DELLA VOLTA, Gabriele
Nacque nel 1468 probabilmente a Venezia, come indicherebbe il soprannome di "Venetus". Nulla si sa della sua infanzia e della sua giovinezza: secondo alcune fonti avrebbe preso i voti nell'Ordine degli agostiniani dopo i venticinque anni, ma secondo altre (Perini) sarebbe già stato magister theologus nel 1497, quindi a veritinove anni.
Si sa ben poco dei suoi primi anni nell'Ordine: una protesta del capitolo generale degli agostiniani di Perugia (1505) "de libera electione Procuratoris Generalis contra litteram protectoris" è firmata anche da un "Mag. Gabriel de Venetiis Diffinitor", che dovrebbe essere il D. a quell'epoca quindi definitore di una provincia, probabilmente quella Marchiae Tarvisinae, di cui era provinciale tre anni dopo al momento dell'emissione di alcune costituzioni.
Il D. si legò allora a Egidio da Viterbo, dal 1506 vicario generale degli agostiniani per volontà di Giulio II, e a partire dal 1514 divenne figura di un certo peso. Quando nel 1517 Egidio fu creato cardinale e designato quale legato in Spagna, il D. fu indicato quale nuova guida dell'Ordine, sembra su precise indicazioni del suo predecessore.
Il 3 genn. 1518 il D. fu designato da Leone X rettore e vicario generale dell'Ordine sino al successivo capitolo; sulla designazione pesò probabilmente anche l'amicizia del D. con Pietro Bembo. La decisione pontificia fu ratificata dal capitolo di Venezia (11 giugno 1519): il D. fu eletto priore generale degli agostiniani.
Il D. riprese le indicazioni di riforma dell'Ordine già date da Egidio nel capitolo di Napoli del 1507. Il capitolo veneziano provvide quindi a definire una minuziosa serie di regolamenti interni: sul culto, sulla confessione, sulla clausura, sulle elezioni interne, sul silenzio e il comportamento in convento, sugli studi, sulla cura degli infermi, sull'abito e persino sulla lunghezza della barba e dei capelli. Ribadì inoltre il divieto di accettare o sollecitare favori da autorità estranee, di trarre guadagni dalle proprie attività, di predicare senza il permesso del generale. Soprattutto stabilì che il priore generale doveva avere "plenariani facultatem". Per rendere operanti queste direttive il D. provvide al controllo delle varie congregazioni e province, inviò legati in Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo, predicatori nelle province più importanti.
Lo stretto controllo dell'Ordine sollecitato dal D. esprimeva una sua grande preoccupazione: la "cattiva influenza" di Lutero sui conventi tedeschi e il timore di un intervento papale, che potesse coinvolgere tutto l'Ordine. Già il 3 febbr. 1518 il D. era stato invitato dal papa a procedere all'ammonimento di Lutero, formalmente ancora appartenente all'Ordine, e a far pressioni affinché recedesse dal suo atteggiamento contro le indulgenze.
L'azione del D. contro Lutero non fu mai incisiva, anzi probabilmente non lo raggiunse neanche: il D. non uscì mai dall'Italia e si limitò a inviare lettere ai superiori di quello. Il 25 ag. 1518 scrisse a Hecker, provinciale di Sassonia, per persuaderlo del pericolo costituito dalle dispute di Lutero e conferirgli l'autorità di farlo incarcerare e di interdire qualsiasi luogo e scomunicare qualsiasi persona avesse a che fare con quella "dottrina". Avendo saputo che la sua lettera non aveva avuto seguito, il D. attese il capitolo veneziano per parlare con J. von Staupitz, diretto superiore di Lutero, ma questi non si presentò a Venezia. Il D. gli scrisse allora due volte, minacciandolo il 15 marzo 1520 di togliere alla sua congregazione ogni indulto, grazia, privilegio, esenzione, immunità. Senonché il 28 agosto dello stesso anno Staupitz lasciò la sua carica di vicario. Nel 1521 il D. tentò infine di raggiungere Lutero stesso con un messo, ma questi poté parlare soltanto con A. Carlostadio e F. Melantone: a questo punto finirono i tentativi del D., mentre proseguiva la crisi dell'Ordine in Germania.
Negli stessi anni il D. viaggiava continuamente per l'Italia per controllare i conventi più importanti, ma a partire dal 1521 si stabilì a Roma, forse in conseguenza della designazione di Egidio da Viterbo quale protettore degli agostiniani, e da lì cercò di fronteggiare i problemi dell'Ordine: mancanza di novizi, pericolo turco, crisi dei conventi francesi. Aveva progettato un capitolo per il 1523, ma la guerra lo costrinse a rinviarlo: il capitolo fu tenuto finalmente a Treviso nel 1526. Qui il D. ribatté i suoi temi favoriti: disciplina, comportamento, studi, ma dovette anche ammettere il proprio fallimento in Germania. Gli intervenuti tuttavia giustificarono i suoi insuccessi e lo confermarono nella sua carica. Furono prese alcune decisioni: obbligo per ogni convento di trovare entro due mesi due novizi, controllo più stretto del generale su tutti i conventi, preminenza dei convento romano all'interno dell'Ordine, istituzione di un nuovo convento a Treviso, divisione della provincia castigliana. Fu inoltre emanato un proclama per ribadire l'apporto agostiniano alla Chiesa e alla lotta contro Lutero e per ricordare che la Congregazione cui era appartenuto quest'ultimo era stata sottratta alla giurisdizione del generale sin dal 1497. Era inoltre decretata la proibizione di leggere e discutere le opere luterane.
Dal 1526 al 1532 il D. rimase a Venezia, quasi immemore del suo domicilio romano e della necessità "visitandi Ordinem": per questo motivo entrò in lite dal 1532 al 1534 con G. Seripando, futuro generale degli agostiniani. Nel frattempo non fu tenuto nessun capitolo sino al 1533, quando ebbe luogo il capitolo di Padova, di cui non abbiamo gli atti.
Degli ultimi anni del D. non si sa quasi niente: sembra si sia limitato a inculcare l'osservanza della legge scolastica, a reprimere gli abusi, a istituire nuovi centri di studio e abbia inviato nel 1535 due legati per la riforma dell'Ordine in Portogallo. Morì il 23 apr. 1537 in Roma.
Fu una figura di passaggio fra il generalato di Egidio da Viterbo e quello di Girolamo Seripando; probabilmente schiacciato dall'eredità del primo non seppe ben tenere "le briglie in mano" (Jedin) e fu scavalcato dgli avvenimenti del tempo: riforma luterana, scisma anglicano, avanzata turca.
Fonti e Bibl.: Analecta augustiniana, Romae 1921, pp. 12 s., 28-47, 232-63; H. Seripandi Diarium de vita sua 1513-1562, a cura di D. Gutiérrez, in Analecta augustiniana, XXVI (1963), pp. 6-193; Th. Herrera, Alphabetum augustinianum, Matriti 1644, pp. 302 s.; G. Lanteri, Eremi Sacrae Augustinianae ... I, Romae 1874, pp.296-304; A. Serana, Il sinodo agostin. del 1526 a Treviso, Venezia 1917; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, Roma 1921, pp. 233 s.; F.X.P. Duijnstee, Maarten Luther en ziin Orde, Leiden 1924, ad Indicem;D.A. Perini, Bibliografia augustiniana, II, Firenze 1931, pp.22 s.; H. Jedin, Girolamo Seripando. Sein Leben und Denken in Geisteskampf des 16. Jahrhunderts, I, Würzburg 1937, pp. 161-169; D. Gutiérrez, Los Augustinos desde el protestantismo hasta la restauración católica, Roma 1971, ad Ind.;C. Alonso, Politica filoimperial de G. D...., in Analecta Augustiniana, XI-V (1982), pp. 185-214.