GABRIELE di Battista
Non si hanno notizie sulla data di nascita, la formazione e la produzione giovanile di questo scultore, originario di Como, la cui prima indicazione nota risale al luglio del 1472, quando fece da testimone a un atto di compravendita sottoscritto a Palermo dallo scultore Giorgio da Sebenico.
È probabile che G. sia giunto in Sicilia nel sesto decennio del secolo insieme con il fratello Cristoforo da Como (la cui attività di costruttore è documentata a Palermo a partire dal 1473), che nel 1475 gli fece dono di una proprietà immobiliare nel quartiere dell'Albergaria, a risarcimento dei molti e vari servigi da questo compiuti (Di Marzo, II, 1884, pp. 2 s.).
Nel settembre 1477 G. fece testamento; dall'atto risulta essere titolare di una proprietà a Osteno, sul lago di Lugano, e avere quattro figli nominati eredi universali e affidati alla tutela della moglie Giovanna e di un parente di lei: Giovanni Battista (che prese i voti), Antonello (che professò il notariato), Paolo e Pietro Antonio (che divennero anch'essi scultori).
La produzione artistica di G. è documentata solo a partire dagli anni Ottanta. In precedenza lo scultore aveva però verosimilmente svolto un periodo di attività a contatto con Domenico Gaggini. Alla collaborazione tra i due artisti è stato, infatti, ricondotto il cosiddetto Panormus, scultura frammentaria oggi nell'atrio del palazzo senatorio di Palermo, parte di uno smembrato monumento pubblico dedicato al Genio fondatore della città (Kruft, 1972; 1976).
G. scolpì, probabilmente, il fregio inferiore del basamento del gruppo superstite, decorato con putti alati sostenenti sei medaglioni scolpiti nei quali sono raffigurate altrettante scene della vita di un'aquila, tratte dalla Naturalis historia di Plinio il Vecchio.
Il 4 maggio 1480 G. fu assunto quale responsabile di un terzo della costruzione della cappella dei Pescatori nella chiesa della Ss. Annunziata di Trapani (in supporto all'équipe di Bartolomeo di Giovanni e Antonio Prone), ma nello stesso giorno cedette la commissione ad Antonio di Pietro e Pietro da Bonate. Nel 1484 a Domenico Gaggini, "insimul cum eius socio", vennero pagati dodici capitelli con figure di Sibille per la chiesa palermitana della Ss. Annunziata (Di Marzo - Mauceri, 1903): è possibile che questa sia stata l'ultima occasione di collaborazione tra il Gaggini e Gabriele di Battista.
Si avvicinano alla maniera di G. due dei cinque capitelli superstiti ai bombardamenti del 1943 (in seguito ai quali si decise di demolire l'edificio), oggi conservati nel conservatorio "V. Bellini" di Palermo. La facciata della chiesa si deve a Gabriele da Como, costruttore documentato a Palermo dal 1481 e già confuso con G. (Kruft, 1976; Patera, 1980).
La più antica opera documentata di G. che si conserva è il fonte battesimale in marmo nella cattedrale di Santa Lucia del Mela. Come attesta l'atto di vendita del 20 ag. 1485, esso fu ordinato allo scultore da Federico de Vitale (insieme con una perduta acquasantiera) e, alla morte di questo, l'arcidiacono Giovanni Martino de Vitale, nell'ottobre del 1487, ne ultimò il pagamento. Il semplice apparato decorativo del fonte rivela la sostanziale appropriazione da parte di G. di soluzioni formali appartenenti al repertorio gagginiano.
Prodotto di collaborazione tra G. e Antonio Prone, forse con l'intervento di Pietro da Bonate (Abbate, 1991), è l'acquasantiera eseguita per la cappella dei Marinai nella chiesa della Ss. Annunziata di Trapani (Trapani, Museo regionale Pepoli), recante la data 1486.
La massima parte dell'impresa si deve tuttavia a G., che il 16 marzo 1491 ricevette anche la quota del pagamento in origine riservata ad Antonio, deceduto prima di portare a termine il lavoro.
L'elaborato complesso plastico trapanese costituisce un'esplicita derivazione dall'acquasantiera realizzata tra il 1464 e il 1469 da Pietro da Bonate e collaboratori (tra i quali è stato riconosciuto lo stesso G.: Accascina, 1970) per la cattedrale di Palermo. L'insieme è costituito da una vasca scolpita sovrastata da un doppio ordine di rilievi addossati alla parete: nel rilievo inferiore è raffigurato il Vascello, emblema della comunità dei marinai di Trapani; e nel secondo, il Battesimo di Cristo. A coronamento del complesso è posto un cupolino ornato da figure di cherubini e sormontato da una piccola statua di Angelo annunziante.
Negli statuti del Privilegium marmorariis et fabricatoribus, redatto il 18 sett. 1487, il nome di G. compare tra i dieci fondatori della maestranza dei marmorari di Palermo dopo Domenico Gaggini e Pietro da Bonate, a riprova dell'affermazione professionale ormai saldamente da lui conseguita in ambito locale.
Nel 1488 ebbe inizio la collaborazione di G. con Andrea Mancino, inaugurata con la fornitura di colonne per il palazzo Abbatellis di Palermo e documentata fino al febbraio del 1491, quando i due scultori attesero a un incarico analogo per il palazzo Aiutamicristo. Il sodalizio dei due artisti fu tuttavia certamente più complesso ed esteso nel tempo di quanto non indichino i documenti pervenuti.
All'attività di entrambi si attribuisce una Madonna con Bambino conservata nella cattedrale di Nicosia, dove nel 1489 avevano inviato colonne e capitelli (Meli, 1958; 1959); una Madonna con Bambino nel duomo di Taormina; il portale maggiore della cattedrale di Santa Lucia del Mela (attribuito al solo G. da Accascina, 1966), esemplato sul portale del fianco destro della chiesa madre di Mistretta (1494) e sormontato da una lunetta con figure a mezzo busto della Vergine tra le ss. Agata e Lucia (Kruft, 1976).
Nel giugno del 1490, rinunciando all'incarico da lui assunto in precedenza, G. assegnò a Bernardo Vivilacqua alcuni lavori per la chiesa palermitana di S. Maria della Vittoria; il 4 agosto dello stesso anno la Confraternita dell'Annunziata di Palermo gli diede l'incarico di scolpire una Madonna, oggi perduta. Subito dopo, il 13 agosto, gli fu commissionata, in collaborazione con Jacopo di Benedetto, da Paolo Zuffato da Marsala una Madonna con Bambino su basamento decorato con la Natività. Tale opera è stata identificata con la Madonna del Soccorso nel duomo di Marsala, già in S. Maria della Grotta (ibid.).
Alla collaborazione tra G. e Iacopo di Benedetto si attribuisce inoltre la Madonna del Soccorso nella chiesa di S. Maria dell'Aiuto a San Marco d'Alunzio (nell'odierna prov. di Messina) con stemma della famiglia Filangieri, in cui l'intervento di G. va riconosciuto nel rilievo sul basamento con la Natività e nella figura del fanciullo ai piedi della Vergine (ibid.).
Il 5 ott. 1492, poco prima di morire, Cristoforo da Como affidò la procura generale dei suoi beni e crediti al fratello G. che la trasferì, poco dopo (17 novembre), al figlio Antonio; e G. per provvedere alle esequie di Cristoforo fece ricorso a un prestito.
Al 1497 risale l'attestato di pagamento per le statue di Maria ed Elisabetta nella chiesa di S. Giovanni Battista a Erice.
Le due figure, raro esempio di scultura eseguita autonomamente da G., appaiono come il risultato di un'attenta emulazione delle soluzioni formali più tarde di Francesco Laurana la cui influenza costituirà motivo costante della sua produzione matura.
Ancora nel 1497 G. lavorò con Giovanni Domenico de Pellegrino a un tabernacolo del Sacramento (perduto), destinato a Nicosia, ma poi confiscato dalle autorità di Palermo che ne imposero la collocazione nella chiesa di S. Niccolò d'Albergaria. Perduto è anche il fonte battesimale eseguito, nello stesso anno, per una chiesa di Licata. Ancora con Giovanni Domenico de Pellegrino scolpì nel 1500 una Madonna per la chiesa madre di Mirto.
L'opera di più ampio respiro realizzata da G. è costituita dalle Storie di s. Cristina scolpite per il sottarco dell'anticappella dedicata alla santa nella cattedrale di Palermo. Ultimato nel 1502, esso rappresenta un raro caso di ciclo scultoreo a carattere narrativo eseguito in Sicilia tra XV e XVI secolo.
In seguito alla demolizione della cappella nel XVIII secolo, del complesso originario costituto da undici formelle, ne sopravvivono otto integre e due frammenti (Palermo, Museo diocesano) che rappresentano, forse, la leggenda di s. Cristina secondo la versione della Legenda aurea di Jacopo da Varazze (Kruft, 1972).
Intensa fu l'attività di G. anche negli ultimi anni della vita, tra il 1503 e il 1504.
Al 1503 risalgono una statua di S. Lucia con storie della santa sul basamento per la chiesa della Ss. Trinità di Palermo (andata perduta) e la Madonna della Catena nella chiesa di S. Maria del Gesù a Siracusa, eseguita in collaborazione con Giovanni Domenico de Pellegrino e modellata, secondo contratto, sulle forme e le dimensioni della venerata Madonna nella Ss. Annunziata di Trapani (opera toscana del sec. XIV attribuita alla cerchia di Nino Pisano). Nel 1504, ancora con Domenico de Pellegrino e con Jacopo di Benedetto, G. lavorò a un arco in marmo (perduto) nella chiesa di S. Francesco a Ciminna, del quale, con ogni probabilità, scolpì i rilievi con i Miracoli di Maria Vergine. A quest'ultimo periodo di attività risale probabilmente anche una Madonna con Bambino conservata nella chiesa di S. Lucia, sempre a Ciminna (Meli, 1964; Kruft, 1976).
Nel 1504 Iacobella, figlia di G., risulta essere sposata con lo scultore carrarese Giuliano Mancino. Un anno dopo, il 13 marzo 1505, G. morì a Palermo.
Da un accordo finanziario stilato dai figli Paolo e Pietro Antonio alcune settimane dopo la morte del padre risulta che G. aveva effettuato dei lavori in marmo per la cappella Aiutamicristo nella chiesa palermitana di S. Domenico.
Fonti e Bibl.: G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI, I, Palermo 1883, pp. 49-53; II, ibid. 1884, pp. 2-6, 9-12; F. Lionti, Statuti inediti delle maestranze della città di Palermo, in Documenti per servire alla storia di Sicilia, III (1883), pp. 1-5; G. Di Marzo, La pittura in Palermo nel Rinascimento. Storia e documenti, Palermo 1899, pp. 125, 216 s.; G. Di Marzo - E. Mauceri, L'opera di Domenico Gagini in Sicilia, in L'Arte, VI (1903), pp. 151 s.; E. Mauceri, Nuovi documenti intorno a Domenico Gagini e ad altri scultori del suo tempo, in Rassegna bibliografica dell'arte italiana, VI (1903), p. 172; M. Accascina, Di Giuliano Mancino e di altri carraresi a Palermo, in Bollettino d'arte, XLIV (1959), pp. 324-326; Id., Sculptores habitatores Panormi. Contributo alla conoscenza della scultura in Sicilia nella seconda metà del Quattrocento, in Rivista dell'Istituto nazionale d'archeologia e storia dell'arte, XVII (1959), pp. 294-297; F. Meli, Matteo Carnilivari e l'architettura del Quattro e Cinquecento in Palermo, Roma 1958, pp. 86 s., 265 s., 273 s.; Id., Costruttori e lapicidi del Lario e del Ceresio nella seconda metà del Quattrocento in Palermo, in Arte e artisti dei laghi lombardi, I, Como 1959, pp. 216-219, 223-225, 231-241; Id., La "Madonna della Catena" della chiesa di S. Maria di Gesù a Siracusa, in Archivio storico siracusano, X (1964), pp. 153-155; M. Accascina, Indagine sul primo Rinascimento a Messina e provincia, in Scritti in onore di Salvatore Caronia, Palermo 1966, pp. 17 s.; Id., Inediti di scultura del Rinascimento in Sicilia, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XIV (1970), pp. 297-322; H.W. Kruft, Die Madonna von Trapani und ihre Kopien, ibid., pp. 276 s.; Id., Domenico Gagini und seine Werkstatt, München 1972, pp. 30-33, 247 s., 260 s.; F. Negri Arnoldi, Revisione di Domenico Gagini, in Bollettino d'arte, LIX (1974), pp. 24 s.; H.W. Kruft, G. di B., alias da Como: problemi sull'identità e le opere di uno scultore del Rinascimento in Sicilia, in Antichità viva, XV (1976), 6, pp. 18-38; B. Patera, Francesco Laurana e la cultura lauranesca in Sicilia, in I Congresso nazionale di storia dell'arte, Roma 1980, p. 228 n. 57; Id., Marmorari e "muraturi" nel Privilegium del 1487, in I mestieri. Organizzazione, tecniche, linguaggi. Atti del II Convegno internaz. di studi antropologici siciliani, Palermo 1980, p. 222; D. Bernini, Architettura e scultura del Quattrocento, in Storia della Sicilia, V, Napoli 1981, pp. 252 s.; V. Abbate, Il Museo e le sue collezioni, in Museo Pepoli, Palermo 1991, pp. 21 s.; M.C. Gulisano, Di Battista G., in Dizionario degli artisti siciliani. Scultura, III, Palermo 1994, pp. 98 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 19.