE da Casale
Nacque a Casale Monferrato in data imprecisata, probabilmente verso la metà del XVII secolo. Il cognome era Bertano; i nomi e il ceto dei genitori sono ignoti come anche il suo nome di battesimo. Dopo essersi laureato in diritto, G. entrò nell'Ordine dei frati minori cappuccini. Nel 1695 si trovava in un convento in Provenza quando ricevette dalle autorità di Casale Monferrato l'invito a partecipare a una legazione speciale presso l'imperatore. Non sono noti i motivi per cui queste, e il duca di Mantova e del Monferrato, Ferdinando Carlo di Gonzaga Nevers, ritennero essenziale la partecipazione di G. a questa missione, della quale - unica fonte - è stata stampata la sua relazione.
Nel periodo di guerra che aveva preceduto la resa della guarnigione francese in Casale agli assedianti sabaudo-imperiali (luglio 1695) e lo smantellamento delle fortificazioni, la popolazione era stata ridotta alla fame e aveva sofferto per le pesanti devastazioni in città e nei dintorni. Il Monferrato si oppose perciò con decisione all'obbligo di predisporre i quartieri invernali per l'esercito imperiale o di pagare un'indennità. Dalle fila dei dignitari fu scelto come inviato il "podestà Mora", con il compito di sostenere questa posizione alla corte di Vienna. G., che ottenne le istruzioni "dalla sovrana autorità" del duca "in Casale indi a viva voce replicate a Mantova" doveva tentare di ottenere l'esonero del Monferrato da qualsiasi obbligo di contribuzione.
Partito da Mantova il 2 sett. 1695, G. si recò a Innsbruck presso la duchessa di Lorena, Eleonora d'Austria, figlia dell'imperatore Ferdinando III e di Eleonora Gonzaga, cugina e presunta erede di Ferdinando Carlo, che non aveva figli. L'intervento di questa presso l'imperatore Leopoldo, suo fratellastro, non poteva non avere un peso particolare. Eleonora gli consegnò alcune lettere di raccomandazione scritte di proprio pugno indirizzate a Leopoldo e al presidente del Supremo Consiglio di guerra, conte Rüdiger von Starhemberg; incaricò inoltre il suo agente a Vienna, il presidente del tribunale C.F. de Canon, di dare la massima assistenza a Gabriele da Casale.
G. giunse a Vienna il 22 sett. 1695. Il primo colloquio con Leopoldo si rivelò favorevole: l'imperatore assicurò che avrebbe dato disposizioni al Supremo Consiglio di guerra affinché la conferenza che si occupava della ripartizione dei costi dei quartieri invernali tra gli Stati italiani esentasse il Monferrato.
Il presidente Canon e il conte Starhemberg gli garantirono il loro appoggio. Insieme con il ministro mantovano a Vienna, marchese Pietro Antonio Strozza, G. si recò dal vicecancelliere imperiale conte G. Windischgrätz che, inaspettatamente, si mostrò poco disponibile a fare concessioni, anche se dopo il colloquio divenne più conciliante.
Il vicepresidente della Camera di corte conte S.C. Breuner si rivelò invece decisamente ostile. Spaventato dall'atteggiamento di Windischgrätz e Breuner, G. chiese di nuovo udienza all'imperatore a Ebersdorf; suggerì di compiere un'ispezione generale a spese del suo paese e ottenne dall'imperatore la promessa di una riduzione delle imposte per l'acquartieramento invernale.
Dopo ripetuti rinvii, l'annunciata conferenza sugli Stati italiani ebbe luogo; G. ebbe l'opportunità di parlare, nel corso della seconda riunione, il 17 novembre. Alcuni giorni più tardi si giunse a un'intesa che limitava a cinque mesi il periodo per cui si dovevano pagare i costi di alloggiamento e si riduceva considerevolmente la tassa per il sostentamento mensile per uomo e per cavallo.
Ai rappresentanti di Toscana, Mantova, Modena e Parma furono rilasciati decreti imperiali nei quali era esposto il nuovo ordinamento, ma G. non ottenne né un decreto né il prospetto della ripartizione degli oneri elaborato da Breuner. I suoi tentativi di ottenere quei documenti portarono solo a una sempre maggiore confusione. P.G. Ederi, un gesuita bergamasco segretario dell'imperatore cui G. si rivolse per aiuto, ottenne da Leopoldo l'assicurazione che i costi di alloggiamento erano stati ridotti a un terzo di quanto era stato versato l'anno precedente; tuttavia neppure lui ricevette documenti ufficiali. Solo l'ultima udienza presso l'imperatore portò chiarezza. Leopoldo confermò quanto detto dall'Ederi; il decreto corrispondente, che G. avrebbe volentieri portato con sé come risultato manifesto della missione, fu invece inviato a Casale, dove giunse sicuramente prima dello stesso cappuccino.
Già il 24 novembre G. iniziò il viaggio di ritorno e il 17 dicembre giunse a Mantova, dove fu accolto dal duca; l'11 genn. 1696 era a Casale. Con la data del 12 gennaio redasse un chiaro resoconto per il duca Ferdinando Carlo, in cui descriveva le trattative di Innsbruck e Vienna (edito da Francesco Zaverio da S. Lorenzo della Costa, 1912, pp. 275-281). Il Senato di Casale espresse gratitudine al suo inviato con doni preziosi; offrì ai cappuccini della chiesa di S. Maria del Tempio un ostensorio d'argento che si trova raffigurato anche nel ritratto post mortem di G., oggi conservato nel convento dei cappuccini di Alessandria. L'iscrizione sotto il dipinto ricorda la missione di G. e lo celebra come guardiano (carica ricoperta più volte) ed eccellente predicatore.
G. morì nel 1706.
Fonti e Bibl.: Francesco Zaverio [Molfino] da S. Lorenzo della Costa, Un padre cappuccino ambasciatore a Vienna (1695-1696), in La Rassegna nazionale, 1° ag. 1907, pp. 434-441; Id., I cappuccini genovesi. Note biografiche, I, Genova 1912, pp. 274-282; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, II, t. II, Roma 1948, p. 478; Crescenzio da Cartosio, Frati minori cappuccini della provincia di Alessandria, Tortona 1957, II, pp. 171, 176 s.