GABRIELLI, Gabriele
Nacque a Fano nel 1445 da Andrea, del ramo di Fano di una nobile famiglia di origine eugubina, e da Diana Lilj. Dei suoi anni giovanili si conoscono i rapporti di stima e di amicizia con Lorenzo de' Medici e si ha notizia della sua laurea in utroque iure. Sappiamo anche che fu iscritto al Nobile Consiglio della sua città, di cui, sul chiudersi del 1486, ricoprì l'alta carica di gonfaloniere.
Fattosi sacerdote e recatosi a Roma, entrò nella carriera curiale: sotto Innocenzo VIII ricoprì nel 1490 la carica di magister utriusque registri; con Alessandro VI fu abbreviator nel 1498 e in ultimo protonotario apostolico. Nel 1501 fu eletto priore dell'abbazia di S. Barnaba nella diocesi di Faenza. Fu poi in Francia al servizio del cardinale Giuliano Della Rovere, il quale si trovava in esilio volontario a causa dei contrasti col pontefice. Il G. rientrò nel 1501 per amministrare le rendite del cardinale in Roma e curarne gli affari.
Quando Giuliano Della Rovere divenne papa il 1° nov. 1503 con il nome di Giulio II, il G. rivestì subito un ruolo di primo piano, come familiare e consigliere, nei gravi problemi politici che il pontefice dovette subito affrontare: in primo luogo allontanare con urgenza i Veneziani dalla Romagna, dopo la dissoluzione del dominio di Cesare Borgia, e riaffermare la sovranità della Chiesa nei territori ancora non assoggettati a Venezia. Inviato dal papa, il 27 nov. 1503, il G. svolse trattative col Borgia, che da alcuni giorni si era trasferito da Roma a Ostia: qui il duca intendeva assicurarsi un salvacondotto dai Fiorentini e, al comando di truppe pagate col loro denaro, difendere i domini in Romagna. La posizione del Borgia in quella regione era andata peggiorando: il 18 novembre Faenza si era arresa ai Veneziani e il 29 Fano si era sbarazzata del suo governo. Gli unici punti di forza rimasti erano le fortezze di Cesena, Forlì e Bertinoro. Ma Giulio II, temendo che anche queste ultime potessero essere conquistate dai Veneziani, inviò il G. (insieme con il card. M. Romolino) a Ostia per chiedere al Borgia di cedere le fortezze ancora in suo possesso.
Il 27 marzo 1504 Giulio II ricompensò il G. per i suoi servigi assegnandogli la sede episcopale di Urbino e i benefici delle abbazie di S. Salvatore di Perugia, di Monte Scalari nella diocesi di Fiesole e di S. Leonardo in quella di Fermo.
Il 26 marzo 1505 l'ambasciatore veneto, comunicando il richiamo del nunzio A. Leonini da Venezia, indicò al Senato della Serenissima come probabile l'invio del G., favorevole alla Repubblica: anche se questa circostanza non si verificò, tale previsione ne confermò l'importanza diplomatica.
Sulla sua attività di vescovo di Urbino le notizie sono molto scarse e relative soltanto al ruolo svolto nella fondazione della Compagnia dell'Oratorio della Grotta.
Agli inizi del Cinquecento in molte città dell'area umbra si erano formate associazioni di assistenza per i poveri. A Urbino la prima Compagnia, fondata dal padre G. Recalchi, raccolse un così grande numero di confratelli che pochi anni dopo il patrizio G. Staccoli ottenne dal duca Guidubaldo I da Montefeltro alcune stanze dei sotterranei del duomo per le congregazioni. Il possesso del luogo, che venne chiamato Oratorio della Grotta, fu confermato il 7 giugno 1505 dal G. (Ligi, pp. 304 s.). Durante il suo episcopato, il G. appoggiò con successo presso Giulio II la domanda del duca di Urbino di insediare in città un tribunale della Rota, con facoltà di amministrare la giustizia civile e penale, concessione accordata nel marzo 1507.
Il G. fu creato cardinale diacono il 17 dic. 1505 con il titolo di S. Agata. Il 26 ag. 1506, insieme con un buon numero di cavalieri e di soldati, partecipò alla spedizione di Giulio II contro Perugia, dove governavano i Baglioni, e contro Bologna, che era sotto la signoria di G. Bentivoglio. Quando il 25 settembre il corteo giunse a Urbino, fu il G. a ricevere in gran pompa il pontefice e ad accompagnarlo al duomo; il 10 novembre fu poi tra i cardinali del corteo papale che entrò trionfalmente a Bologna e fu nominato legato in Umbria.
L'11 sett. 1507, morto il card. A. Pallavicino, il G. passò all'ordine presbiteriale e al titolo di S. Prassede. Il conferimento di questo titolo è all'origine dell'errore di A. Chacón (seguito da tutti i successivi biografi del G.), che indica nel G. il legato papale nell'incontro di Savona del giugno-luglio 1507 tra il re di Francia Luigi XII e il re spagnolo Ferdinando per dar vita alla Lega di Cambrai contro Venezia. In verità il rappresentante papale fu l'ancor vivente card. Pallavicino.
Il 1° maggio 1508 il G. officiò nella cattedrale di Urbino le esequie solenni del duca Guidubaldo I, col quale si estingueva la famiglia dei Montefeltro. Subito dopo, per il clima inadatto alla sua salute, rinunziò alla legazione umbra, lasciò anche Urbino e risiedette stabilmente a Roma; il 25 ott. 1510 inviò da Perugia una lettera al capitolo della cattedrale d'Urbino, nominando suo vicario generale A. Pieraccini. Di questo ultimo periodo della vita del G. le biografie ricordano solo la sua offerta al pontefice del denaro guadagnato con le propine delle sentenze emesse durante il suo ministero.
Rilevante fu il ruolo che il G. svolse come intermediario tra Giulio II e il mondo degli umanisti, come testimoniano cinque lettere di Pietro Bembo a lui indirizzate. Con Bembo e il padre di questo, Bernardo, il G. era in rapporto già da tempo, anche grazie al suo parente Angelo Gabriel, intimo amico del letterato. Per mezzo del G., il Bembo trasmise a Giulio II le aspettative del mondo umanistico e cercò in tal modo di avvicinarlo. Il Bembo si era recato alla corte di Urbino mirando certamente a Roma, dove spesso si recava a visitare i suoi amici (il Sadoleto, il Porcio, l'Inghirami e lo stesso Gabrielli). La corte d'Urbino ospitava allora molti esuli d'eccezione; sono i personaggi che conversano nel Cortegiano di B. Castiglione: il gruppo mediceo, Giuliano col fido Bernardo Dovizi da Bibbiena, i due genovesi Ottaviano e Federico Fregoso, il veronese Ludovico da Canossa, i due mantovani Cesare Gonzaga e il Castiglione stesso. Certamente il G., vescovo d'Urbino, fu in contatto con tutti questi personaggi.
Morì nella notte tra il 5 e il 6 nov. 1511 a Roma. Fu inumato nella sua chiesa di S. Prassede.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vaticano, Reg. Lat. 1129, c. 351; I. Burchardus, Liber notarum…, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXXII, 1, t. I, pp. 302, 438; t. II, pp. 109, 149, 442, 498-500; P. Grassi, Diarium Curiae Romanae, in Le due spedizioni militari di Giulio II…, a cura di L. Frati, Bologna 1886, pp. 5, 22, 43, 51, 53, 93, 109, 123; Epistolario di B. Dovizi da Bibbiena, a cura di G.L. Moncallero, I, (1490-1513), Firenze 1955, pp. 265, 272, 335; N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, II (legazione a Giulio II, lettera del 27 nov. 1503 al Consiglio dei dieci di Firenze); Dispacci di Antonio Giustinian, ambasciatore veneto in Roma dal 1502 al 1505, a cura di P. Villari, Firenze 1886, II, pp. 285, 369; III, pp. 50, 432, 469; M. Sanuto, I diarii, VII, Venezia 1882, pp. 76, 82, 88, 164; P. Bembo, Lettere, ed. critica a cura di E. Travi, I, (1492-1507), Bologna 1987, ad ind. (ma lettera 26, p. 23, da ridatare 1504); A. Chacón (Ciaconius), Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium, a cura di A. Oldoini, III, Romae 1677, coll. 260 s.; A. Lubin, Abbatiarum Italiae brevis notitia, Romae 1693, p. 135; G. Palazzi, Fasti cardinalium omnium Sanctae Romanae Ecclesiae…, II, Romae 1703, coll. 536 s.; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, Venetiis 1717, II, coll. 796-798; G.J. Eggs, Supplementum novum purpurae doctae…, Augustae Vindelicorum 1729, pp. 255 s.; P.M. Amiani, Memorie storiche della città di Fano, II, Fano 1751, p. 94; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali della S. Romana Chiesa, III, Roma 1793, pp. 321 s.; L.H. Cottineau, Répertoire topo-bibliographique des abbayes et prieurés, Mâcon 1935, coll. 1125, 1926; B. Ligi, Memorie ecclesiastiche di Urbino, I, Urbino 1938, p. 305; Id., I vescovi e arcivescovi di Urbino: notizie storiche, Urbino 1953, pp. 126-128; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, pp. 673, 685, 873; Dict. d'hist. et de géogr. eccl., XIX, coll. 585 s.; G. von Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, pp. 11, 323.